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22 settembre 2010
Il profitto di un museo è il servizio che rende alla collettività”  (A. Paolucci)

Non intendo affrontare l’aspetto squisitamente economico nel rispondere al consigliere del Pd Dott.ssa Perni, (vedi sotto:n.d.r) anche se “dare numeri” senza termini di paragone non mi sembra del tutto statistico.
Io non conosco questi dati, ma senza citare l’illogico confronto con la Pinacoteca Comunale, mi chiedo, rivolgendo la mia analisi alla popolosa Perugia, se conosce e può fornire i dati relativi agli ingressi al Cassero di Porta S. Angelo, al famoso Ipogeo dei Volumni, “rischio” oltre, il Museo Archeologico Statale dell’Umbria. Seguendo il consiglio del consigliere Perni, molte strutture espositive permanenti  verrebbero prontamente chiuse per ben più remunerativi McDonald’s, Foot Locker o simili.
Vorrei invece esprimere il mio parere da un altro punto di vista, che è quello che nasce dalla mia formazione culturale. 
È vero, “la cultura viene considerata poco o niente”.
Ma cos’è per il consigliere la “cultura”? Deve forse essere un’impresa che deve dare subito, (addirittura “Un anno è un lasso di tempo altamente significativo”), “dei risultati?” Cioè un guadagno immediato? Su questa strada sembra quasi che per il consigliere Perni anche la scuola, in genere, dato che non presenta un reddito, un utile subito quantificabile, sia inutile!
È questo il concetto da cui mi dissocio completamente. Sicuramente il consigliere sa che, ad esempio, i musei americani, la patria del libero commercio, si reggono su un finanziamento misto, pubblico-privato, con il ruolo fondamentale del così detto “privato-mecenate”, a modi quasi cinquecenteschi. Saranno completamente impazziti negli Usa per la cultura?
Nel 2008 il Louvre ha raggiunto un buon grado di indipendenza finanziaria. Infatti, “solo” il 47 per cento della spesa è stata coperta da contributi pubblici; ciò significa che persino il Louvre ha bisogno di contributi pubblici, la metà delle spese.
E qui a Todi come possiamo noi sognare un museo gestito come un’azienda?
“L’idea di un privato che gestisce i musei guadagnandoci è un’illusione pericolosa” J. Settis, Il Manifesto. Anche perché se il privato da solo o in cooperativa vuole guadagnare a tutti i costi con i musei, i primi a rimetterci non sono i visitatori, non certo i soci, ma proprio gli operatori museali di più basso livello, a cui si applicano per anni contratti “a progetto” o “a prestazione occasionale” al limite della legalità, tema che, dovrebbe esserle caro, ma non ho letto mai un suo intervento su ciò.
Ultimo esempio, citando direttamente l’ex Soprintendente speciale per il Polo Museale Fiorentino A. Paolucci, dal Sole24Ore: “Il polo museale fiorentino vuol dire una ventina di realtà diverse visitate, ogni anno, da cinque milioni di persone (…) un’entrata annuale valutabile in circa 17 milioni di euro. Il personale in servizio (…) costa 37 milioni ed è a carico dello Stato.
Se così non fosse l’Azienda museale Firenze fallirebbe prima ancora di cominciare”. Quindi il Polo museale fiorentino, con i 5 milioni di visitatori, senza l’aiuto totale dello Stato, non reggerebbe nemmeno un anno!
Che fare dunque? La strada per essere veramente “Polo Museale delle Lucrezie” è lunga da compiere, ma questo complesso potrebbe essere il motore trainante di tutta una zona, Nidola, che da decenni, se non per la cura degli abitanti del posto, era in completo abbandono.
Precedentemente, solo il turista che prenotava una visita guidata al Parco Culturale poteva visitare lo stupendo chiostro (e se vuole anche qui potremmo parlare di legalità e della differenza tra una guida turistica autorizzata e una guida degli spazi museali interni, ma non divaghiamo).
Credo che sia molto più democratico e valorizzante tenerlo aperto a tutti e gratuitamente e ciò è possibile grazie all’apertura del Lapidario.
Scrivere “il Lapidario non attira turisti. Non ha rivitalizzato un luogo stupendo come l’ex monastero delle Lucrezie” è una falsità.
A tal proposito “tutt’ora mi mordo le mani”, perché solo il 15 di Agosto e non prima si decise di mettere “il registro degli ospiti”, oltre che all’interno del Lapidario, anche all’ingresso del chiostro. Ora devo scrivere senza prove  che il rapporto visitatori Lapidario / visitatori Chiostro è di 1:5 e che dunque quella cifretta, a cui è molto legata, di 1500, sarebbe da moltiplicare per cinque; ovviamente poi però, non facendo profitto, il consigliere quei visitatori neanche li considera turisti!
Per quanto riguarda la mancata crescita di “Todi né dal punto di vista turistico” né “culturale”, non si possono certo addossare le colpe al Museo Lapidario, ma al fatto che manca una sinergia nel sistema turistico locale. Ad Orvieto esiste la “Carta Orvieto Unica”, sicuramente non facente capo ad una sola cooperativa, quasi come le tanto odiate multinazionali, ma da diversi soggetti che collaborano per il bene di Orvieto e non solo di quella o quell’altra parte politica.
A tal proposito, faccio presente che su prenotazione con un unico biglietto, accompagnati da una guida turistica ed una ecclesiastica, si può visitare il Museo Lapidario con il palazzo Vescovile e il Museo Lapidario con  il nobiliare Palazzo Pongelli-Benedettoni, scrigno del ciclo di affreschi sulla vita di Jacopone. Per i turisti e non, il Lapidario è anche su Youtube e, in particolare per i visitatori di lingua anglofona, il Museo presenta, appunto in lingua inglese, il video introduttivo sulla città tuderte.
Itinerari e video di ben poca cosa, si dirà, ma finora nessuno l’aveva fatto!
Antonini Luca, guida turistica regionale e responsabile della quotidiana gestione del Museo Lapidario.
 

