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Lo ha deciso la Corte di Cassazione

Via libera alla procreazione assistita per i detenuti con malattie virali con elevato rischio di trasmissione al partner o al feto.
Lo sottolinea la Cassazione che, dopo aver dato l’ok ai figli in provetta per i boss in regime di «carcere duro», dà la possibilità anche ai detenuti con malattie virali di avere figli grazie alla fecondazione assistita.
In particolare, la Prima sezione penale ha accolto il ricorso di un detenuto di 44 anni affetto da epatopatia HCV al quale il magistrato di Sorveglianza della capitale aveva negato il consenso ad accedere alla fecondazione assistita sulla base del fatto che nè il detenuto nè la moglie avevano problemi di sterilità o comunque una «patologia intrinsecamente impeditiva del concepimento o della gestazione».
Per il magistrato di sorveglianza non si potevano applicare le «Linee Guida» del decreto del ministero della Salute dell’aprile 2008.
Ma la Cassazione l’ha pensata diversamente e ha rinviato il caso al magistrato di sorveglianza della capitale. Accogliendo il ricorso del detenuto, la Suprema Corte ha ricordato che la legge 40 del 2004 «parla di sterilità o infertilità, ma non indica le specifiche patologie che producano sterilità o infertilità in modo dettagliato e nominativo».
La Suprema Corte non trova «lecito che il giudice si possa spingere fino al punto di delimitare, al di là di quello che è stato il parere scientifico del massimo organo di consulenza tecnica in materia medica, ciò che rientri o non rientri nell’ambito delle patologie che la comunità scientifica ritenga invece autorevolmente produttiva di infertilità o sterilità».

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