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L'invenzione, tutta italiana, apprezzata nel mondo e portabandiera all'expo universale di Shanghai è avversata per invidia in un piccolo paese piemontese.. e se l'Umbria offrisse ospitalità?
kite-gen
Abbiamo parlato più volte, su queste pagine, dell’aquilone a cui molti nel mondo affidano le speranze di un superamento, per la produzione di elettricità, dei combustibili fossili e nucleari.
Ma i successi generano invidia e questa lettera che segue lo testimonia pienamente.

C’è da sperare che in Umbria, la regione che si sente votata alle energie rinnovabili, la regione che, nel massetano, vorrebbe dare il via alla "green valley" s’alzi qualche voce, magari per offrire ospitalità su qualche monte più ospitale.
Il progetto finale "a giostra", che permetterebbe, mediante l’adozione di una struttura rotante dal diametro di 800 metri circa, di generare una potenza nominale dell’ordine di 1 GW. Una centrale che, nel momento di massimo utilizzo, potrebbe fornire energia a circa 350.000 utenze domestiche e gli aquiloni in volo sarebbero praticamente invisibili da terra.
L’inventore, infatti, ha dichiarato "Hanno vinto coloro i quali non ci volevano, perché appoggiati da alcuni poteri. Cercheremo fortuna altrove perché questa battaglia non ha senso e non vale la pena combatterla”.
A scoraggiare anche il fatto che adesso la forestale, che nei mesi precedenti, nonostante la "querelle" di cui si parla nella lettera che segue , nulla aveva eccepito in tal senso, è tornata alla carica, chiedendo che l’impianto del kitegen sia assoggettato a verifica di compatibilità ambientale.


LA MADRE DEI CRETINI E’ SEMPRE INCINTA ?
Lettera aperta ai Cittadini di Berzano S. Pietro del Consigliere di Maggioranza  Felice CELESTINO

