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Maratona show di Maurizio Costanzo (che ha irriso i ministri Tremonti e Brunetta) con Mario Scaccia, Silvano Spada, Massimo Lopez ma anche due parlamentari, tecnici e altri ospiti

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La maratona teatrale “Viva il teatro!”, che si è svolta sabato 12 settembre al Teatro Comunale, può essere considerata il nucleo ideologico, e perfino politico, del Todi Arte Festival 2009. Del resto è lo stesso Maurizio Costanzo a dichiarare in apertura che la serata, dedicata alla memoria del critico teatrale e cinematografico Tullio Kezic, potrebbe anche essere dedicata, con intensità uguale e contraria, a Giulio Tremonti, il ministro che ha pensato i tagli al Fus, Fondo Unico per lo Spettacolo. La difesa del teatro contro i tagli governativi è il filo rosso della serata. Costanzo non risparmia battute al veleno e scoperte allusioni: “quando è stata”, si chiede, “l’ultima volta che Tremonti e Brunetta sono andati a teatro?”
Il nodo della crisi teatrale che Costanzo ha voluto affrontare attraverso il festival tuderte è politico-istituzionale: è il problema della carenza dei finanziamenti, e, questione particolarmente cara al direttore artistico, dei privilegi di cui godono i teatri pubblici a scapito di quelli privati.
Il problema è politico e Costanzo, con la forza del consenso che è in grado di muovere, cerca una soluzione istituzionale. Il suo progetto diventa chiaro quando, in un momento gestito con la formula del Maurizio Costanzo Show (una fila di sedie sulla quale stanno allineati gli ospiti, Costanzo in piedi che poco moderatamente modera il dibattito), sul palco sono invitati gli onorevoli Gabriella Carlucci, del Pdl, Emilia De Biasi, del Pd, insieme ad Alessandro Riceci del progetto 0.3 e a Piero Maccarinelli degli “Artisti riuniti”. Si tratta in piena regola di un tavolo di concertazione.
Le due parlamentari spiegano al pubblico il disegno di legge bipartisan che hanno preparato e che sta per essere votato alle Camere: tra gli altri provvedimenti il disegno prevede il riconoscimento delle professionalità dei lavoratori dello spettacolo, la defiscalizzazione di tutte le attività che riguardano gli spettacoli live, il prelievo di fondi da altre entrate statali come quelle legate alle lotterie.
La De Biasi rivendica la possibilità di riequilibrare la concessione di risorse tra teatro pubblico e teatro privato, nonché di colmare la sproporzione tra investimenti per la televisione e investimenti per tutti gli altri tipi di attività dello spettacolo. “Non esiste piattaforma digitale”, fa eco Costanzo, “in nome della quale sia lecito pensare di liberarsi del teatro”. Il direttore artistico del Todi Arte Festival è agguerrito: mentre il teatro allunga la vita, chi toglie risorse al teatro muore presto e tra atroci sofferenze, minaccia convinto di poter far leva sulla ottusa scaramanzia dei governanti.
Gli intervenuti fanno fioccare le cifre: i lavoratori dello spettacolo sono venti volte quelli dell’Alitalia; in Italia si investe in finanziamenti allo spettacolo dal vivo lo 0,1% del Pil, a fronte di un contesto europeo in cui si parte dal 3% e si arriva fino al 5%.
Piero Maccarinelli ricorda indignato alcune recenti esternazioni di ministri del governo dei quali preferisce non fare i nomi: ma è con ogni probabilità Brunetta il ministro che a Venezia ha parlato di parassitismo riferendosi ad alcuni grandi registi, ed è probabilmente ancora Brunetta il ministro che, sempre riferito ai registi italiani, li ha accusati di essere gente che dallo Stato ha avuto più soldi di quanti non ne abbia incassati al botteghino. La cultura come bene pubblico, per il quale sia necessario fare investimenti in perdita, la cui produttività è immateriale e non monetizzabile, è un’idea evidentemente aliena alla classe dirigente italiana.
Su uno schermo viene proiettata la clip realizzata dal gruppo 0.3, nella quale i lavoratori dello spettacolo leggono nei teatri di tutta Italia un comunicato scritto per sensibilizzare il pubblico intorno ai problemi di questo particolare comparto dell’economia, aggravati dai tagli al Fus. Alessandro Riceci, in rappresentanza del gruppo 0.3, ricorda le condizioni spesso scandalose in cui versano i lavoratori dello spettacolo, schiacciati dal precariato, dalla mancanza di un riconoscimento sociale della loro professione, dall’assenza di qualunque tutela previdenziale. Le rivendicazioni sindacali del giovane Riceci finiscono quasi con lo spazientire Costanzo che interrompe il dibattito per riprendere la maratona, curata e presentata sul palco da Marco Mattolini.
La maratona vorrebbe esibire sul palco una serie di buone ragioni per mantenere in vita il teatro. Ed è sicuramente una buona, ottima ragione il laboratorio “Piero Gabrielli”, diretto da Roberto Gandini. I ragazzi, guidati sul palco con passione e partecipazione da Gandini, hanno messo in scena una breve esibizione che mostrava tutta la forza dell’esperienza sulla quale si fonda il laboratorio: la collaborazione tra attori “disabili” e attori “normali”. Lontani da ogni deriva pietistica, i ragazzi hanno rappresentato il dramma della diversità e della discriminazione con grande forza, con rabbia e coraggio, segnando forse uno dei momenti migliori della serata.
Sul palco si sono poi alternati diversi protagonisti del mondo del teatro considerato in tutti i suoi aspetti. Un monumento alla capacità del teatro di allungare la vita è l’ottantanovenne Mario Scaccia, che da grande attore rifiuta il microfono, parla della sua vita dedicata al teatro, dalle commedie allestite nel campo di concentramento in cui era prigioniero in Marocco a Cecchignola di Petrolini, per poi concludere con un monologo tratto dalla Tempesta di Shakespeare e con due sonetti di Trilussa.
Alla serata ha partecipato anche Enrico Vaime, autore televisivo e teatrale molto vicino a Costanzo, che si è espresso fermamente contro i tagli, contro un sistema culturale che soffre la centralità del medium televisivo, e contro i politici che invece di occuparsi davvero di cultura si attardano a discutere dell’insegnamento del dialetto nelle scuole.
Altro vero mattatore della serata è stato Silvano Spada, l’inventore e pluriennale direttore del Todi Arte Festival, che raccontando sul palco il suo longevo amore per il teatro ha manifestato la sua piena solidarietà nei confronti del lavoro e del progetto di Costanzo. Sul palco anche Massimo Lopez, che ha proposto una fugace e divertente imitazione di Tremonti, e lo storico responsabile della pagina dello spettacolo di “Repubblica” Roberto Campagnano, che ha dovuto constatare il progressivo abbandono del teatro da parte dei giornali, i quali hanno sempre più orientato la propria attenzione verso un pubblico educato al gusto televisivo.
Dopo un momento dedicato ai tecnici, direttori di scena, macchinisti, sarte e maschere che sono salite sul palco a raccontare la propria esperienza di vita e di lavoro dietro le quinte, la maratona è proseguita a lungo (forse troppo, con il pubblico stanco che abbandonava progressivamente la platea e i palchi) tra esibizioni e dichiarazioni, fino al balletto finale dedicato alla lotta di libertà del popolo birmano. 
Nel coro di consensi per la tesi di fondo di Costanzo, forse è stato Luigi De Filippo l’unico a fornire lo spunto per una lettura diversa della crisi del teatro. De Filippo ha parlato dei contributi del Fus come di un guinzaglio, come di un mecenatismo di Stato che rende l’arte ricattabile, e la assimila al potere. E di certo l’obiezione di De Filippo non è isolata, ha serpeggiato lungo tutta la settimana del festival: parlando con gli artisti, attori, registi, autori, si è raccolta l’impressione che, al di là della sacrosanta difesa dei finanziamenti, resistenza non deve significare conservazione, inerzia, difesa di alcuni spazi di potere, e in definitiva di un sistema di gestione che è lo stesso che ha trascinato il teatro in questa crisi.
Il teatro resiste se è una forza di contestazione di tutti i linguaggi e di tutti i poteri, se si batte contro tutte le inerzie. Il teatro resiste se ritrova il coraggio delle idee: il Todi Arte Festival 2009 in questo senso è stato utile forse a porre il problema, meno a indicare soluzioni e vie d’uscita. 