 20 settembre 2010
Retti (Città Viva) risponde alle critiche del Pdl di Todi

Per  una lettera qualsiasi  inviata  ad un giornale   “con  preghiera di pubblicazione”,  già la prassi giornalistica impone l’esclusiva.    Per  una lettera polemica, dove addirittura la richiesta suona sfida, lo impone la logica. La sfida ha senso solo se la lettera si trattiene per sé e si aspetta di vedere cosa  lo sfidato farà:  se la si diffonde contemporaneamente su un blog, non ha più senso perché in tal caso è lo sfidante che la pubblica,  sciogliendo  dall’obbligo di accoglienza il  destinatario. Se  si voleva mettere alla prova Città Viva, che non è né un quotidiano né un “online”, si dovevano attendere i suoi tempi: in tal caso  una lettera, giunta in redazione il 6 settembre, a numero già composto (ma si sarebbe fatto del tutto per inserirvela)  sarebbe uscita nel numero di  agosto-settembre. Bastava aspettare una quindicina di giorni per avere la prova e la replica.   Dato che la prova è saltata, ecco dunque la replica.  
Il PDL mi  ricorda  che  “Città Viva è patrimonio di tutti i Todini”. Vero:  lo è  talmente da ospitare una rubrica, ormai annosa, cioè il “monitoraggio”,  che sono proprio i todini ad alimentare con le loro   segnalazioni,  al punto che se queste non ci fossero, la rubrica non esisterebbe;  segnalazioni che, poi,  per diventare scritte e acquistare una leggibilità, hanno bisogno di un ricucitore,  il quale non per questo veste i panni del promotore  e nulla conta se , quando ricuce, si rivela più o meno consenziente con le une o le altre: rimangono le suddette,  e con loro l’intera rubrica,  di provenienza esterna.  
Quindi, se è vero che  esse hanno  l’avallo ( nonché  l’assenso)  del direttore,  ciò non significa che ne sia  lui l’artefice, né lui né alcun altro della redazione: artefici ne sono, ripeto,  i cittadini. E se colpa c’è, è, semmai,   quella di conservare  il  tono in cui, spesso, i cittadini si esprimono:  tono  che è  solo la  pallida idea di quello trasmesso a voce.  Colpa unita, peraltro, ad un merito. Crede, forse,  il PDL che i segnalanti  siano tutti di sinistra?  O bisogna informarlo che  gli accenti più violenti e paradossali provengono da suoi ex elettori delusi?  E che dunque  il “monitoraggio”  finisce  per svolgere un ruolo di accoglienza a sfoghi  altrimenti trattenuti  per amor di schieramento?  Quindi una funzione di copertura, certo involontaria,  per lo stesso PDL?   Eccolo il merito,   accanto alla colpa.
Tornando al tono che   “sparge fango sulla propria città”,  si può anche decidere di non riprodurlo, ma  non  perché lo dice il PDL, che, quando era al potere la sinistra, non aveva di questi pudori e , se anche sfuggissero alla memoria  le decine di manifesti murali e di volantini,  basterebbero a  ricordarlo le “scuse ai turisti” esibite sui negozi dismessi di  Via Roma. Che cos’era quella mostra di foglietti se non un modo per richiamare l’attenzione su un fango di città,  casomai dovesse passare inosservato?  Lì il danno d’immagine non c’era? 
Non è il pulpito, questo,  per prediche del genere, e non è nemmeno  l’arengo per certe  libertà che il PDL, o chi per lui,  si  piglia con le biografie degli interlocutori, come la mia,  di uno  a cui si dice  “la città ha dato molto, ricevendo poco” .   A me risulta  che a  questa città,  dopo aver studiato con i soldi di due  persone a nome Alberto e Vera Retti, ho dato quarant’anni di insegnamento,  sul quale  il PDL, nel caso non ne abbia sentito mai parlare,  può informarsi presso ex allievi  suoi  militanti, alcuni addirittura consiglieri e assessori,  e chissà, forse, anche membri del Coordinamento: li inviti a confrontare il suo giudizio,  su cui è convogliato il loro assenso,  con i rispettivi ricordi di scuola e senta un po’ che dicono.  Poi faccia anche un’altra cosa:  valuti se c’è coerenza o contraddizione tra  ciò che su Città Viva esprime il suo testo e  quanto affermato dal  sindaco in due circostanze piuttosto significative,  la prima il  venticinquennale del periodico  nell’Aula Magna del Liceo, il 4 dicembre 2009, la seconda  l’incontro con i todini lontani,  l’8 settembre scorso in Comune.   Un sindaco, che, malgrado “super partes”, come la carica gli impone,  è pur sempre del PDL e non vorrà trovarsi in contrasto così vistoso con lo schieramento  da cui proviene.         
Un’ultima cosa in riferimento alla zappa e al decespugliatore.  Dato che hanno  preso sul serio  un’esortazione evidentemente ironica ( “amministratori” voleva dire, semmai,  “operatori ecologici al servizio dell’amministrazione”) e mi  invitano, risentiti,   ad impugnare la zappa, anch’io farò sul serio, e dirò che la zappa tocca a loro, se ha ancora un senso distribuire gli obblighi civici tra governanti e governati.   Quindi il PDL, che è governante,  si accomodi:   cominci lui, zappa in mano,  a ripulire la casa pubblica.  Io, che sono governato,  pulisco  casa mia.
Manfredo Retti – direttore responsabile "Città Viva"

