I Carabinieri della Stazione di Deruta, da circa quattro mesi, stavano monitorando una famiglia di slavi di etnia rom composta da 11 persone con vari rapporti di parentela, residente nel territorio, poiché era nato il sospetto che tra le mura domestiche venissero consumati maltrattamenti nei confronti dei componenti del nucleo familiare da parte del capo famiglia.
L’attività era scaturita da un intervento effettuato nel mese di novembre 2009 per una lite in famiglia, a seguito del quale, nonostante la reticenza dei presenti, erano stati raccolti elementi sufficienti per denunciare in stato di libertà il capo famiglia 43 enne per maltrattamenti ai danni dei figli minori.
La situazione però aveva destato sospetti ai militari, i quali hanno appurato che già nel 2005 il soggetto era stato arrestato per il medesimo reato commesso ai danni della moglie la quale, in quella circostanza, non riuscendo più a sostenere la situazione, aveva tentato il suicidio.
Per i Carabinieri non è stato facile abbattere il muro di omertà e reticenza attuato dai componenti del nucleo familiare, ma l’attività di persuasione posta in atto dai militari ha consentito ad uno dei figli di trovare il coraggio e confidarsi nella giornata di martedì con i Carabinieri della Stazione di Deruta, ai quali ha riferito della insostenibile situazione in cui versava il nucleo familiare.
E’ stato così possibile apprendere che il capo famiglia tiranno era uso a percuotere e procurare lesioni indistintamente ai propri familiari, ma la cosa peggiore che veniva accertata e che lo stesso aveva ridotto in uno stato di schiavitù tutto il nucleo familiare ed in particolare la moglie, la quale veniva stordita con la somministrazione di forti psico-farmaci.
Da queste informazioni i Carabinieri hanno deciso di interrogare le persone interessate per avere conferme sull’accaduto, ma per poter fare ciò hanno atteso il momento in cui il padre tiranno non era presente in casa al fine di evitare ritorsioni violente. Nel pomeriggio di mercoledì, però, i militari sono stati costretti ad intervenire su richiesta della nuora del rom, in avanzato stato di gravidanza, la quale ha riferito di aver subito un tentativo di violenza sessuale da parte del suocero.
L’evento in questione ha fatto venire allo scoperto tutti i familiari, che hanno narrato ai carabinieri anni di soprusi e violenze subite, sia fisiche che psicologiche.
Delineatosi ormai un quadro probatorio ben definito, e vista la flagranza, l’uomo è stato tratto in arresto per i reati di tentata violenza sessuale, riduzione in schiavitù, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia.
Per il tentativo di violenza sessuale la nuora è stata condotta presso l’Ospedale di Marsciano per le cure del caso.
Nella stessa circostanza i Carabinieri, resisi conto dello stato di sofferenza fisica in cui versava la moglie dell’arrestato, l’hanno accompagnata al pronto soccorso di Marsciano dove i sanitari le hanno riscontrato la presenza di un versamento di sangue nel basso addome, conseguenza delle violenze subite da parte del marito il giorno prima, motivo per il quale la donna veniva trasferita presso l’Ospedale di Perugia e ricoverata in prognosi riservata.
L’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale di Perugia a disposizione dell’autorità giudiziara. Nella mattinata di oggi, il GIP del Tribunale di Perugia ha convalidato l’arresto operato dai Carabinieri ed ha disposto a carico del soggetto la custodia cautelare in carcere.
- Redazione
- 16 Maggio 2010
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