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In soli sette mesi realizzato un impianto solare che fa risparmiare tanta Co2 quanta ne assorbirebbero due milioni di alberi; le aziende non intendono investire sul nucleare fin quando non si saprà come smaltire le scorie, un problema di cui il Governo non vuol nemmeno parlare
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L’Italia è ad un bivio, tra il ritorno al nucleare e lo sfruttamento della fonte d’energia che abbiamo a disposizione in quantità.
A Montalto di Castro, il simbolo della energia nucleare che gli italiani, con un referendum, non hanno voluto, ma anche uno dei primi siti in cui i reattori nucleari dovrebbero essere istallati, il contrasto è stato evidenziato con l’inaugurazione della centrale più grande d’Italia per la generazione elettrica da energia solare.
La centrale fotovoltaica è un progetto nato dalla partnership tra Sun Ray, società indipendente per la produzione di energia elettrica da fonte solare, e Sun Power, produttore di celle, moduli e sistemi fotovoltaici ad alta efficienza.
La centrale, la cui costruzione è iniziata nel giugno del 2009, si estende su una superficie di 80 ettari e utilizza 78.720 moduli solari.
L’impianto è stato costruito su un territorio già compromesso dal punto di vista ambientale perché occupato da numerose linee dell’alta tensione dell’Enel.
Produce 40 GWh di energia all’anno e ha una potenza di picco di 24 MW. Genera energia elettrica sufficiente a soddisfare i bisogni di 13.000 abitazioni e permette di evitare l’emissione di circa 22.000 tonnellate di biossido di carbonio ogni anno.
Per risparmiare la stessa quantità di anidride carbonica sarebbe necessario piantare più di 2 milioni di alberi.
La costruzione della centrale, terminata nel tempo record di sette mesi, ha coinvolto 250 operai e 10 aziende locali specializzate per opere civili, meccaniche ed elettriche.
«Più di 200 operai locali sono stati formati con le competenze specifiche della tecnologia fotovoltaica, superando le nostre attese e dando prova di creatività e professionalità», ha dichiarato il presidente Sun Ray Yoram Amiga.
Ma il risvolto occupazionale del progetto non si esaurisce alle fasi di costruzione. La centrale sarà in funzione per circa 30 anni e richiederà l’impiego di addetti per la manutenzione, sorveglianza, pulizia, operazioni amministrative.
Senza considerare che l’impianto è solo la prima fase di un progetto di sviluppo di 85 MW, che secondo le previsioni sarà operativo nel 2010.

Intanto i dubbi sulla reale possibilità che l’Italia torni al nucleare non ce li hanno solo gli ambientalisti, ma anche le grandi aziende dell’energia.
Lo si apprende dal Sole24Ore
Secondo il quotidiano di Confindustria la società tedesca  Eon, «la società reputa che ogni valutazione in merito al momento è prematura anche perché restano irrisolti alcuni nodi cruciali, come lo smaltimento delle scorie».
Un problema che il nostro governo non ha assolutamente risolto, ma che tende a rimuovere anche dalle discussioni ufficiali.
 

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