20 settembre 2010
Gli Ecodem sul depuratore di Porchiano

Anche da cittadini impegnati ci si può chiamare fuori rispetto a tante tematiche che permeano la vita di tutti i giorni. Ma di fronte a quelle ambientali nessuno può dire “non mi interessa e passiamo ad altro”. E ciò perché tali problematiche sono intorno a noi e sono, per l’ impatto che possono avere sul versante socio-economico, su quello della vivibilità e della tutela della salute, parte integrante della nostra vita.
E se seriamente ci si rapporta ad esse con il desiderio di essere dalla parte della soluzione del problema (e non dalla parte del problema, il modo più inutile e cinico per affrontarlo), niente come le tematiche ambientali ha il potere di dividere in guelfi e ghibellini la comunità.
Sotto questo aspetto non ha fatto eccezione la questione del depuratore di Porchiano attorno al quale ci si è accalorati, si è deciso e scritto quasi tutto.
Ho seguito in questi mesi la vicenda e personalmente mi trovo d’accordo con il comitato per la salvaguardia dell’ambiente, ritenendo le gole del Forello uno scenario paesaggistico così suggestivo e singolare da non poter essere deturpato: non ne ripeto perciò le buone ragioni.
Semmai desidero sottolineare un punto che, mi pare, non è stato approfondito: da sempre in Italia la scelta del sito di un’opera pubblica, come quella di un depuratore, è avvenuta secondo un protocollo standard copiato ed incollato ovunque a prescindere, senza preoccuparsi cioè delle peculiarità del territorio dove andava inserito. Fino ad oggi infatti tutte le “costruzioni di servizio” hanno goduto, in quanto tali, di uno sdoganamento estetico automatico, come di una zona “franca” dove l’esigenza di applicare una qualche tutela estetica del territorio veniva sempre e comunque dopo (se andava bene) ogni altra. La scelta di Porchiano è testimonianza che non siamo poi cosi lontani da questi tempi e che ancora una volta l’efficienza e l’efficacia hanno avuto una prevalenza prepotente sull’impatto ambientale.
Orbene, come cittadino e come ecologista democratico, ritengo che la dovuta efficienza può e deve essere perseguita nel rispetto della sostenibilità ambientale. Ed è per questo che chiedo ai tecnici una nuova valutazione del  sito prescelto.
Andrea Vannini – Circolo ECODEM Todi

19 settembre 2010
A Todi piove, Governo ladro!

