Entro tre anni la centrale elettrica di Bastardo- Ponte di Ferro rischia di essere chiusa non ritenendo la società Enel di poter garantire emissioni che rientrino nei nuovi limiti, oppure che tali interventi siano troppo costosi.
La ricerca di un "aiutino" sui costi parrebbe la ragione del fatto, che prima ancora che i limiti delle emissioni vengano abbassati da un decreto, l’Enel ha ridotto drasticamente la produzione.
Tutto ciò, nonostante la presentazione di un piano di ambientalizzazione che prevede (nel periodo 2010-2015) l’abbattimento del 40% degli ossidi di zolfo, del 23% degli ossidi di azoto e del 50% delle polveri.
La vicenda rischia di dare ragione a quanti hanno sempre sostenuto che l’Enel non si preoccupasse a sufficienza delle emissioni della sua centrale a carbone, nonostante che altrove, vedi Civitavecchia, abbia fatto battaglie per la riconversione a “carbone pulito” degli impianti e che adesso stia lanciando messaggi, al limite del ricatto, solo per evitare di spendere per soluzioni che la tecnica comunque offre.
I deputati umbri del Pd Gianpiero Bocci e Marina Sereni hanno reso noto di avere presentato un’interrogazione parlamentare sulle prospettive occupazionali alla centrale Enel di Bastardo, per sollecitare un intervento del ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. I
parlamentari chiedono, in particolare – riferisce un loro comunicato – «quali iniziative il ministro dell’Ambiente intenda adottare per evitare che l’entrata in vigore di condivisibili nuovi parametri più restrittivi provochi una grave crisi occupazionale nella centrale Enel di Bastardo in Umbria e se non ritenga di promuovere un incontro con Enel, autorità locali e parti sociali per verificare le possibili soluzioni».
«Il ministero dell’Ambiente – spiegano i due deputati – si appresterebbe infatti a varare un decreto contenente nuovi valori, più restrittivi, riguardanti le emissioni per gli impianti di produzione di energia elettrica.».
«Fino al 31 dicembre 2009- proseguono Bocci e Sereni – l’impianto è stato pienamente in esercizio, ma dal primo gennaio 2010 l’Enel ha ridotto drasticamente l’attività e la produzione di energia elettrica si è fermata ad un quinto della potenzialità del sito. Attualmente l’Enel prevede il rischio di fermare l’impianto entro tre anni dall’entrata in vigore del decreto. L’organico dell’impianto conta 113 lavoratori, ai quali vanno aggiunti un centinaio di lavoratori dell’indotto». «Pur condividendo l’introduzione di limiti più restrittivi, chiediamo al ministro Prestigiacomo – concludono i due esponenti del Pd – di farsi carico della crisi occupazionale che investirebbe la centrale di Bastardo se essa non riuscisse a rientrare nei nuovi parametri, e sollecitiamo l’istituzione di un tavolo con tutti i soggetti coinvolti per l’individuazione delle possibili soluzioni».
- Bic
- 14 Marzo 2010
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