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Calo dei passeggeri nel 2010 e dimezzamento prossimo del contributo dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, promettono di far schizzare il disavanzo annuo di gestione dello scalo perugino dagli 860 mila euro anno a cifre almeno doppie, in attesa di una fantomatica triplicazione del traffico a 320/350 mila passeggeri/anno
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Diversità totale di vedute e prospettive sul futuro dell’aeroporto di S.Egidio sono emerse nelle ultime ore nell’ambito della stessa maggioranza regionale.
Durante l’audizione in seconda Commissione consiliare, il presidente della Sase, la società che gestisce lo scalo, Mario Fagotti, invitato dal presidente Gianfranco Chiacchieroni (PD) nell’ambito degli incontri sui risvolti della crisi economica in Umbria, ha affermato che la struttura “ gode di buona salute, ma potrebbe star meglio.
E’ una struttura fondamentale per il nostro territorio in tutte le sue espressioni. Grazie alle risorse investite e a quelle che si stanno investendo, sarà uno strumento importantissimo per lo sviluppo dell’Umbria”.
Una buona salute anche se lo stesso presidente ha dovuto ammettere che, nel 2009 per l’infrastruttura aeroportuale perugina sono passati 124 mila passeggeri, nel 2010, invece, i passeggeri saranno 115 mila.
Per arrivare ad un pareggio di bilancio (ad oggi lo sbilancio è 860 mila euro) sarebbero necessari 320 mila
passeggeri, un obiettivo, secondo Fagotti, realmente raggiungibile se verranno messe in atto operazioni promozionali mirate sul territorio

Ma l’analisi di Paolo Brutti, consigliere e segretario regionale dell’Italia dei Valori,  per il quale è “più preoccupante la situazione dell’aeroporto, al momento sostenuto da 250 mila euro della Regione e da 1 milione e 650 mila euro erogato ogni anno dalla Fondazione Cassa di Risparmio.
Col dimezzamento annunciato di quest’ultimo contributo la situazione si complica enormemente.
Per sostenere i costi della struttura gli attuali passeggeri dovrebbero salire dagli attuali 125 mila ai 350 mila, quindi recuperati 3 milioni e mezzo di euro l’anno. Obiettivi oggettivamente irraggiungibili”.
Triplicare il movimento passeggeri sarebbe, secondo Fagotti, possibile con “la nascita di un tour operator a livello regionale che possa occuparsi dello sviluppo dei voli, confezioni pacchetti promozionali dell’Umbria, insieme alle istituzioni promuova il territorio dando al passeggero l’opportunità di usufruire di questi pacchetti”.
Fagotti non ha mancato poi di sottolineare l’importanza della “intermodalità con l’alta velocità ferroviaria. Il traffico aereo – ha aggiunto – se non è interconnesso alla strade e alle ferrovie rimarrà una situazione zoppa. L’intermodalità rappresenta la base di sviluppo di ogni tipo di traffico”.
Sta di fatto che per un po’ la Regione e gli umbri dovranno sobbarcarsi un bel peso fin quando Sant’Egidio non sarà in grado di volare con le sue ali.
Lo si evince dall’intervento di Orfeo Goracci (Prc-Fed.Sin.) che ha rimarcato che “per le prospettive di sviluppo dell’Umbria va salvaguardata questa struttura” e che “se la Regione sarà chiamata ad intervenire con ulteriori risorse, certamente non saranno buttate”. Sulla stessa lunghezza d’onda Gianluca Cirignoni (Lega Nord),  Massimo Monni (PdL), Andrea Smacchi (PD).

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