Noi non ne azzecchiamo una ed i Sinistri hanno la soluzione per tutto. Viene naturale domandare: “ Allora perché non hanno usato le loro panacee quando erano ad amministrare per decenni la nostra Città?”  Potevano aver risolto loro gli annosi problemi che gravano sulla comunità tuderte. Evidentemente non lo hanno fatto e non lo hanno saputo fare, tant’è che i cittadini di Todi li hanno relegati a fare l’opposizione. Quello della Minoranza è comunque un ruolo importante nel contesto amministrativo e, se svolto con responsabilità, è un contributo necessario nel confronto democratico. Ma loro parlano parlano, criticano criticano ma, oltre ad esternare livore e supponenza in ogni occasione, pongono in atto comportamenti tesi al disfattismo, al sabotaggio ed all’ingiuria persistente. Loro godono delle ineluttabili vicende che colpiscono negativamente la nostra Città, così, tanto per poter dire: “ Piove. Governo ladro.” L’ultimo attacco al Sindaco l’hanno lanciato in merito alle note vicende di risse ed altro, da parte di alcuni extracomunitari, che ultimamente stanno creando timori ed insofferenza da parte dei cittadini. Cosa vorrebbero che facesse il Sindaco? Deve armarsi e guidare un’agguerrita pattuglia a reprimere questi sconsiderati personaggi, contro i quali, più di tanto, non riescono a fare nemmeno le Forze dell’Ordine? Il cancro viene da lontano ed è il frutto di un buonismo e di una tolleranza che è propria della Sinistra e di quel mondo cattolico, molto più attento a proteggere i lupi che non ad occuparsi delle proprie pecorelle. Dicano loro come fare a reprimere questi soggetti dediti all’alcol, pronti alle risse, anche sanguinose, quando impotenti sono le stesse Forze dell’Ordine che, nonostante i gravi reati commessi da costoro, se li ritrovano in giro il giorno dopo. Dicono, i cattosinistri: “ Gli episodi recentemente accaduti hanno coinvolto uomini e donne, spesso giovani, di varia provenienza sociale geografica, tuderti, comunitari ed extracomunitari.” Ma che vanno cianciando? Tentano perfino di coinvolgere tuderti e comunitari e cercano di far apparire le ultime vicende come un problema sociale che sia proprio dei tuderti. Anche quest’ottica forzata di una situazione di disagio, estesa a più soggetti e cause, è un nonsenso. Tutto è invece riconducibile a pochi soggetti, incontrollabili, che non è possibile mettere in condizione di non nuocere, perché protetti ideologicamente dalla tolleranza cattocomunista di certe associazioni e partiti politici. Adesso si preoccupano dei giovani dediti alla droga ed allo spaccio della stessa, quando dalla Sinistra radicalscik, da anni si predica per liberalizzarne l’uso e legittimando le così dette droghe leggere. Son problemi che vengono da lontano, nel tempo e prima c’erano loro a fare politica sociale e giovanile a Todi.
Mario Epifani – Fiamma Tuderte

19 settembre 2010
Il "lapidario" di Todi? Mettiamoci una pietra sopra…

Dire “l’avevamo detto” non è bello, né gentile. Ma certo, di fronte al resoconto dell’attività del Polo museale delle Lucrezie, meglio conosciuto come Lapidario, inaugurato appena un anno fa a Todi… verrebbe proprio da fare un po’ i presuntuosi.
Da settembre 2009 a luglio 2010 la nostra grande opera ha infatti raggiunto il numero di 1586 visitatori, con una media di quasi 5 visitatori al giorno che, in termini di incassi, fa poco più di 3000 euro. Tra queste visite, infatti, vanno considerati anche i biglietti ridotti, speciali e omaggio: in pratica una miseria.
Ma c’è di più. Se i primi mesi all’Associazione ArTodi, a cui è stata affidata la gestione del Museo con una delibera di Giunta, spettava il ricavato dei biglietti venduti e le entrate del bookshop museale, da febbraio 2010 il Comune ha previsto un ulteriore contributo ad hoc, perché l’Associazione in questione non riusciva di certo a tirare avanti solo grazie alle scarsissime visite. Il contributo corrisponde a quasi 22500 euro in 8 mesi, impegnati nel capitolo di spesa riguardante il “Museo Pinacoteca”. Ricordo tra le righe che il circuito museale cittadino risulta ad oggi ancora diviso in due – avendo il Lapidario una gestione a sé – ed è chiaro come questo influisca sui costi a carico della città e dei visitatori.
Ai pochi incassi, quindi, si sommano ulteriori e continue spese. In passato avevamo infatti fatto notare che oltre ai costi di realizzazione si sarebbero dovuti sostenere anche dei costi di gestione, com’è normale. Al Comune di Todi, oltre al contributo citato, spettano infatti anche le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, oltre che quelle relative a energia elettrica, acqua, riscaldamento, vigilanza notturna, installazione e attivazione di una postazione internet e utenze telefoniche.
Per non affondare e rigirare troppo il coltello nella piaga non torno poi sui costi di realizzazione del Lapidario stesso, su cui tanto avevamo discusso nei mesi passati. Faccio notare solamente che, se si esclude il contributo di 80000 euro della Fondazione Cassa di Risparmio, gli altri euro a bilancio per l’adeguamento del complesso (quasi 200mila) sono soldi pubblici, non di certo elargiti da enti o soggetti privati.
Possiamo parlare di un flop? Un anno è un lasso di tempo altamente significativo, soprattutto se è quello di lancio quando si dovrebbe dare e ricevere il massimo.  Purtroppo, come avevamo previsto, il Lapidario non attira turisti. Non ha rivitalizzato un luogo stupendo come l’ex monastero delle Lucrezie. Non ha fatto crescere Todi né dal punto di vista turistico che culturale. In pratica è solo un’opera da propaganda.
La tutela di “tutti” i beni culturali, anche di quelli di una città piccola come la nostra, è sicuramente un dovere soprattutto in un momento, come quello che sta vivendo il nostro paese, in cui la cultura viene considerata poco o niente. Ma deve essere portata avanti con oculatezza, senza spreco di risorse pubbliche, con programmi concreti di valorizzazione e che diano dei risultati. Non credo sia possibile decidere di realizzare qualcosa del genere senza fare una benché minima previsione realistica su costi, spese, entrate. In poche parole… tutti avevamo capito che sarebbe andato a finire così: tutti tranne l’Assessore Bergamini e l’Amministrazione Ruggiano che le è andata fieramente dietro. Oltretutto, visto il trend negativo, sembra che non sia stata fatta e nemmeno pensata un’opera di rilancio, anche se pensare di rilanciare qualcosa che è appena nato… fa davvero un po’ sorridere.
E non mi si venga a dire che dall’opposizione siamo solo capaci di criticare, senza avanzare proposte… sul Lapidario il nostro suggerimento è stato, fin dall’inizio, molto semplice. Non farlo, con queste spese e in questo modo.
Romina Perni – consigliere comunale Todi

