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Tre proposte di modificaper uscire dall'angolo al "testo base" del senatore Orsi per far uscire il mondo venatorio dall'angolo
caccia

 
Piccoli passi in avanti: la Commissione Ambiente del Senato ha deliberato di conferire al testo ORSI la qualifica di “TESTO BASE”.
E’ naturale che l’estensore del taccuino, come tutti del resto, ha i suoi rapporti, le sue amicizie che “usa” con il massimo disinteresse a beneficio della caccia italiana. E cosi ho avuto modo di rappresentare, proprio ieri, verbalmente al sen. ORSI,  la necessità assoluta di “uscire dall’angolo”, nel quale commentatori prevenuti (leggi Crozza a “Ballarò”) ci costringono a stare. Per farlo, occorrono proposte in corso d’opera “che siano appetibili” e che possano avere una certa rispondenza nel “cosiddetto immaginario” collettivo.
Tre proposte (a breve le spiegheremo meglio). La prima: inserire nella riforma una disciplina giuridica del volontariato dei cacciatori attraverso la creazione della “sentinella ambientale” a supporto del servizio di Protezione Civile.
La seconda: l’istituzione nelle regioni di una scuola della fauna e della flora aperta a tutti i cittadini (basti vedere l’esperienza delle Provincie di Brescia e di Pordenone).
La terza: il coinvolgimento possibile della scuola italiana, attraverso una specifica previsione legislativa contenuta nella riforma della legge 157/92, sui temi specifici che attengono alla tutela dell’ambiente, della fauna e della flora.

Esaminiamo nel dettaglio, anche se brevemente, la proposta di riforma della Federcaccia della legge 157/92.
Partiamo dalla massima “eppur si muove”. Questo per dire senza perifrasi, ne prevenzioni di sorta, che quanto meno si è finalmente in presenza di una proposta da parte della maggiore Associazione Venatoria Italiana. Lo abbiamo recentemente auspicato e ne prendiamo atto con vero piacere.
Non saremmo sinceri con noi stessi, se non rilevassimo che l’azione della FEDERCACCIA negli ultimi tempi sia stata in un certo senso non priva di elementi di contraddittorietà. Questo non è difficile da spiegare. Dall’accordo programmatico del 5 Marzo 2008, con Libera Caccia, ANUU e ENAL CACCIA, si è passati all’eptalogo (un’accordo in sette punti), al tavolo “dei volenterosi”, poi recentemente si è tornati alle origini invocando l’unità delle quattro associazioni che danno vita a FACE Italia. Nell’intanto, bontà loro, ANUU e LIBERA CACCIA sono andate per conto loro, ed adesso forse si incontreranno di nuovo nella “casa” madre.

Nel merito della proposta possiamo dire alcune cose. In linea generale si compiono modesti passi avanti rispetto ad alcune recenti prese di posizione, ma in realtà siamo ancora ben lontani dal vero obbiettivo che dovrebbe avere una seria riforma della caccia Italiana.
Diciamolo una volta per tutte, sei sono le grandi questioni della riforma: l’art.18, la mobilità, la sburocratizzazione della caccia, le deroghe, la quantità di territorio disponibile, la strumentazione scientifica da realizzare per il supporto legislativo d’ordine venatorio.
Sarebbe ingeneroso affermare che Federcaccia con la sua proposta, che come è d’uso abbiamo attentamente e minutamente studiato, non tenti di dare risposte in merito. Ma sono risposte che non colgono appieno, a nostro modesto avviso, i reali obbiettivi che sono innanzi a noi.

Sull’art. 18 apprezziamo il “preambolo” tecnico. Io penso d’ indovinare a chi debba iscriversi il testo o chi ne sia stato l’ispiratore (il nome me lo tengo per me per rispetto dell’interessato). In entrambi i casi voglio dare atto per onestà intellettuale, che si tratta, se ho indovinato bene, di uno dei più intelligenti dirigenti venatori italiani. Ma il risultato pratico che si configura non appare realizzabile soprattutto dal punto di vista giuridico e scientifico. In realtà si fissa la sola data di chiusura del 10 FEBBRAIO per alcuni tipi di acquatici, (cosa già possibile con i K.C. (concetti chiave) attuali, e si conferma la data dei turditi al 31 gennaio di ogni anno.
Certo capiamo lo sforzo generoso dei commi 2 e 3 del nuovo articolo 18, per trovare una specie di “scorciatoia” o “salvacondotto” per aggirare la normativa europea. Però, perché una volta per tutte, non si vuol capire, o se lo si capisce lo si ignora, che il problema è a monte, e cioè che occorre modificare per il nostro paese i DATI BASE ORNIS, attraverso elementi tecnici e scientifici inoppugnabili. Prima occorre fare questo, poi si potrà realizzare la legislazione. Fare le cose all’incontrario non serve a nulla (s’intende il discorso vale solo per i turditi ).

