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Tre impiegati della Provincia accusati di aver favorito l'assunzione in banca del figlio di uno di loro

Se la Provincia di Perugia ha a che fare con “appaltopoli” quella di Terni non gioisce per “parentopoli”. Le raccomandazioni sono una malattia tutta italiana che suscita rabbia da parte di chi si sente scavalcato per meriti dei “padrini”.
La rabbia qualche volta dà anche la forza per denunce ed è quanto accaduto a Terni nel 2005.
Ieri quella rabbia e quella denuncia hanno dato luogo alla prima udienza, davanti al tribunale di Terni, del processo a un dirigente del Centro per l’impiego della Provincia, un funzionario e una psicologa dello stesso servizio accusati di abuso d’ufficio per avere favorito l’assunzione del figlio invalido di uno di questi in un istituto di credito ternano
Per gli inquirenti si sarebbe trattato, di un’assunzione «pilotata».
Le indagini erano partite dopo la denuncia presentata da un altro soggetto che si era considerato scavalcato nelle graduatorie relative all’avviamento al lavoro delle categorie protette.
Nel corso dell’udienza di oggi sono stati ascoltati tre testi del pm. In aula l’accusa era rappresentata dal procuratore di Terni. L’udienza è stata poi rinviata al 31 marzo.
I tre hanno sempre rivendicato la correttezza del loro operato sostenendo che il giovane assunto aveva tutti i requisiti richiesti. L’assunzione sarebbe avvenuta – sempre secondo la tesi difensiva – dopo due colloqui superati con i funzionari dell’ufficio risorse umane dell’istituto di credito, senza alcun intervento diretto o interferenza.

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