13 settembre 2010
Ancora sul caso della morte di Marco Maria Dominici

Io Rita Calisti, madre di Marco Maria Dominici deceduto improvvisamente a Perugia il 22 luglio u.s. e rinvenuto cadavere all’interno del parcheggio Sant’Antonio, nei pressi di piazza Grimana, comunico che in data 10 settembre ho ottenuto, previa richiesta personale tramite telegramma, dopo oltre 50 giorni dal decesso, un incontro con il sostituto procuratore della repubblica della procura di Perugia, Dott. Claudio Cicchella, al quale sono state affidate le indagini.
Il medesimo preavvisato dell’arrivo del mio telegramma mi comunicava tramite il mio legale, onde evitare la mia richiesta telegrafica, che mi avrebbe ricevuto soltanto in via ufficiale solo dopo invito scritto come persona informata sui fatti.
Nell’incontro avvenuto il 10 settembre (due giorni fa) presso la Procura di Perugia,chiedevo al medesimo notizie, ovviamente non quelle legate al segreto istruttorio, ma che fossero di nostra spettanza. Al magistrato ho chiesto notizie riguardo la scomparsa dell’autovettura in uso a mio figlio, che aveva portato con sè a Perugia, poichè in quel pomeriggio aveva fissato un appuntamento con il proprio psicoterapeuta. Il magistrato mi rispondeva:"l’autovettura non è stata ritrovata, poichè a Perugia le pattuglie della polizia sono soltanto due".
Stanotte, 12 settembre (solo due giorni dopo l’incontro),mentre passeggiavo per le vie del centro storico di Todi, incontravo casualmente un agente della polizia municipale che conosco personalmente. Il quale unitamente alle condoglianze mi comunicava che da "diversi" giorni gli era stata data comunicazione telefonica da un agente della polizia municipale di Perugia del rinvenimento di una Fiat Punto bianca intestata al signor Marco Maria Dominici.
Come mai il magistrato Cicchella due giorni fa non ne aveva notizie? Come mai la polizia municipale di Perugia ha chiamato Todi e non la Questura di Perugia? Per caso il Magistrato Cicchella non li aveva messi al corrente dello smarrimento dell’autovettura di mio figlio? Per caso non ha chiesto la loro collaborazione?
Ora sì che accetto l’invito di comparizione come persona informata sui fatti,perchè io so dov’è l’autovettura!
Ma la persona informata dei fatti dovrebbe essere il magistrato Cicchella e mi piacerebbe sapere se e quando ha comunicato e diramato a carabinieri e polizia municipale la notizia della scomparsa dell’autovettura per riceverne eventuale comunicazione del ritrovamento.
Rita Calisti

