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Le principali cause dell'indigenza sono la composizione familiare e la mancanza di lavoro: i dati presentati dal professor Montesperelli nel corso di un'audizione alla Provincia di Perugia

La “povertà in Umbria” è stato l’argomento di discussione affrontato dalla III commissione della Provincia di Perugia prendendo spunto da una mozione presentata dai gruppi del Pdl.
La commissione si è avvalsa dell’audizione del prof. Paolo Montesperelli dell’Università degli Studi di Salerno e membro del Comitato di Coordinamento dell’Osservatorio sulle povertà in Umbria.
L’Osservatorio sulle povertà in Umbria è stato costituito nel 1995 con protocollo d’intesa tra la Conferenza episcopale umbra (Ceu) e la Regione Umbria e costituisce di fatto un’esperienza originale, in quanto è il frutto della convergenza fra istituzioni civili e religiose, fra pubblico e privato-sociale.

“L’Osservatorio – ha spiegato il Prof. Montesperelli – incarna lo spirito del welfare mix, nel quale non solo il volontariato e il settore pubblico non si contrappongono né si sovrappongono, ma dove invece si impegnano in una collaborazione proficua in grado di offrire un servizio, quello della ricerca e della diffusione dei risultati su un tema delicato come quello delle povertà.

La prima domanda alla quale cercherò di rispondere – ha proseguito Montesperelli – è: quanti sono i poveri in Umbria? le famiglie povere sono il 7% del totale dei residenti in Umbria più precisamente diciamo che oscillano tra le 22.000 e le 28.000 famiglie. Dentro questo 7%, il 3% (10.000 famiglie) si trova molto al disotto della soglia di povertà. I 2/3 dei poveri sono stranieri e 1/3 sono umbri. Un dato allarmante è che nelle famiglie di anziani la povertà arriva all’11%.

Il secondo quesito è: quali sono le cause di povertà? I primi fattori di povertà sono la composizione familiare e la mancanza di lavoro. Dal 1997 ad oggi sul versante povertà non ci sono stati mutamenti marcati questo significa che il problema resta e non si sta affrontando.
Le uniche diversità che emergono dai dati sono: affiora l’emergenza lavoro soprattutto legata all’eccessiva precarizzazione (1 giovane su 3 ha un lavoro precario); nelle povertà estreme aumentano gli immigrati; la femminilizzazione della povertà (54% dei poveri è costituito da donne in quanto più colpite da disoccupazione e precarizzazione).

Terza domanda: come contenere la povertà? Attraverso un buon welfare locale, in questo l’Umbria si posizione a livelli medio alti ma anche attraverso la crescita della società civile organizzata che aiuta i più deboli. Altri fattori, molto sviluppati nella nostra regione, che servono a contenere la povertà, sono le famiglie e la rete di parentela.
In Umbria si assiste un fenomeno interessante che è quello della scelta delle nuove famiglie di abitare vicino a quelle vecchie (in media pochi km di distanza) così da avere aiuto concreto.

Ultimo fenomeno che intendo mettere in evidenza – ha concluso Montesperelli – è che la famiglia in Umbria sta andando in affanno per l’aumentato numero delle persone anziane che fa diminuire i compiti che queste possono assolvere a favore della nuova famiglia.
L’invecchiamento della popolazione sta mandando in crisi la risorsa famiglia che fino ad oggi ha tenuto in piedi il sistema. In passato i figli aiutavano gli anziani ad avere un livello di vita accettabile ora sembra che la situazione si sia invertita ovvero sono gli anziani ad aiutare le nuove famiglie.
Inoltre il dato che deve far riflettere è che in Umbria una famiglia povera potrebbe andare sopra alla soglia di povertà se avesse 183 euro in più al mese, a livello nazionale ne servirebbero 236”.

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