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Il monumento diventa il "testimonial" della campagna per la prevenzione del tumore al seno
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La Fontana Maggiore, uno dei monumenti simbolo di Perugia, insieme all’ingresso dell’ospedade Santa Maria della Misericordia si illumineranno di rosa, colore simbolo della lotta contro il tumore al seno.
È una delle iniziative ella 17/a campagna «Nastro rosa», promossa dalla Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori).
Iniziativa dedicata proprio alla prevenzione del tumore al seno e che vede la presidente della Regione, Catiuscia Marini, in prima linea come testimonial in Umbria. Il tumore alla mammella è una malattia sociale, 42 mila donne all’anno ne vengono colpite.

La campagna vede il coinvolgimento della Regione dell’Umbria, della Provincia e del Comune di Perugia, dell’Università del capoluogo umbro, dell’Azienda ospedaliera di Perugia e delle farmacie comunali Afas, per una serie di iniziative che vogliono sensibilizzare le donne umbre nella lotta a questa grave patologia neoplastica.
Durante il mese di ottobre, in particolare, presso le farmacie comunali Afas sarà possibile prenotare visite senologiche gratuite assicurate dai medici volontari Lilt.
Il programma prevede inoltre la distribuzione di materiale informativo e corsi di aggiornamento per medici ed infermieri sulle unità di senologia.

«Questa campagna – ha detto la Marini – è frutto dell’iniziativa di volontariato di professionisti, medici e altri operatori sanitari, che mettono le loro competenze e la loro professionalità al servizio dell’iniziativa, svolgendo attività di visita, di prevenzione e di informazione. A loro va il ringraziamento delle istituzioni, che hanno la responsabilità dell’organizzazione dei programmi sanitari e della loro attuazione sul territorio».
«Quella del tumore al seno – ha detto ancora la presidente umbra – è una battaglia che si può vincere grazie alla prevenzione e alle tecnologie più avanzate di cui le nostre strutture sanitarie sono dotate.
È importante che accanto al lavoro preziosissimo della ricerca scientifica, dell’applicazione medica, dell’uso delle tecnologie, ci sia un quello di prevenzione e di informazione, per una malattia che per molti anni ha rappresentato anche una mutilazione fortissima del corpo delle donne.
Quindi dobbiamo continuare a mantenere alta la sensibilizzazione della popolazione, e delle donne in particolare, verso l’adesione allo screening».

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