6 settembre 2010
Todi se ne frega del Festival? Forse è "sfuggito" qualcosa…

Da cittadino tuderte, mi sento  colpito dall’articolo di Panini Finotti, in quanto ritengo che incolpare di menefreghismo, mancanza di sensibilità, scarsa attenzione alla cultura, tutta una città, sia perlomeno azzardato e poco corretto.
Forse al nostro Amico sono sfuggite molte delle vicissitudini che hanno caratterizzato questo Festival, a cominciare dalle 5 interviste rilasciate dal sindaco, in cui ogni volta l’una smentiva la precedente e lasciava sempre in sospeso l’esito finale del Festival stesso.
Forse è sfuggito pure con quanta sciatteria si è proposto lo stesso depliant illustrativo del programma, con  una presentazione perlomeno sciatta,  poco curata nonché elementare, con molte distrazioni, fino  a riportare anche  l’ errore del nome dello stesso sindaco.
Forse è pure sfuggito che l’ambientazione di uno spettacolo del genere  avrebbe meritato ben altra destinazione, più consona al tipo ed alla qualità dello spettacolo stesso. In proposito, chi scrive, quei racconti del bombardamento del 1943 li ha sentiti e risentiti nella sua infanzia dalla viva voce di chi tale assurde violenze le ha subite direttamente: mia madre,  i miei nonni , i miei parenti più stretti. Ho saputo e capito da loro quanto sia ingiusta e terribile ogni guerra e quanto l’odio fra i popoli possa generare tragedie incommensurabili. Attraverso i loro occhi, da bambino, ho visto quei bombardamenti, le case ed i palazzi crollare, i pompieri che accorrevano a spegnere gli innumerevoli incendi e cadere sotto i colpi di mitra delle forze di occupazione tedesche. Ce l’ho ancora nelle orecchie quei tremendi racconti e sono grato a queste persone per avermele raccontate.
Ebbene, quello spettacolo, proprio per rispetto del tema trattato, avrebbe dovuto essere pubblicizzato e rappresentato  in ben altro modo ed in ben altro posto. La sciatteria è forse la prima mancanza di rispetto per certi temi e questa non si può certo imputare ai cittadini tuderti.
Noi avremmo dovuto avere una diversa attenzione, ne sono convinto,  ma ritengo pure che se in una città come Todi non si opera quotidianamente per far apprezzare l’arte, la storia, il teatro, il bello, artisticamente inteso, indubbiamente dopo, tutto è più difficile. Se ad esempio Lei, caro amico, avesse partecipato alla conferenza organizzata dal comitato “Difendiamo la Consolazione”,  tenutasi presso il Palazzo del Vignola con due insigni studiosi dell’arte come il prof. Bruno Toscano e il prof. Marco Grondona, forse avrebbe meglio inteso le motivazioni che sono state portate a difesa di quel monumento così deturpato da quell’operazione di illuminazione, che Lei ha difeso. Forse anche questo era un modo per educare alla cultura ed affinare le sensibilità dei tuderti. Forse avrebbe anche Lei contribuito ad alimentare il dubbio, l’arma dell’intelligenza.
Forse se avesse avuto anche occasione di seguire gli avvenimenti cittadini, avrebbe notato che  chi amministra la città dimostra una nemmeno malcelata insofferenza  a regole e leggi che hanno permesso che, l’Italia tutta, fosse ancora una realtà culturale e monumentale di primissimo livello. Oggi a Todi, ognuno fa e disfà a proprio piacimento ciò che vuole sui monumenti cittadini. Pur non sapendo nulla di ciò che si accinge a fare, ci mette le mani, li modifica, aggiunge, toglie come se fosse il giardino di casa propria. Per poi meravigliarsi se qualcuno fa notare le scorrettezze a chi è preposto. Anzi  si insulta, non capendo che, ad esempio, testimoniare o intervenire quando si sta commettendo un reato è un dovere civile di ogni cittadino. Non è delazione, ma spirito civico.  A meno che non s’invochino altri modelli di vita  sociale. Ecco, io credo che anche questo, sia un modo  per veicolare il rispetto della cultura e tutti  dovremmo concorrervi attivamente.
Come vede, caro Amico, le opportunità per far crescere una città sono svariate, lamentarsi solo per l’ultima occasione persa, a volte può suonare  per certi versi anche ingiusto.
Paolo Ferracchiati

