Per quanto uno ce la possa avere con gli “stranieri” in Italia, ci sono fatti che dimostrano come la normativa e la politica siano attente solo a parole al problema e di fronte alla necessità di produrre fatti si trincerano dietro a risposte burocratiche.
Un marocchino di 38 anni, regolare dal 1994 e che lavorava nei ristoranti e come ambulante tra Perugia e Bastia Umbra, è stato riconosciuto invalido al 100% dopo un incidente stradale, con diritto alla pensione, ma non può ricevere il sostegno economico perchè sprovvisto della Carta di soggiorno.
Carta di soggiorno che potrebbe avere solo se può dimostrare di avere un reddito. Il tipico esempio di un cane che si morde la coda, ovvero del dilemma se sia nata prima la gallina o l’uovo. Un caso che la legge non prevede.
Fuori dall’Umbria e nel vicino Lazio, il caso che suscita imbarazzo è quello della famiglia rumena, a cui appartiene la ragazza che, nell’incidente nella metropolitana di Roma che coinvolse anche alcuni umbri, si prodigò tanto per soccorrere i feriti da ricevere un encomio da parte del sindaco.
Sfortunatamente, il padre è affetto da S.L.A., la sclerosi laterale amiotrofica ed attualmente ricoverato al Gemelli in attesa di un intervento.
L’uomo viveva fino a due giorni fa con la famiglia, in affitto, in un monolocale senza l’ascensore, lui è paralizzato e adesso avrà sempre accanto anche un ingrombante respiratore.
La figlia, contando su una promessa riconoscenza delle istituzioni, chiede una casa popolare di superfice adeguata ma si è sentita dire che al massimo mandano il padre in un centro d’accoglienza.
Ma nemmeno le residenze sanitarie sono in grado di accogliere l’uomo; l’unica alternativa è la cura domiciliare, ma per questo, oltre a una famiglia che lo accudisca, serve una casa in grado di garantire una sistemazione adeguata, al cui affitto “l’eroina della metropolitana” è disposta a contribuire e che tra l’altro farebbe risparmiare le spese per il ricovero in una struttura assistenziale.