L’Amministrazione Comunale ha concesso il permesso di costruzione del prototipo del KITEGEN e – puntuale – è arrivato il ricorso, contro la decisione, da parte di una decina di cittadini (cinque famiglie). Scopo di questa lettera è puntualizzare aspetti noti e meno noti della vicenda e illustrare le conseguenze – positive e negative – per Berzano. Naturalmente  il contenuto è espresso a titolo personale.
L’attuale sistema di norme (dalla Costituzione in giù) consente a qualunque cittadino di chiedere un permesso di costruzione,  ottemperando a una lunga pletora di adempimenti.
Il comune sul cui territorio sorgerà la costruzione, esaminati quegli adempimenti e verificatane la correttezza, è tenuto a rilasciare il permesso. Voglio affermare che la concessione non è “a discrezione”, bensì un obbligo, vale a dire – ancora una volta – che se il comune rifiutasse, commetterebbe un illecito e il TAR (Tribunale Amministrativo Regionale) potrebbe costringerlo a rivedere le sue decisioni, anche ricorrendo al commissariamento.
Semplice, essenziale, lineare. Non c’è bisogno di avere studiato a Harvard  per capire il meccanismo.
Come mai dieci cittadini (cinque famiglie), con una cultura oscillante tra la scuola dell’obbligo e l’università,  hanno deciso di presentare ricorso contro una decisione praticamente obbligata?
Sono forse figli della signora di cui al titolo?
Sono giunto alla conclusione che i miei dieci concittadini (cinque famiglie) non hanno rapporti di parentela con la signora in questione, ma semplicemente sono mal consigliati e fanno i furbetti.
Il cattivo consiglio deriva dal livore e dall’antipatia che, negli anni, hanno sviluppato nei confronti dell’inventore del KITEGEN, sentimenti di bassa lega che hanno motivazioni psicoanalitiche o psichiatriche. Mi domando: si può affossare un progetto che il mondo ci invidia, adducendo motivazioni poco nobili e irrazionali? Vediamo adesso perché dico che “fanno i furbetti”.
L’Amministrazione Comunale ha cercato di mediare, accogliendo i timori dei vicini di casa di Massimo Ippolito, limitando, nella fase sperimentale, l’altezza di esercizio del KITEGEN a 200 m., in modo che in caso di “rovinosa caduta”, tutto resti confinato nel perimetro dei terreni che l’inventore possiede intorno alla propria abitazione.
Questo compromesso non è stato sufficiente per gli intransigenti oppositori, né è bastato il parere favorevole degli organi competenti nazionali, regionali e della Comunità Alto Astigiano.   In poche parole    “. . questo matrimonio non s’ha da fare!”   Perché?
La strategia dei dieci furbetti (cinque famiglie) è semplice: punzecchiare, logorare, sfiancare . . .    Tutto quello che si può mettere in campo per distruggere il morale e la motivazione a proseguire.
Per esemplificare, l’autore del progetto e i suoi soci della Sequoia hanno investito capitali facilmente immaginabili nell’impresa. Non è difficile ipotizzare che, viste le lungaggini pretestuose e i tempi di ritorno delle somme impegnate, decidano di ubicare il prototipo in un comune meno ostile.
A seguito del ricorso dei dieci berzanesi (cinque famiglie), Carabinieri  e Guardia Forestale stanno indagando e il Giudice ha già acquisito le carte da esaminare per verificare la correttezza dell’operato dell’Amministrazione Comunale, che sul, piano formale, è stata ineccepibile.
Intanto – però sono partiti alcuni “pizzini” e ci sono state segnalazioni di infrazioni, esposti e ordinanza di sospensione dei lavori di costruzione (mai iniziati) da parte del Segretario Comunale. Sono state raccolte le prove che si tratta di un gravissimo falso. A cosa serve tanto zelo? A salvaguardare qualche ciliegio nel bosco ceduo di Massimo Ippolito? A impedire che i falchi della zona vadano a schiantarsi contro il lenzuolo del KITEGEN?
Ci sarebbe di che ridere, se non ci fossero conseguenze importanti per il Pianeta, per l’Italia e per Berzano.  Nell’ordine: per il Pianeta il KITEGEN limiterà drasticamente le immissioni di CO2 in atmosfera; l’Italia presenterà all’Esposizione Universale di Shangai del maggio 2010 il KITEGEN  come progetto pilota, Berzano di San Pietro diventerebbe un centro mondiale di progresso e innovazione.  Il Pianeta e l’Italia non perderanno nulla perché KITEGEN diventerà presto operativo in ogni caso, magari ubicato in un paese più accogliente del nostro. Berzano perderà – invece – un’occasione irripetibile per i millenni a venire e questo, come cittadino e come amministratore, lo considero inaccettabile.
Allo stato attuale, non è dato sapere se il ricorso dei dieci furbetti (cinque famiglie) sarà accolto o cestinato, ma una cosa è certa: l’Immagine di Berzano di S. Pietro, già notevolmente deteriorata nel circondario, uscirà da questa telenovela come quella di un paese retrivo, meschino e intellettualmente sottosviluppato, cosa che rifiuto con tutte le mie forze.
Già in passato i dieci ricorrenti (cinque famiglie) si erano distinti affossando il progetto di ricavare energia dalle biomasse, e anche in occasione di una conferenza informativa sul KITEGEN, democraticamente organizzata, avevano esibito una tracotanza da fare invidia alle quattro famiglie che controllano Corleone o Gela. Inoltre, al sottoscritto sono giunte velate minacce mafiose e accuse di essere al soldo di Sequoia. I furbetti possono adire tutte le vie consentite, ma facciano attenzione a non usare scorciatoie illegali, come amicizie più o meno potenti, pressioni ricattatorie, intimidazioni, (in una sola parola: MAFIA) perché farebbero scattare immediatamente rivalse morali (deterioramento della stima, amicizia, affetto da parte dei Berzanesi) e legali (intervento della Magistratura) dal momento che Berzano di San Pietro non è in provincia di Palermo.
Sappiano che le altre duecento famiglie di Berzano sono favorevoli alla realizzazione del KITEGEN sul territorio del Comune, perché è un’opera di prestigio, utile all’Umanità  e – non ultimo – perché porterebbe alla comunità berzanese grandi vantaggi di immagine ed economici. Infatti è previsto da un contratto, registrato presso un notaio, che il 10% della vendita di energia finisca nelle casse asfittiche del Comune e a beneficio delle famiglie berzanesi.
Tralascio deliberatamente la questione “sicurezza del KITEGEN” perché è stata ampiamente valutata da organi nazionali rigorosissimi e sviscerata in ogni più minuto particolare.
Concludo sottolineando il fatto importante che la nostra piccola Comunità non ha bisogno di contestazioni, divisioni e diatribe; che la bellezza straordinaria di questo territorio deve indurre sentimenti di condivisione e fratellanza per la fortuna di risiedervi; che l’occasione offerta al Paese è una benedizione del cielo anziché una sciagura come viene prospettata. Non approfittare di questa circostanza sarebbe un delitto imperdonabile contro le generazioni future, oltre che per quelle presenti.
E’ arrivato il momento di prendere posizione.
Personalmente  lo sto facendo con questa lettera.
Felice CELESTINO
Valle Ochera 21                                                               14020    BERZANO DI SAN PIETRO (AT)

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