Domani si dovrebbe festeggiare la “liberazione dallo straniero”, propedeutica alla successiva nascita della Repubblica Italiana, ma sarà un 65mo anniversario amaro.
Quasi come un presagio quel 65 anno, quello che per i più è l’anno dell’andata in pensione.
A 65 anni dal quel 25 aprile 1945, non solo le città la cui liberazione fu festeggiata da tutta italia sembrano avviate a disconoscere quell’appartenenza, ma la stessa creatura nata da quella tragica esperienza – lo Stato di Diritto – sta poco alla volta, nella pratica quotidiana trasformandosi nello Stato di Rovescio.
Due gli episodi che confermano che in Italia si sta avverando il passaggio da cittadini a sudditi.
Il primo è eclatante. La corte Costituzionale ha sentenziato che ai cittadini che hanno pagato la Tia, tassa sulla raccolta rifiuti, va restituita la somma di circa un miliardo di euro corrispondente all’IVA indebitamente pretesa perché aveva la caratteristica di tassa sulla tassa.
Ma i palazzi della politica non sono d’accordo e si accingono a beffare Corte Costituzionale e cittadini.
Sono stati, infatti, presentati due emendamenti al decreto incentivi presentato in Commissione Finanze e Attività Produttive alla Camera.
Il primo a firma di parlamentari della maggioranza con il sostegno del ministero dell’Economia e il secondo del deputato Pdl e Assessore al bilancio del Comune di Roma, Maurizio Leo. Attraverso tali provvedimenti si vuole legalizzare un vero e proprio scippo ai 17 milioni di cittadini in 1.182 Comuni italiani interessati, negando loro i rimborsi dovuti.
Il secondo fatto riporta l’Italia al medioevo e mette subito in luce quelli che saranno i disastri di un certo federalismo inteso come discriminazione fra cittadini abitanti in diverse zone del Paese.
Un fatto che accelererà sicuramente quel processo di rifiuto di una parte delle popolazioni, ma non solo del Nord, all’illegalità prima ed alla condiscendenza, se non al premio, poi delle più sfacciate forme di illegalità in alcune regioni.
Mentre i cittadini onesti, si sobbarcano spese e complicazioni a non finire finanche per aprire una porta in più nelle loro abitazioni, è stato dato il via libera del Consiglio dei ministri anche al decreto legge che sospende la demolizione degli edifici edilizi realizzati abusivamente nella regione Campania.
Il provvedimento dispone la sospensione delle demolizioni fino al 31 dicembre del prossimo anno, comprese le demolizioni ordinate in esecuzione di sentenze penali, per dare il tempo al nuovo governo campano di correre in soccorso ai suoi elettori.
Una legge regionale ora dovrebbe riaprire i termini del condono edilizio del 2003.
L’abbattimento doveva riguardare 66mila case abusive non sanate con il condono edilizio voluto dal governo Berlusconi nel 2004.
Al di là della considerazione che ciò consoliderà la convinzione che l’attuale Stato ha figli e figliastri è certo che riemergerà forte il desiderio da parte del corpo sano della penisola di evitare la diffusione della cancrena mortale, tagliando le parti più infette e puzzolenti.
- Bic
- 22 Aprile 2010
Condividi su facebook
Condividi su twitter