Condividi su facebook
Condividi su twitter
Incontro che si svolgerà domani presso la sala Gramsci della Biblioteca comunale di Marsciano, in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, anche attraverso il ricordo dell'omicidio di Barbara Cicioni
barbara-cicioni

Istituita dall’Onu nel 1999, è solo da qualche anno che anche in Italia la Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne ha preso piede attraverso con tante iniziative di carattere politico e culturale organizzate da associazioni e istituzioni.
Anche il Comune di Marsciano, come già da alcuni anni, darà vita, giovedì 25 novembre ad un momento di riflessione su un tema ancora troppo attuale.
Pensando a Barbara… e alle altre” è il titolo dell’incontro che si svolgerà a partire dalle 17 presso la sala Gramsci della Biblioteca comunale.
Iniziativa che, come si evince dal titolo, vuole onorare questa giornata anche attraverso il ricordo del tragico episodio di violenza sulle donne che ha riguardato proprio la realtà marscianese: l’omicidio, il 24 maggio 2007, di Barbara Cicioni incinta di 8 mesi.
L’incontro è stato organizzato, oltre che dal Comune di Marsciano, dall’Associazione Makeba di Marsciano e dalla RAV, Rete delle donne AntiViolenza, una onlus costituitasi a Perugia nel 2009.
Si confronteranno sul tema della violenza verso le donne Alfio Todini, Sindaco di Marsciano, Roberta Baciarelli, Consigliere comunale con delega alle Pari Opportunità, Lorena Mastrini, della usl n.2 e anch’essa Consigliere comunale, i rappresentanti delle due associazioni Makeba e RAV.

Nel corso dell’incontro verranno anche illustrati i dati più recenti relativi ai crimini di violenza contro le donne nel mondo, in Italia e soprattutto in Umbria.
Anche nella nostra regione – afferma Roberta Baciarelli – dobbiamo registrare un sensibile aumento, in questi ultimi anni, degli episodi di violenza contro le donne.
Per quanto riguarda poi la percentuale di uccisioni di donne, rileviamo purtroppo in Umbria un dato superiore alla media nazionale.
Si tratta di una situazione allarmante che deve richiamare la politica e la società civile ad una attenta riflessione per contrastare un fenomeno che ha forti radici culturali e che si manifesta non solo attraverso la violenza fisica ma anche attraverso comportamenti invasivi, in ambito sociale, affettivo e lavorativo, ad esempio lo stalking e il mobbing, che determinano nelle vittime, per lo più femminili, un forte disagio psicologico”. 

Significativo che dal 2000 ad oggi nel territorio di Terni sono stati 175 i casi di violenza sulle donne accertati con procedimenti formali, mentre i maltrattamenti 498. Si tratta di alcuni dei dati, esposti dal magistrato Elisabetta Massini .
Per quanto riguarda Telefono Donna dal 2006 al 2009 si sono svolti a Terni 1092 colloqui di sostegno psicologico con 192 consulenze legali.
La Consigliera di Parita’ ha parlato di 7 denunce a piede libero nell’ultimo periodo, 6 misure di allontanamento e 1 ammonimento.
La violenza, e’ stato detto, si manifesta per lo piu’ in ambito familiare e in varie forme contemporaneamente, fisica, psicologica, economica, sessuale e stalking. Le donne che la subiscono appartengono ad ogni classe sociale ed ad ogni fascia di eta’ ed hanno difficolta’ a denunciare le violenze.
A volte per vergogna, perche’ le umiliazioni vissute e la paura che la violenza si ripeta annientano l’autonomia e l’autostima, oppure per timore del giudizio sociale, perche’ ancora agisce una sorta di legittimazione della violenza sulle donne, soprattutto quella domestica, circondata da omerta’, silenzio e luoghi comuni, che non aiutano le donne a costruire per se’ e per i figli, spesso minori, risposte a gravi situazioni.
La durata della violenza subita quando le donne si rivolgono al Telefono e’ in media intorno a 6-7 anni e spesso le donne raccontano di subire molti tipi di maltrattamenti nonche’ abbandono economico, privazione e controllo del salario, impedimento a cercare un lavoro o a mantenerlo fino a rapporti sessuali subiti con la forza, richieste di rapporti sessuali umilianti, stupri.
L’occasione dell’incontro marscianese, anche dopo la recentissima uccisione di una donna da parte del suo persecutore, già condannato per il suo tentato omicidio a (soli) otto anni ed uscito di galera – agli arresti domiciliari – solo dopo cinque mesi, si presterà a considerazioni amare sulle garanzie di incolumità delle donne, ma anche di tutti, di fronte al ripetersi di episodi di violenza fisica e sulle garanzie che l’ordinamento italiano offre per impedire che colui il quale ha messo “le mani addosso” ad un’altra persona possa uscire dal carcere prima che si abbia la certezza che non compirà più quel gesto.

La Costituzione italiana tiene nella massima considerazione lo scopo rieducativo del carcere e se questo effettivamente raggiunge il risultato, con i rei sinceramente pentiti, non c’è nulla da obiettare, altrimenti sarebbe solo desiderio di vendetta.
Ma le concrete valutazioni dei giudici che dispongono la liberazione, piena o con limitazioni che il più delle volte si rivelano essere puramente teoriche, ovvero comminano condanne per periodi “troppo” brevi, sono fatte da essere umani che spesso confondono la semplice buona condotta con il ravvedimento, dando così un premio a comportamenti che, fuori dal carcere, non hanno per nessuno alcuna valenza giuridica e neppure possono consentire di affermare con certezza che una persona “sempre buona e gentile” non abbia in sé il germe della violenza che scatta in determinate circostanze.
Forse anche in tema di violenze fisiche attuali o minacciate bisognerebbe tener conto del detto per cui “il medico (o giudice) pietoso rende la piaga purulenta”.

condividi su:

Condividi su facebook
Condividi su twitter