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Gli scarti della lavorazione delle olive contengono ricchezze che in Umbria ancora non si è in grado di apprezzare

La raccolta e la molitura delle olive sta volgendo al termine anche in Umbria ed alla fine, insieme ad un ottimo e prezioso olio extra vergine che verrà consumato sulle tavole degli italiani, si continuerà a buttare via una buona parte della ricchezza intrinseca delle olive.
Non solo le acque dei frantoi, come abbiamo più volte illustrato, potrebbero garantire un buon reddito se si recuperassero i componenti antiossidanti.
Ora anche i noccioli delle olive possono diventare bioetanolo. Tutto grazie al metodo studiato dai ricercatori delle università di Jaén e Granada, e riportato sulla rivista della Society of Chemical Industry’s: il ‘Journal of Chemical Technology & Biotechnology’.
Questa scoperta permette di ottenere 5,7 chilogrammi di etanolo da 100 chilogrammi di scarti della lavorazione delle olive, e potrebbe rappresentare l’occasione per sfruttare i milioni di tonnellate di scarti legate alla coltivazione delle olive, visto anche il basso costo di trasporto e di trasformazione dei noccioli di oliva. 
Questo biocarburante, come tutti quelli ottenuti da scarti delle lavorazioni agricole, non provocherebbe aumenti nei prezzi dei prodotti alimentari, come ha denunciato anche la Fao (Food and agriculture organization of united nation) in un suo rapporto, anzi dando un reddito aggiuntivo agli agricoltori faciliterebbe l’estensione delle colture.

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