5 settembre 2010
A Todi il depuratore s’ha da fare

Un’analisi sull’iter della vicenda depuratore porta alla presa d’atto che sia improcrastinabile la sua realizzazione e, poiché i depuratori non possono essere costruiti sopra le nuvole, è necessario individuare un sito. Almeno su questo pare si sia tutti d’accordo. Dopo l’incontro avvenuto tra i tecnici, i comitati ed i capigruppo consiliari, dove si sono ribadite le stesse cose ascoltate in Consiglio comunale e lette sulla stampa, la situazione non mi pare sia cambiata. Le ultime dichiarazioni rilasciate dal consigliere Caprini non sono, come al solito, spoglie da posizione di parte. Respingo con forza chi tenta di buttare in politica una scelta tecnica ed amministrativa, speculando sui timori delle popolazioni interessate.
Non è affatto vero che i tecnici abbiano detto le cose così come le interpreta forzosamente il consigliere di Rifondazione, facendo trapelare una responsabilità dell’Amministrazione sulla scelta del luogo. Questi hanno ribadito che la scelta è stata determinata da valutazioni tecniche ed economiche e che eventuali prescrizioni, con fini migliorativi sotto l’aspetto dell’impatto ambientale e dell’inquinamento, potrebbero far modificare il progetto. I tecnici dell’Umbria Acque non hanno mai detto che potrebbero adeguarsi a fronte di un’eventuale diversa scelta della zona da parte dell’Amministrazione, che non possiede le competenze in merito. Hanno comunque lasciato intendere, sempre i tecnici, che tutto è possibile ma ci vogliono fatti concreti e non l’alterigia del rappresentante del Comitato di Porchiano, signor Marini, che ha esordito, facendosi forte di oltre 600 sottoscrittori contrari all’attuale individuazione, con minacce di una guerra santa “con ogni mezzo”. Il Marini prosegue ad alimentare una posizione personalistica e politica, coinvolgendo addirittura cittadini fuori comune. Terrorizzare e manipolare persone già preoccupate non è difficile. Le ragioni ed i diritti di ognuno non possono calpestare le ragioni ed i diritti degli altri.
La posizione assunta dal sottoscritto, come capogruppo di Fiamma, e quella di Boschi, come capogruppo del PdL, ha ricalcato quella già espressa in più occasioni, con coerenza e senso di responsabilità: faremo del tutto affinché l’impatto ambientale ed eventuali emissioni dei fumi inquinanti non siano dannosi né per l’ambiente né per i cittadini prossimi al depuratore. Personalmente non ho motivo di prediligere di danneggiare una parte di cittadini piuttosto che un’altra, se nocumento ci sarà, dunque mi atterrò alle decisioni prese dai tecnici e credo che sia un’assunzione di responsabilità conseguente a quella di chi è preposto a progettare, scegliere il sito e costruire un depuratore che è indispensabilmente doveroso costruire. Se i tecnici, dopo le valutazioni conclusive, dovessero individuare un sito diverso e più confacente, sotto ogni aspetto, non avrei certamente da oppormi: Marini e non Marini, Caprini e non Caprini.
Mario Epifani – Capogruppo Fiamma Tuderte

1 settembre 2010
Stranezze dell’Europa o della sanità italiana?

Scrivo per segnalare quella che a me pare un’incomprensibile incongruenza a livello europeo. In tutta l’Unione è possibile il trasferimento di merci, è possibile telefonare col proprio cellulare con una tariffa agevolata, ma può capitare di dover acquistare all’estero dei medicinali salvavita, che in Italia sono gratuiti, di pagarli sperando in un rimborso una volta ritornati in Italia e di sentirsi rispondere picche dalla propria Asl. Vi pare giusto ciò?
Fabrizio Dalla Villa