Prima della maratona, alle 19 e 30 al Palazzo del Vignola è andato in scena il consueto appuntamento con il “Teatro dei Miracoli – Momenti di drammaturgia contemporanea”. Antonella Attili, Simone Colombari ed Eleonora Ivone hanno interpretato, in una lettura scenica, il testo scritto e diretto da Angelo Longoni Vita.
Un testo delicato, che mette in scena la storia di una ragazza ridotta in stato vegetativo permanente da un incidente stradale. Accanto al corpo inerte della ragazza, il dilemma dei genitori: la madre che vuole tenere in vita la figlia, e il padre che vorrebbe invece liberarla dal peso di un’esistenza degradata. Tra l’attualità del discorso sulla bioetica e la classicità dei temi tragici (la vita, la morte, i legami famigliari, le grandi scelte), Longoni ha voluto soprattutto restituire chiaroscuri e sfumature a un discorso che il dibattito pubblico ha cristallizzato e volgarizzato risolvendolo in una banale contrapposizione binaria. Sostenuto dall’intensità degli attori, il testo tiene e conduce lo spettatore a condividere la richiesta finale di silenzio che proviene dalla figlia straziata.

Domenica 13 settembre sarà la giornata conclusiva del Todi Arte Festival 2009: alle 21.30 in Piazza del Popolo si svolgerà la “Festa in piazza”, presentata da Barbara Saba: anche quest’anno l’evento popolare di chiusura, aperto a tutti, partirà con l’esibizione della FANFARA DELLA POLIZIA DI STATO.
Si continuerà con la comicità intelligente e raffinata di LILLO & GREG, seguiti da i BLUES WILLIES. Conclude un classico della comicità pungente e di spessore: GIOBBE COVATTA.
Due appuntamenti musicali al Teatro Comunale: alle 12 “ITHAKA, il viaggio di Ulisse – Un pianoforte come vascello alla scoperta del Mediterraneo”, concerto di Cristiana Pegoraro, mentre alle 19 si esibirà un re del jazz internazionale, Ray Gelato e la sua band.
Ultimo spettacolo per “Il Teatro dei Miracoli – momenti di drammaturgia contemporanea” che, alle 16.30 al Palazzo del Vignola, porta in scena “Confessioni di una mente criminale” dal romanzo di Danilo Pennone, adattamento, interpretazione e regia di Alfredo Angelici, con i musicisti Danilo Pennone, Marco Turriziani e Salvatore Zambataro.

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