La conferenza- incontro sulla Consolazione di Todi, che ha visto la partecipazione di numerose persone nella sala del Vignola, si è incentrata sugli aspetti artistici, culturali e religiosi del Tempio con gli interventi dei prof.Marco Grondona e Bruno Toscano.
Il primo ha sottolineato che “Quello in cui mi imbatto da spettatore notturno e diurno: un novero insopportabile di lumi sulla chiesa. Il monumento viene immediatamente diviso in due: tutta la parte al di sopra della seconda cornice (a partire quindi dalle semicupole in su) prende un aspetto, il resto – senza lampade – ne assume per conseguenza un altro. Il che contraddice ad una regola che si impara sui banchi di scuola, tanto banale che mi vergogno a richiamarla: il grande principio aristotelico per cui il capolavoro non ammette «episodi».”
Per Bruno Toscano, tuttavia, "ci troviamo di fronte alla conseguenza – certamente molto palpabile e spiacevole – d’un lungo processo, quello che è arrivato all’illuminazione che noi detestiamo.
Risultato d’una lunga questione culturale che dobbiamo dire appartenere soprattutto al XIX secolo e i decenni a seguire. Succede quasi sempre così quando ci lamentiamo di qualcosa che oggi ha ricevuto l’ultimo colpo, l’ultima batosta. Si tratta del processo di perdita di senso del luogo, nel suo assieme, quello che sta attorno al monumento. La sottrazione di significati comincia colla demolizione di porta S. Giorgio e d’un tratto della cerchia muraria, vis à vis storico che, se ne avessimo ancora il confronto, ci servirebbe a capire di più la statura della Consolazione. Non è affatto detto che l’eliminazione del senso fosse qualcosa di fatale contro cui non si possa far nulla.
Poi hanno aperto o allargato la via delle Cerquette e il luogo divenne, da passaggio rettilineo, crocevia; anche questo va nel senso della perdita di senso del luogo.
Sarebbe interessante poi con dei confronti tra i diversi documenti capire come e quanto fu modificata la pendenza del colle, pur senza preconcetti edenici (è evidente che le cose non possono rimanere immutate a distanza di secoli); sarebbe un dato storico importante, e possiamo giurare che il terreno, il colle, un tempo accompagnasse l’edificio della chiesa in termini diversi da oggi.
Vi rientrano anche gli «abbellimenti» della sovrintendenza sul prato: manca il compasso progettuale e siamo al livello di concezione di piccolo giardino municipale.
Per tutti questi gradini si arriva all’illuminazione, ma dobbiamo vedere l’illuminazione come la fine d’una china pericolosa che viene da lontano."
- Redazione
- 25 Gennaio 2010
Condividi su facebook
Condividi su twitter