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di Angelo Longoni - con Antonella Attili, Simone Colombari, Eleonora Ivone
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Un padre 
Una madre 
Una figlia
Un incidente stradale, il tempo che si ferma. Tutto l’amore del mondo e tutto il dolore del mondo Il conflitto di una famiglia come rappresentazione del conflitto di un paese intero. L’Italia, forse più di ogni altro paese di cultura occidentale, è il luogo della separazione netta dei concetti, delle idee e delle convinzioni in modalità spesso semplificate e manichee. La realtà che viviamo sembra dipendere solo dall’azione di due principi opposti, tra cui esiste un contrasto insanabile e noi tutti sembriamo in grado di vedere il mondo solo in bianco o in nero senza riuscire a concepire altri colori o sfumature. Ciò ci spinge a dividerci in blocchi contrapposti e ad assumere posizioni intransigenti rispetto ad argomenti complessi e di difficile soluzione. Anche nella recente e tragica vicenda di Eluana Englaro, con la complicità dei mezzi di informazione, il popolo italiano, insieme ai suoi rappresentanti politici, si è diviso in due metà contrapposte e i compatibili. Chi accusava il padre della donna di essere un assassino, chi accusava i suoi detrattori di essere torturatori di un corpo inerme che desiderava solo di essere liberato. In mezzo a queste due posizione quasi il nulla. In Vita si racconta questo conflitto come se fosse interno ad una famiglia. Al centro una donna la cui esistenza si è sospesa a causa di un incidente stradale, vicini a lei il padre intenzionato a liberarla dallo stato vegetativo permanente nel quale giace e la madre invece ferma nel difenderne la vita in ogni caso e ad ogni costo. Due posizioni inconciliabili, esattamente come quelle di una popolazione che si è divisa in due metà, due genitori spezzati, due personaggi simbolo. Tre voci che compongono una partitura di sentimenti, di ricordi e di riflessioni, un flusso poetico che racconta la vita in tutte le sue espressioni: il dolore, la gioia e, soprattutto, l’amore.  

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