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Intervista al presidente del comitato scientifico della Fondazione Salvatorelli, protagonista in questi giorni di un convegno internazionale di assoluto livello

Professore tenace e “ribelle”, Angelo D’Orsi ricopre la carica di Presidente del Comitato Scientifico della Fondazione Salvatorelli di Marsciano, oltre ad essere uno stimato Professore dell’Università di Torino.
Laico anti-clericale convinto, svela quali siano stati i propri rapporti con Franco Salvatorelli e parla della attuale situazione politica italiana ed internazionale.

Presidente D’Orsi, ha parlato delle difficoltà di acquisizione di finanziamenti che investe oggi le fondazioni. Tutto ciò è motivato da un semplice carattere predatore di alcuni soggetti o sussistono motivazioni diverse?
“Ciò dipende essenzialmente da una crisi economica che investe l’Italia ed il Mondo intero, una struttura finanziaria fortemente indebolita che non permette agli istituti bancari di poter investire risorse elevate vista la portata di questa recessione mondiale. È anche vero che spesso non vi è una relazione fra positività delle fondazioni e finanziamenti percepiti, tutto questo perché i legami politici ricoprono un’importanza maggiore e quindi la meritocrazia non viene di certo premiata”.

L’organizzazione del III Convegno Internazionale di Studi è stato pensato quando ancora Franco Salvatorelli era in vita. In un’iniziativa nella quale si celebra la figura del personaggio, qual è l’immagine che di lui tiene maggiormente a cuore?
“Ho un ricordo splendido di Franco Salvatorelli, custodisco nella mia memoria l’immagine di un uomo che desiderava non prendersi mai troppo sul serio, autoironico a tal punto da sminuire il valore della sua personalità. Oggi accade il contrario, nelle Università ci sono fin troppi soggetti che esaltano i propri pregi anche quando non ce ne sarebbe bisogno“.

In questi giorni le sessioni del Convegno interesseranno un ampio ventaglio di argomenti, dallo Stato Unitario all’Italia di oggi, passando per la Grande Guerra, Fascismo e II Guerra Mondiale. Quale avvenimento ritiene possa considerarsi aspetto fondante della democrazia italiana?
“Più che avvenimenti io li definirei processi storici, momenti di costruzione e decostruzione di quella che è la democrazia italiana. I moti risorgimentali e liberali del XIX secolo hanno contribuito a costruire l’apparato liberal-democratico dello Stato Italiano, più tardi con lo scoppio della I Guerra Mondiale si è arrivati ad uno scontro politico e sociale, andando a minare i principi poco prima affermati. Con l’avvento del fascismo e della II Guerra Mondiale abbiamo potuto partecipare allo sfacelo dei principi democratici ed all’esaltazione ahimè dei principi totalitaristici”.

Il professor Sasso ha parlato di un clima austero, ambiente mefitico e democrazia agonizzante. Si sta facendo qualche passo indietro nei confronti di un ideale di democrazia per il quale uomini e donne si sono impegnati cedendo in cambio la propria vita?
“Si sta verificando un drammatico passo indietro, un processo di svuotamento della democrazia che ha un carattere generale che si ripercuote in molti paesi mondiali. In Italia questo atteggiamento è più rimarcato che altrove, la dimostrazione lampante è la Magistratura, organo importantissimo ma soprattutto indipendente e autonomo, troppe volte messo ingiustificatamente sotto accusa. Inoltre è sotto gli occhi di tutti un accentramento dell’informazione, che definirei come quarto potere dello Stato, mai come oggi assistiamo ad una concentrazione del potere dell’informazione e comunicazione nelle mani di un singolo individuo, contraddistinto oltretutto da un’egemonia politica ed economica. Per chi non l’avesse capito sto parlando di Silvio Berlusconi”.