1 settembre 2010
Pd: le distorsioni di Ruggiano e del Pdl sul bilancio comunale

In due anni prelevati dalle tasche dei contribuenti 600.000 € in più con gli aumenti della Tarsu (200.000 nel 2009, 400.000 nel 2010). E ancora parlano, parlano…
La nota del Sindaco di Todi in argomento, aggiunta alle precedenti del PDL nostrano, è un concentrato di falsità, bugie, infantili distorsioni da lasciare senza parole. In un paese normale mentire in questo modo spregiudicato ai cittadini sarebbe causa di rimozione dalla carica!
Vediamo le sciocchezze e le falsità.
Non esiste alcuna autorità d’ambito in materia di rifiuti, ma solo l’Ambito Territoriale Ottimale, un soggetto istituzionale composto dai comuni ricadenti nello stesso il cui principale obiettivo è quello di realizzare un sistema integrato ed unitario di gestione del servizio d’igiene urbana, secondo criteri di efficienza, efficacia e economicità, superando la logica dell’emergenza e della frammentazione gestionale per ambiti comunali, previsto dalla Legge n°52 del 1997 e successivamente dal d.lgs.152/2006.
Le Regioni, compresa l’Umbria, non hanno alcuna competenza né sulle modalità di gestione dei servizi, né sulle tariffe, ma solo nella individuazione dell’area geografica degli ambiti.
La gara unica per la gestione è imposta dalle leggi nazionali sulla gestione dei servizi pubblici locali e dalle direttive comunitarie.
La gara espletata per l’ambito di cui fa parte anche Todi è stata approvata anche dal comune di Todi e riguardava servizi obbligatori e servizi facoltativi. Spetta ai singoli comuni decidere quali servizi facoltativi affidare alla società vincitrice della gara.
Il comune di Todi ha deciso di affidare anche servizi aggiuntivi e facoltativi alla stessa società. Non aveva nessun obbligo, ma forse gli è convenuto per ragioni che dovranno spiegarci.
Il Comune di Todi ha deciso autonomamente di far pagare ai contribuenti il 100% del costo dei servizi, liberando così risorse generali del bilancio per destinarle alle feste, ai contributi inutili, alle spese inopportune.
A fronte di un incremento delle spese di poco più del 6/7%, il comune ha deciso un aumento in due anni del 30%!
E allora perché Ruggiano continua a tirare in ballo l’Ambito, la Gesenu e soprattutto la Regione Umbria? Cosa c’entrano? Nulla.
Il centrodestra si vergogni e soprattutto si vergogni il Sindaco per le sue spudorate bugie.
L’aumento della tassa è stato deciso dalla Giunta Comunale di Todi, la stessa che ha aumentato trasporti scolastici, mense, asili nido e parcheggi. E per questi ultimi, il Sindaco, a chi pensa di addossare le responsabilità? Ai lavoratori delle cooperative sociali, come fa il suo assessore Menghini? Suvvia, siano seri a destra! Oltre un milione di euro in più tolti a famiglie ed imprese per avere più risorse per feste, per contributi, per un addetto stampa (o alla propaganda) di cui non c’è alcun bisogno e per altre spese inutili.
Ecco la verità: al Sindaco ed al centrodestra mancano argomenti per rispondere nel merito non solo alle nostre argomentazioni, ma anche a quelle di cittadini, famiglie, imprese.
Il centro-destra, smentendo le promesse elettorali di riduzione delle tasse, ha aumentato la tassa rifiuti del 15% annuo, a fronte di un tasso di inflazione inferiore al 2%! Questi sono i dati ed i fatti. Comunque riteniamo che la materia debba tornare in Consiglio Comunale e per questo, raccogliendo proteste, preoccupazioni e proposte di cittadini, associazioni e sindacati, presenteremo una richiesta di convocazione del Consiglio Comunale per discutere della qualità dei servizi, sui costi e sulle tariffe, anche a seguito della manovra correttiva del governo Berlusconi-Bossi-Tremonti che taglia ancora risorse agli enti locali.
Partito Democratico Todi

1 settembre 2010
Menghini: "sugli asili nido ‘al lupo al lupo’ di Rifondazione

Riapre l’asilo nido comunale tra critiche infondate e commenti allarmistici, tipici di chi si ferma ad un’analisi e ad una lettura pressappochista fondata sul “sentito dire”. A quanto mi è dato da apprendere dai quotidiani locali le accuse mosse potrebbero essere così riassunte: in primo luogo aver incrementato del 15% le rette delle frequenze ed in secondo luogo non aver dato un’adeguata informazione alle famiglie. Sul primo punto vorrei sottolineare come queste non siano state adeguate agli indici Istat dall’anno 2003, diversamente dalla maggior parte delle amministrazioni della Regione che hanno adottato una politica incentrata sull’incremento delle stesse nelle varie annualità.
Per poter dare un’immagine oggettiva sulla situazione contingente è necessario paragonare la retta mensile dei nostri asili comunali con quelle dei territori limitrofi. Infatti, per l’anno scolastico 2010/2011, i genitori dei bambini che frequentano i nostri servizi nella fascia oraria 7,30 – 15,00, si trovano ad affrontare una retta mensile pari ad € 224,00, mentre per quelli del Comune di Deruta una retta pari ad € 250,00, quelli del Comune di Massa Martana di € 260,00 e quelli di Marsciano € 266,00 mensili. Facendo una semplicissima valutazione, sicuramente al consigliere Caprini non potrà sfuggire come i genitori dei bambini che frequentano le nostre strutture siano quelli che sostengono una retta mensile inferiore rispetto agli altri Comuni dell’Ambito Territoriale.
Per quanto riguarda la seconda obiezione mossa dallo stesso consigliere comunale sulla mancata o inadeguata informazione, vorrei rassicurarlo in quanto venerdì 27 agosto presso la Sala del Consiglio è avvenuto un incontro pubblico tra l’Amministrazione Comunale, la Cooperativa che gestisce il servizio e le famiglie, nel quale si è discusso anche delle rette. Inoltre, a titolo di mera chiarificazione, vorrei sottolineare la vera motivazione che ha portato l’Amministrazione Comunale ad adeguare le rette, non a cause degli effetti demma manovra Tremonti – come sostiene il capogruppo del Prc– bensì per attuare , la Delibera della Regione n. 847 del 15 giugno 2009, proposta dall’ex assessore regionale Damiano Stufara, esponente di Rifondazione Comunista, che ha aumentato il tariffario regionale delle Cooperative Sociali. Rimaniamo, come sempre, a disposizione per un confronto costruttivo per la gestione della cosa pubblica, magari adottando comportamenti responsabili, lasciando perdere la modalità di gridare sempre e comunque “Al lupo, al lupo”.
Nazareno Menghini – assessore Comune di Todi
 

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