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La malattia in Italia colpisce in media 12-13 persone ogni 100.000 abitanti; è un tumore importante perché interessa più frequentemente anche le classi d’età compresa tra i 35 e 65 anni; l’età media di insorgenza è intorno ai 50 anni

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Quando a giugno, su queste pagine. demmo notizia di una scoperta americana nel campo dei vaccini contro i tumori della pelle (melanoma),   era stato salutato come un grande successo il fatto che i pazienti trattati in questo modo, dopo una sperimentazione giunta in fase tre, avessero una sopravvivenza superiore di mesi cinque rispetto ad altri.
Ora anche in Italia, sempre sui vaccini anti melanoma, si sta avviando una fase due di una sperimentazione che è caratterizzata da alcune importanti novità
Dopo l’asportazione di un melanoma considerato a rischio di recidiva, il paziente continua a convivere, anche per anni, con la paura che la malattia possa tornare.

I ricercatori dell’ISS hanno messo a punto un metodo, frutto di anni, decenni, di studi condotti in modelli sperimentali, per trattare i pazienti operati di melanoma e liberi dalla malattia, per ridurre il rischio di recidiva.
La novità consiste nello sfruttare l’effetto immunostimolante dell’interferon alfa e quello del chemioterapico per aumentare la risposta immunitaria indotta dal vaccino contro il tumore.
Gli studi condotti in ISS hanno mostrato che alcuni chemioterapici possono potenziare fortemente la risposta del sistema immunitario attraverso un meccanismo che interviene alla sospensione della loro somministrazione ( un “effetto rimbalzo” si potrebbe dire in termini non scientifici.

Tale fenomeno è accompagnato dalla produzione di numerosi fattori di crescita delle cellule del sistema immunitario per cui la risposta ad un vaccino somministrato nella fase di proliferazione omeostatica viene, pertanto, fortemente potenziata.
I nei, talvolta, possono trasformarsi in tumore e dare origine al melanoma. Se il melanoma è sottile, la sua asportazione chirurgica garantisce una guarigione definitiva. Tuttavia, melanomi di spessore superiore ad 1 mm, anche se asportati, hanno qualche possibilità di ripresentarsi e indurre metastasi sempre più difficili da curare..

Il trattamento studiato dall’Istituto Superiore di Sanità combina vantaggiosamente la chemioterapia con un farmaco molto ben tollerato, la dacarbazina, con la somministrazione saltuaria di interferon alfa insieme alla somministrazione di un vaccino contenente piccole molecole caratteristiche delle cellule tumorali (antigeni tumorali).
Un primo studio pilota, condotto, in collaborazione con l’Istituto Regina Elena e il Policlinico di Tor Vergata,  su un numero limitato di  pazienti affetti da melanoma, ha mostrato che il principio della combinazione di chemio- e immuno-terapia è applicabile all’uomo. I pazienti sottoposti a trattamento combinato con dacarbazina e vaccino antimelanoma hanno avuto risposte immunologiche molto superiori a quelli trattati con vaccino da solo.

In considerazione degli ottimi risultati conseguiti, i ricercatori dell’ISS hanno proseguito lo studio su un numero maggiore di pazienti per verificare con maggiore cura l’efficacia del trattamento. Ed ora l’Istituto Superiore di Sanità, in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e l’Istituto Dermatologico San Gallicano, avvia la fase due della sperimentazione per testare questa nuova terapia di vaccinazione  nei pazienti operati per  metastasi da melanoma.

“Abbiamo deciso di avviare la fase due della sperimentazione prevedendo l’arruolamento di 50 pazienti con melanoma metastatico – spiega Enrico Garaci, presidente dell’ISS – Si tratta, per noi, di uno studio strategico che mostra come il risultato di una ricerca di base svolta in ISS  da più di vent’anni possa essere trasferito nella la pratica clinica. Questo studio – prosegue Garaci – di cui abbiamo già testato la sicurezza e la tollerabilità e nel quale abbiamo investito un milione di euro potrà dare risultati in tempi abbastanza brevi e costituisce un’opportunità terapeutica enorme per quei pazienti che non hanno alternative terapeutiche.
La dott.ssa Virginia Ferraresi, dell’Oncologia Medica dell’IRE ha precisato che “I criteri di eleggibilità per partecipare al protocollo sono molto precisi  si tratta di pazienti con melanoma ad alto rischio di ricaduta che non presentano alcuna metastasi né da un punto di vista clinico né radiologico. Il vaccino – precisa l’esperta – sarà somministrato solo a coloro che risultano positivi per l’espressione dell’antigene di istocompatibilità  HLA-A*0201 presente in circa il 45% della popolazione italiana”.

L’arruolamento allo studio, dunque, prevede, determinate caratteristiche di malattia oltre che l’individuazione di un profilo biologico individuale del paziente, ma la strategia terapeutica globale potrà essere applicata in futuro anche ad altre patologie tumorali. 
 “ La peculiarità di questo studio, – spiega Filippo Belardelli Direttore del Dipartimento Biologia cellulare e Neuroscienze dell’ISS- che potrebbe avere anche ricadute per altri tipi di tumore, consiste nel rigenerare e potenziare la risposta naturale antitumorale del sistema immunitario soppressa dalla presenza del tumore stesso.” 

Questa terapia è  indicata quando il numero di cellule tumorali presenti nel nostro organismo è stato drasticamente ridotto (malattia residua minima
).
In questa fase – spiega Enrico Proietti,  direttore del Reparto di Applicazioni Cliniche delle Terapie Biologiche e ideatore del nuovo utilizzo del chemioterapico come immunostimolante di vaccini antitumorali – il tumore è particolarmente suscettibile ad un attacco da parte delle cellule del sistema immunitario. I pazienti riceveranno un  trattamento ambulatoriale che gli permetterà, inoltre, di tornare immediatamente alle loro abituali occupazioni ”.
Paola Nisticò, ricercatrice del Laboratorio di Immunologia delI’IRE che conduce insieme ai ricercatori dell’ISS il monitoraggio immunologico precisa che la qualità del sistema immunitario del paziente è determinante nella risposta terapeutica, anche nel trattamento chemioterapico.

L’Istituto Superiore di Sanità e gli Istituti Regina Elena e San Gallicano hanno attivato un sito all’indirizzo www.iss.it/tria  per spiegare cosa siano questi i vaccini, lo stato dell’arte degli studi in corso, con una sezione dedicata ai pazienti e un link “contattaci” a cui i pazienti possono rivolgersi per avere informazioni più specifiche sul trial.
Ai lettori che fossero interessati ad avere maggiori informazioni anche la redazione di tamtam (redazione@iltamtam.it) è disponibile per trasmettere integralmente, via e-mail –  le notizie pervenute.

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