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Alfredo Angelici: attore, Danilo Pennone: mandolino, chitarra e ukulele; Marco Turriziani: voce e chitarra; Salvatore Zambataro: clarinetto e fisarmonica
confessioni

Roma. Prenestino, anni Settanta. Terrorismo e criminalità comune. È in questo scenario che si muove Natale il protagonista di Confessioni di una mente criminale, romanzo di Danilo Pennone (Newton Compton, Roma, 2008) e ora – con il libero adattamento, la regia e l’interpretazione di Alfredo Angelici – trasformato in un lavoro teatrale, in uno spettacolo unico L’idea della messinscena parte dalla tradizione del “cunto” siciliano calibrando musiche e parole, con una narrazione in prima persona da parte del protagonista che racconta la sua vita di outsider della criminalità, che rifiuta la società dei colletti bianchi, della “quieta disperazione” borghese e allo stesso tempo non riesce a far parte dei nomi importanti della mala: è un criminale di seconda fascia che vede scorrere davanti ai suoi occhi anni irrequieti pieni di malessere e di sangue, in contesti che genericamente vengono definiti pasoliniani. La performance di Alfredo Angelici si struttura attorno al momento musicale realizzato dal vivo da Danilo Pennone, sulla scena sia nei panni del personaggio Cric sia come musicista (chitarra, mandolino, ukulele) . Autore delle musiche insieme al cantautore romano Marco Turriziani (voce chitarra anche lui interprete nel ruolo del Molisano) e a Salvatore Zambataro (quest’ultimo, nella veste di Capellino, al clarinetto e alla fisarmonica). Uno spettacolo che non lascia indifferenti e  che si risolve in un punto d’interrogativo che scuote la coscienza di ognuno di noi: tra i giovani delle nostre periferie quanti Natalino stanno preparando il loro sterile viaggio nell’imbuto del male? Questo spettacolo aiuta a capire, forse, perché alcuni si perdono e altri si salvano. 

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