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Un odg del Senato chiede di eliminare le sovvenzioni al progetto dell'Enea, sulla base di valutazioni di impianti che pure vengono costruiti nel resto del mondo anche se non si avvalgono della nuova tecnologia di cui le industrie Angelantoni sono depositarie
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La brusca frenata arrivata sul terreno del solare termodinamico che, secondo una mozione parlamentare a firma, tra gli altri, di Gasparri, Quagliariello, Nania e Dell’Utri, sarebbe altamente critico e  dalle incerte potenzialità ha causato sconcerto sia tra gli esperti fautori di questa tecnologia italiana che delle forze politiche di Massa Martana e Giano dell’Umbria, che ritenevano ben avviato il progetto delle industrie Angelantoni.
Secondo i senatori del Pdl.  “i primi tentativi di realizzare impianti di solare termodinamico anche di consistenti dimensioni, risalenti a più di 30 anni or sono, non sono stati persuasivi nei risultati e quindi abbandonati e attualmente è inoltre difficile prevedere quali potranno essere i costi di installazione e gestione di tale tecnologia in futuro… pertanto, appare economicamente più vantaggioso puntare sulle tecnologie per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili per le quali i costi connessi alla curva di apprendimento risultano prossimi alla combinazione ottimale di efficacia ed efficienza quali, in particolare, le tecnologie del solare fotovoltaico, del consumo di biomasse e dell’eolico… e destinare ai suddetti obiettivi tutte le possibili risorse, ivi comprese quelle dei fondi non attivati per l’incentivazione di energie non ritenute proficue”.
Una scelta che potrebbe avere pesanti conseguenze e che può essere letta come un consapevole indirizzamento delle risorse disponibili verso altre fonti energetiche e, segnatamente, il nucleare.
Lo sconcerto deriva dal fatto che da circa venti anni sono in esercizio nove grandi impianti termoelettrici solari di questo tipo, anche se non capaci di produrre alte temperature come il progetto italiano, in California e nel deserto del Mojave per una potenza elettrica complessiva di 350 MW, e nel 2007, sempre negli Stati Uniti, è entrata in esercizio la prima centrale americana di nuova generazione, Nevada Solar One, per una potenza di capacità installata di 64 MWh.
In Europa è stata la Spagna ad aver avviato a partire dal 2004 un programma industriale finalizzato alla realizzazione di una trentina di centrali di potenza complessiva di circa 1.300 MWh, e nel 2007, un gruppo italiano , specializzato per la produzione di energia da fonti rinnovabili, è stato incaricato della realizzazione in Libia della prima fase della costruzione di una centrale a ciclo solare termodinamico.
Recentemente poi dalla Germania, che di solare se ne intende assai , è stato lanciato il progetto Desertec,   partendo della concreta possibilità che investendo nel nuovo solare termodinamico a concentrazione – per cui le industrie Angelantoni hanno la concessione di un innovativo brevetto dell’Enea che consente di avere temperature alte come quelle generate dalla combustione del gas o del carbone – si possa, nel giro di non molti anni, coprire buona parte del fabbisogno energetico europeo senza gli innumerevoli problemi (artatamente negati) dell’energia nucleare.
Singolarmente il pronunciamento al Senato è arrivato pochi giorni prima che fosse resa pubblica la costruzione in Sicilia della più grande fabbrica europea per la realizzazione di pannelli fotovoltaici al silicio, una tecnologia che sembra destinata ad essere migliorata sia con l’utilizzazione di sostanze meno costose sia, addirittura, con la messa in commercio, entro 10 anni, di vernici che dovrebbero svolgere la stessa funzione di produzione dell’energia.

Sulla questione ha preso posizione anche il PD di Giano dell’Umbria e di Massa Martana .
Tali formazioni politiche
ritengono che “ la scelta di tornare al nucleare abbandonando il solare termodinamico suicida sia da un punto di vista ambientale che economico, ed è la conferma degli scenari che il governo intendeva tenere nascosti circa la gestione dell’energia con l’introduzione del nucleare in Italia.
Con questa operazione, in realtà, si vogliono spostare risorse dal solare termodinamico al nucleare.
L’opzione nucleare orienterà la maggioranza delle risorse verso tecnologie prodotte all’estero, relegando le imprese italiane a un ruolo marginale di comprimari, mentre nel solare possiamo essere leader in quanto i primi a  sviluppare la ricerca in questo settore.
Se l’Italia uscirà da questi progetti innovativi si ripeterà il caso del fotovoltaico, nel quale solo 15 anni fa eravamo leader in Europa e che abbiamo abbandonato scegliendo modelli di sviluppo energetici obsoleti e che non producono vera ricchezza per il Paese.
In generale, il governo sembra sottovalutare il possibile impatto in termini di occupazione e di rilancio dell’economia derivante da un investimento sulle energie rinnovabili, ed è ancora più assurdo che questa norma sia contenuta in un pacchetto di leggi chiamato anticrisi, e non in un disegno di legge finalizzato ad una effettiva politica energetica.
Gli investimenti nelle energie rinnovabili possono creare molti posti di lavoro. Ne è un esempio il progetto Archimede, che vede la collaborazione dei comuni di Giano dell’Umbria e Massa Martana con le Industrie Angelantoni, Siemens e Sviluppumbria per lo sviluppo di questa tecnologia ed la creazione di molti posti di lavoro.
Riteniamo molto grave a livello locale la responsabilità di alcune persone, che si sono opposte e continuano ad opporsi alla realizzazione del progetto ricorrendo ad atti legali, ma soprattutto la visione espressa dal PDL quando parla di sviluppo e poi non spiega come intende realizzarlo con progetti concreti.
Un PDL che si mostra diviso anche a livello territoriale locale, basti pensare che il solare termodinamico a Massa Martana veniva proposto come punto qualificante in campagna elettorale, mentre a Giano dell’Umbria era avversato e sottovalutato quale sinergia di sviluppo di un territorio che presenta molti punti in comune. 
Come PD confidiamo nel buon senso del governo affinché scelga di puntare sull’interesse generale del Paese e non solo sui vantaggi che singoli o gruppi di interesse possono ottenere, non disperdendo questo patrimonio di tecnologia, ed accolga le istanze di chi, enti pubblici e imprese private, a livello locale e nazionale hanno scommesso su questa enorme opportunità”.

 

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