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Il numero delle fatture emesse dalle imprese di pompe funebri è al Nord solo la metà dei morti, al sud è appena un terzo dei decessi

L’Italia è il paradiso degli evasori fiscali. Il più delle volte la gente pensa che risparmiare l’Iva sulle fatture sia un buon affare, senza pensare che per chi la fattura non la emette, o la emette solo a parziale copertura degli incassi, il guadagno è almeno doppio in quanto quelle somme non vanno a costituire reddito.
Ovviamente la parte di imposte non pagate da quest’ultimi ritorna da pagare sotto altra forma dai primi.
Ci sono casi poi in cui la fattura non la si richiede per una certa “sudditanza psicologica” nei confronti di chi fa prestazioni particolari (cure mediche, assistenza legale, ecc.). La ricerca della fiducia e benevolenza di questi professionisti fa premio, in genere, sul desiderio di legalità.

Ma ci sono casi in cui
solo il risparmio è alla fonte della rinuncia a richiedere la fattura per l’intero importo ed il risultato getta l’intera Italia nel ridicolo.
A vedere il numero delle fatture emesse, la metà dei morti al Nord e due su tre al Sud si sarebbero fatti il funerale da soli, costruzione della cassa e trasporto al cimitero compreso, o al massimo tutto il lavoro l’avrebbero fatto i parenti.
L’evasione si aggira intorno ai 100 miliardi di euro, sette punti di Pil, vale quasi quanto la spesa sanitaria.
Come se non bastasse quasi tutte le, poche, fatture emesse sono di importo inferiore al reale. E qui lo Stato ha le sue belle colpe: continua, infatti, a ritenere detraibili dalle imposte somme che con l’inflazione sono diventate ridicole e una fattura più alta, reale, diventa in gran parte inservibile.

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