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«Maggiore chiarezza sulla sua posizione» viene richiesta dall'associazione dei comuni contrari alla coltivazione di organismi geneticamente modificati.
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L’attuale ministro dell’agricoltura non mostra nei confronti delle coltivazioni o.g.m. tanta opposizione quanto il suo predecessore.
Ma a ricordargli che in Italia gli o.g.m li vogliono solo coloro che guardano esclusivamente al loro tornaconto apparente, così come le multinazionali che guardano a quello sostanziale, ci si è messo uno stuolo di 550 comuni, quelli aderenti a Città del Vino.
Dall’altra parte  centinaia di richieste di autorizzazione per iniziare a coltivare prodotti Ogm presentate da partedi agricoltori che operano in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e Toscana
La posizione della associazione “città del vino” viene ribadita con un invito, ai propri associati, a rilanciare la campagna «Comuni Ogm Free», attraverso la quale l’amministrazione locale dichiara, con una delibera ufficiale, che sul proprio territorio non possono essere effettuate coltivazioni Ogm.
«Quello delle campagne italiane – sottolineano le Città del Vino – è un modello agricolo che non può essere assolutamente consono alla presenza di coltivazioni Ogm, anche perchè le sue condizioni geografiche e ambientali non consentono di rispettare i limiti di sicurezza contro le possibili contaminazioni tra le coltivazioni Ogm e quelle tradizionali». 
Al contempo le Città del Vino chiedono al ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Giancarlo Galan «maggiore chiarezza sulla sua posizione».
«Gli Ogm non risolvono i momenti di crisi economica dell’agricoltura – proseguono le Città del Vino – e non è pensabile poter far convivere produzioni agricole Ogm con le produzioni biologiche, che invece in Italia stanno assumendo un ruolo sempre più importante, sia in termini economici, sia di presidio del territorio, coinvolgendo migliaia di piccole e medie aziende agricole, spesso formate da giovani imprenditori».
 

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