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La lunghissima scalinata che sale da Pozzo Beccaro al tempio di  San Fortunato è in stato di abbandono  lo sfalcio delle erbacce non basterà a darle maggiori attrattive

A vederla di lontano e di notte, tutta illuminata di luce arancione, la scalinata intitolata ai “Martiri di Nassirya” promette molto.
Ma chi si avventura a Todi per i circa 365 gradini che da Pozzo Beccaro portano fin quasi sotto il Tempio di San Fortunato rimane deluso: solo erbe selvatiche adornano i lati della scalinata, con qualche rara pianta di rosmarino di contorno
.
E tutto ciò non fa onore né a chi ideò questo percorso, probabilmente con l’intento di dare alla città un’attrattiva turistica in più, né a chi decise di dedicarla ai militari italiani che avevano perso tragicamente la vita in una, prima ignota, città irachena.
Eppure un modo per onorare degnamente i morti a Nassirya e nel contempo ridare attrattiva ad una zona della città ci sarebbe, a costo zero o quasi.
A quanto si può vedere, almeno da un lato della scalinata c’è un tubo di polietilene che, con tutta probabilità, è collegato ad una presa dell’acquedotto, quindi lì è possibile irrigare eventuali piante ed arbusti da fiore.
Ma non è questa, almeno non solo questa, la soluzione, semplice da realizzare per l’amministrazione comunale ma di un certo costo.
Invece la scalinata potrebbe diventare anche una vetrina per i tanti vivai di piante e fiori che ci sono a Todi, nel comprensorio e, se non fossero sufficienti, in tutta l’Umbria.
Se, lungo l’area incolta a fianco dei gradini, si cedesse in  comodato gratuito un pezzettino di terra ai vivaisti interessati, questi potrebbero impiantarci e mantenerci ciascuno uno o due esemplari delle loro più fiorite produzioni, così da realizzare una scenografia che, se non  paragonabile a quella della scalinata di Trinità  dei Monti a Roma, sarebbe sicuramente di richiamo per il turista e di pubblicità per i vivaisti.
E’ un progetto piccolo, piccolo ma, in attesa che si trovino persone disposte ad investire per dare una carta in più, oltre la cultura e la natura, al turismo nella città di Jacopone, provarci a realizzarlo, magari coinvolgendo le risorse tecniche dell’antica scuola di agraria, non dovrebbe essere una fatica immane.

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