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Il quotidiano dei cattolici umbri limita la critica ai "respingimenti", mentre l'ex legale di Berlusconi e Presidente delle Camere penali affonda sul reato di clandestinità e le ronde
clandestini

È più che mai acceso il dibattito in Italia sugli immigrati, considerati tutti attraverso il filtro dei clandestini e in particolare dei clandestini che vengono dal Sud.
Un dibattito che scopre posizioni inaspettate sia in Umbria, sia in persone che sono state vicine al premier.
Il quotidiano cattolico umbro “La Voce” sembra voglia ribadire le critiche al pacchetto sicurezza avanzate dalla Cei, ma parla di un punto critico raggiunto dal fenomeno immigrazione.
Infatti scrive che “Il fenomeno della migrazione ha accompagnato la storia dell’umanità fin dai suoi primordi, e noi italiani ne sappiamo qualcosa. È certamente vero che oggi, tuttavia, il fenomeno è giunto ad un punto critico. Dire questo sembra giustificare come estrema ratio il ricorso al “respingimento”, questa parola nuova, gettata sinistramente come un grido di vittoria nel gergo politico, esibita come una carta di credito agli elettori delle prossime votazioni. In verità il termine suggerisce l’immagine di chi dà uno spintone a qualcuno e lo/la butta fuori della barca, magari con un bimbo in braccio. “
” L’Europa e l’Italia, che hanno le loro radici in una cultura ebraica e cristiana che fa dell’accoglienza un punto cardine, non può gettare a mare la propria altissima civiltà e ricadere nelle nebbie in cui si trovò a brancolare quando approvò leggi e sciagure disumane di cui oggi ancora si è costretti, con vergogna, a fare memoria. Solo gli sciocchi possono immaginare che si possa accogliere tutti e sempre e senza regole. Chi pensa questo si trova in un altro punto critico, quello dell’intelligenza umana: il non sapersi fermare a tempo prima di precipitare nel non senso. Per evitare tale precipizio servono leggi pensate e ponderate che non inducano ad agire al di sotto la soglia dell’umanità e della dignità delle persone.”
Una netta bocciatura viene invece dal presidente dell’Unione delle camere penali, ordinario di diritto processuale ed ex legale di Berlusconi, Oreste Dominioni, commentando il reato di immigrazione clandestina introdotto dal ddl sicurezza «Lo strumento penale è del tutto inadeguato. Con ricadute insostenibili sul circuito giudiziario e su quello carcerario. Noi riteniamo al limite di costituzionalità il nuovo reato, perchè non ci sembra che la clandestinità sia un disvalore tale da essere recriminato dallo Stato con la legge penale.
Ma anche superando i rilievi generali, ci preoccupa l’inefficienza che ciò comporterà nel sistema».
Per quanto riguarda l’istituzione delle ronde
, secondo Dominioni, «s’intacca un altro principio di fondo, quello che riserva allo stato l’esclusività nell’uso della forza». «È una regola sperimentata nella storia: quando si determinano situazioni di conflittualità, non si risolvono consentendo la contrapposizione, ma facendo intervenire lo stato. È facile immaginare, al di là delle dichiarazioni di principio che le ronde si tradurranno in gruppi contrapposti, generando conflittualità».
Infine preoccupa la reintroduzione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. «Era stato abolito sull’idea che per il soggetto pubblico non fosse necessaria una tutela rafforzata – ha ricordato il presidente dell’Unione delle camere penali – Ora si reintroduce il reato.
Quello che più preoccupa, però, è il meccanismo del risarcimento. Pagando si estingue il reato».
Posizioni che – entrambe – sembrano spostare l’attenzione da principi generali ed ideali a quelli più pragmatici. Da un lato incide il fatto che i clandestini immigrati fanno registrare una più molto più alta propensione al crimine degli italiani e dei “regolari”, con la caratteristica di un ingresso nel mondo criminale immediato, quasi programmato.
Viceversa preoccupa la constatazione che idee e provvedimenti magari presi in buona fede non tengano in sufficiente conto il fatto che sono potenzialmente numerosi coloro che sono portati a distorcerli ed a dargli interpretazioni pratiche da “imbecilli”.

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