Siamo nei giorni della proclamazione di Barack Obama a Presidente degli Stati Uniti d’America, crede che egli possa essere il prosecutore del gran lavoro democratico compiuto in passato?
“Le speranze sono molteplici. Prima di tutto Obama dovrà dare corpo alle aspettative di milioni di americani e non che hanno sostenuto la propria candidatura, dovrà assolvere al compito di rinnovatore della politica statunitense, oggi più che mai gli Stati Uniti d’America necessitano di una personalità carismatica, forte, decisa, che sappia risollevare le sorti di una nazione confusa. Obama dovrà dare discontinuità alla politica disastrosa del proprio predecessore George W. Bush, evitare di compiere uno scivolone pseudo-democratico. Gli auspici sono molti, speriamo che egli non tradisca le attese”.

Sabato 8 novembre il Convegno sarà interessato da una “tavola rotonda” nella quale si discuterà e dibatterà dei temi odierni di maggior rilevanza. Può anticiparci qualcosa?
“Per ciò che mi riguarda, sono intenzionato ad esporre le problematiche riguardanti il peso e l’influenza che oggi ha la Chiesa e quindi il Vaticano nei confronti della politica e dello Stato Italiano. Una situazione di gran lunga peggiore a quella dell’Italia democristiana. Pensiamo oggi alla questione israelitica, una minoranza di 40.000 componenti che esige di poter porre veti ed interdire decisioni prese dalla politica, D’Alema fu accusato di anti-semitismo, con attacchi rientrati solo dopo la caduta del Governo Prodi, per aver cercato di riequilibrare le parti con l’intento di ripartire equamente il potere d’influenza. Trovo aberrante ed inaccettabile che gli ebrei si oppongano alla Beatificazione di Pio XII, non tanto per l’opera di santificazione bensì per la loro prepotenza di volersi imporre in qualsiasi ambito e situazione”.

Molte sono state le polemiche imperversate sulla scena politica negli ultimi giorni. La festa del 4 novembre voluta dal ministro Ignazio La Russa per la commemorazione dei 90 anni dalla vittoria della I Guerra Mondiale. Crede sia un ricordo dovuto alle vittime che si batterono in onore della patria o un tentativo del centro-destra di esaltare un giorno che possa contrapporsi e sminuire il 25 aprile?
“Di sicuro la seconda ipotesi. Qualcuno sta cercando invano di ricostruire un nuovo memoriale della Repubblica Italiana, una vera caduta di stile. La storia deve essere fatta dagli storici, non dai militari. La cosa che più mi rattrista è il fatto della celebrazione della vittoria della Grande Guerra e non la fine della stessa. Nel momento in cui si celebra la propria vittoria, si condanna la sconfitta di un’altra nazione e ritengo che in una fase così delicata ed importante nel quale sussiste un progetto di “unificazione europea”, questa trovata del Ministro della Difesa non debba essere piaciuta a paesi quali Germania ed Austria che uscirono sconfitti nel 1918 e che oggi sono al fianco dell’ Italia all’interno dell’Unione Europea”.

La rivolta studentesca ha sollevato polemiche sia nella sostanza delle riforme Tremonti-Gelmini, sia per gli avvenimenti di Piazza Navona che ci hanno riportato verso pagine ed immagini del passato già viste. Teme una degenerazione della questione o è stato un semplice fatto da censurare?
“Temo una campagna di stampa contraria agli interessi di studenti, maestre, collaboratori, precari e professori, che abbia intenzione di spostare i riflettori sugli episodi negativi anziché sull’ondata di consensi che sta ricevendo la campagna studentesca ormai da molte settimane. Anche io sono fortemente contrario alle riforme Tremonti-Gelmini e per questo partecipo attivamente a Torino alle manifestazioni studentesche che si occupano di questo tema”.

Come giudica il consiglio esposto dal Senatore a vita Francesco Cossiga all’attuale Ministro dell’Interno Roberto Maroni per gestire gli episodi della rivolta studentesca?
“Ciò che ha riferito Cossiga è inquietante, meriterebbe l’espulsione immediata dal Senato. È questo un episodio di ignoranza politica, è stato compiuto un gesto gravissimo nei confronti del Parlamento. Purtroppo quando egli decise di dimettersi dalla carica di Senatore a vita non fu preso sul serio il suo gesto e l’allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi lo invitò con successo a ritirare le proprie dimissioni”.

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