Lo strumento di supporto che viene proposto con l’art. 8 bis che dovrebbe essere una sorta di braccio operativo tecnico scientifico, (Consiglio nazionale per la tutela della fauna e il prelievo venatorio) per la quale ci si è appropriati parzialmente di una nostra proposta, estrapolando le parole “per la tutela della fauna e il prelievo venatorio appare a nostro avviso del tutto inadeguato. Noi abbiamo sempre parlato di un’AGENZIA PER LA TUTELA E IL PRELIEVO SOSTENIBILE DELLA FAUNA SELVATICA. E c’è una bella differenza fra le due proposte, noi pensiamo ad un’AGENZIA TERZA, ed indipendente, della quale devono far parte, su nomina diretta di Miniambiente, il fior fiore degli esperti sulle materie dell’etologia,delle migrazioni, della zoologia, e dei mutamenti climatici.
FEDERCACCIA viceversa ripropone il consueto “modulo” italiano , e cioè nomine “indirette” che di fatto si vincolano spesso ad una sorta “di mandato fiduciario” nei confronti del committente della nomina ,limitandone il potere autonomo delle decisioni. Figuriamoci,sotto questo profilo, che contributo la caccia può avere dai quattro rappresentanti delle associazioni ambientaliste, prefigurati nella proposta.

Non sfugge a nessuno (soprattutto a chi è attratto dai ragionamenti, e non dagli “strilli” inconcludenti), che una vera “agenzia terza” è bisognevole ed indispensabile per l’attuazione dei provvedimenti della caccia in deroga.
Grande delusione, proviamo poi sul terreno della sburocratizzazione della caccia. Un timido passo in avanti con l’abolizione dei piani faunistici provinciali. E’ troppo poco. Ma perché non si ha il coraggio, anche in presenza di una difficile situazione economica, di disboscare il peso enorme ed i costi che alcune strutture hanno nei confronti di alcuni servizi? Il numero sproporzionato di ATC (circa 1.OOO con quasi 12.000 componenti) non induce a nessuna riflessione?
Ulteriore disappunto sulla mobilità per la selvaggina migratoria, a parte le poche giornate concesse (15) su tutto il territorio nazionale, è a dir poco incredibile dal punto di vista degli adempimenti, come in realtà viene organizzato l’esercizio di tale prerogativa (su questo specifico aspetto noi pensiamo ad una calendario unico nazionale per la selvaggina migratoria, con 30 giornate libere, da usufruire attraverso un “tesserino nazionale”).

Un’altra questione da sottolineare. Si aggiorna il comma 3 dell’art. 10 relativo alla quantità di territorio da destinare alla caccia, ma si dimentica, la previsione dei poteri sostitutivi, in caso d’inadempienza delle regioni.
Queste le grandi questioni. Per il resto bene la “PATENTE CONDIZIONATA a 16 anni, bene le opzioni, male il mancato riferimento ai “certificati” per la detenzione degli uccelli da richiamo, bene i periodi differenziati anche al di fuori dal periodo venatorio, per il prelievo di ungulati, bene la tutela del piccione domestico inselvatichito, male la non previsione della concessione di certificati da parte degli osservatori regionali per gli addetti agli inanellamenti, bene tutto il capitolo relativo ai rimborsi per i danni alle colture agricole da parte della fauna selvatica ed al collegamento fra ruralità e caccia.
Un appunto tecnico: la legge 9 marzo 1989, n.86 (pag. 2 della proposta) non esiste più in quanto abrogata dall’art.22 della legge 4 febbraio 2005.
Quale auspicio possiamo invocare a conclusione di queste note, se non quello che FEDERCACCIA sia sensibile alle varie istanze che pervengono dai territori, e si colleghi sempre più alle vere ed autentiche rivendicazioni della maggioranza dei cacciatori italiani.

 

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