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In base alla nuova normativa i manager pubblici italiani potranno avere "straordinari" limitati a 273mila euro annui e stipendi senza limiti
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Che l’Italia fosse il paese degli azzeccagarbugli lo aveva detto anche il Manzoni, ma stavolta sembra si sia riusciti nella missione impossibile e ci potrebbe essere “cascato” anche il Codacons che promuove il tetto alle retribuzioni dei manager pubblici approvato dal Consiglio dei Ministri, ma chiede che i limiti valgano per tutti gli enti connessi al settore pubblico, Rai compresa. 
Giornalisti attenti e liberi avrebbero infatti scoperto che il tetto agli stipendi dei dirigenti pubblici può finalmente entrare in vigore, ma con una limitazione: il tetto non riguarderà gli stipendi.
La norma, infatti,  prevede l’«esclusione, dal computo che concorre alla definizione del limite, della retribuzione percepita dal dipendente pubblico presso l’amministrazione di appartenenza».
Quindi il decreto attuativo sarebbe un provvedimento quasi senza conseguenze pratiche.
Inizialmente l’idea di imporre un limite massimo alle retribuzioni di dirigenti e manager venne al governo Prodi: non più di più di 273 mila euro lordi all’anno.
Nel giugno del 2008 il governo di centrodestra corregge la misura lasciata in eredità dall’Unione: il  tetto, in vigore da pochi mesi, viene sospeso: il vincolo sui guadagni dei dirigenti tornerà esecutivo solo dopo l’emanazione di un decreto attuativo.
Ora si precisa che nel calcolare la retribuzione del dirigente non bisogna tenere in considerazione la busta paga che gli paga la sua amministrazione.
Restano, quindi, sottoposti al tetto soltanto i compensi ricevuti per eventuali incarichi aggiuntivi.

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