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Il "maleoscuro" in gravidanza e puerperio si riflette poi sui figli, oltre che sfociare in psicosi dagli esiti tragici, come riportano le cronache: la dieta mediterranea può dare una mano
Non si conoscono i dati del passato, ma il fenomeno appare in crescita e forse è legato anche al fatto che le giovani generazioni non sono ben allenate a superare ostacoli e quindi vanno più spesso nel panico.
Sta di fatto che il 10-20 per cento delle neomamme va incontro a depressione durante o dopo la gravidanza, il che significa che tale patologia colpisce ogni anno circa 100.000 donne incinte e neomamme.
Gli psichiatri italiani, riuniti a Roma per il 45/o Congresso nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip), puntano i riflettori su questa che definiscono un’emergenza e sollecitano piani di sostegno in favore delle giovani madri. Purtroppo, come afferma il presidente Sip Alberto, Siracusano – nel 3-5 per cento dei casi il problema sfocia in una vera e propria psicosi puerperale che può portare fino a gesti estremi
Per altro, a riprova dell’esistenza del fenomeno e delle conseguenze sulla prole, da una ricerca condotta dall’Università Tor Vergata di Roma su circa 400 pazienti con disturbi dell’umore, emerge che un terzo di loro ha avuto madri con depressione in gravidanza.
I figli di mamme depresse manifestano cioè più spesso problemi di linguaggio, difficoltà di sviluppo e sono loro stessi a rischio di problemi psichiatrici.

Ma intanto c’è anche una prima prova scientifica del fatto che la dieta mediterranea riduce del 30 per cento il rischio di cadere in depressione, secondo uno studio realizzato su oltre 10mila persone e pubblicato sulla rivista Archives of General Psychiatry (Jama) e realizzato da un team di ricercatori spagnoli dell’Università di Las Palmas (Canarie) e dell’Università di Navarra a Pamplona.
«La dieta mediterranea – sottolinea la Coldirettiche ovviamente è felice della cosa – si è dimostrata più efficace di altre variabili come numeri dei figli, stile di vita o il carattere ansioso o competitivo, secondo lo studio che è stato condotto per un periodo di ben sei anni.
 Sembra che a svolgere un ruolo positivo importante siano i grassi contenuti nell’olio di oliva che – precisa la Coldiretti – rappresenta una componente fondamentale della dieta mediterranea non presente in altri tipi di stili alimentari».  

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