Il prossimo 14 settembre ricorre il 78° anniversario dell’erezione del monumento a Jacopone. Ideato in pieno clima post-unitario, esso a prima vista potrà apparire come risposta clericale alla figura marmorea di Garibaldi eretta nel 1890 nell’omonima piazza, in un periodo in cui gli uomini di Chiesa stazionavano su posizioni ideologicamente avverse ai fautori dell’Italia unita; ma la grandezza di Jacopone andò ben oltre questa dicotomia in quanto la sua figura fu l’immagine principe di quella specificità tutta tuderte assolutamente da preservare all’interno del vasto fenomeno di fusione nazionale, fenomeno che, in quegli anni d’intensi mutamenti, determinò nelle molteplici città italiane la celebrazione delle proprie “glorie locali” da affiancare a quella degli eroi del Risorgimento nazionale (Todi con il monumento a Jacopone, Perugia con quello al Perugino o Foligno con quello all’Alunno sono solo alcuni esempi nella nostra regione).
Pertanto nel 1906, in occasione del VI centenario della morte del religioso, a Todi il Comitato appositamente allestito di cui presidente fu l’allora sindaco P. Paparini, ideò fra plurime iniziative l’erezione di un “busto o medaglione, bronzeo o marmoreo, rappresentante Jacopone secondo l’affresco attribuito a Dom. Veneziano” presso la scalinata della chiesa di San Fortunato, luogo in cui, secondo tradizione, fu collocata la sua abitazione.
L’esecuzione dell’opera venne affidata allo scultore tuderte Enrico Quattrini il quale, già membro del Comitato, accettò senza chiedere alcun compenso in denaro; egli approntò due bozzetti: il primo esaltava l’intensità spirituale e religiosa del poeta mentre il secondo raffigurava Jacopone “uomo di leggi e severo ammonitor di potenti”; nell’assemblea del 2 aprile 1907 la decisione fu presa a favore di quest’ultimo sennonché alcuni anni dopo, nonostante contributi di varia provenienza (Comune, Ministero della Pubblica Istruzione, enti morali, istituti letterari della regione, cittadinanza) fu la precaria situazione finanziaria del Comitato a costringere lo stesso a ridimensionare il progetto, approvando la realizzazione di una lapide in luogo della statua.
Ogni decisione in merito alle celebrazioni jacoponiche era tuttavia destinate a scomparire, tanto che, dopo varie vicissitudini, il Comitato venne ufficialmente sciolto il 13 aprile del 1925.
Bisognerà attendere il 1930 per assistere a degne commemorazioni in onore del religioso, quando il regime fascista, in occasione del VII centenario della nascita, apporta a quest’ultime ulteriori significati nazionalistici.
Inaugurato il 14 settembre di quell’anno, il monumento è composto da un prospetto a muro di antiche pietre etrusche decorate da elementi architettonici di varia provenienza; al centro, un vano a linea ogivale racchiude l’altorilievo in bronzo opera dello scultore toscano Valmore Gemignani e donato alla città di Todi dal compaesano Mario Nelli, proprietario di una rinomata ditta d’incisione a Firenze.
Attraverso la figura di Jacopone, l’artista riesce a comunicarne la poesia, caratterizzata dalla veemenza del sentimento, rivolto non solo contro la corruzione del mondo e contro la vanità dei beni terreni ma altresì alla lode di Dio e all’amore ardente di Gesù, come evidenziano i versi ai suoi piedi “…Jesu speranza mia abbissame en amore”; una poesia che, con capolavori quali il Pianto della Madonna e lo Stabat Mater, tocca vette altissime.
Pregiate righe che descrivono la Todi dell’epoca proprio nel giorno d’inaugurazione del monumento, furono redatte dal letterato cortonese P. Pancrazi, il quale, presente alla cerimonia, ricorda i discorsi sostenuti dal cardinal Pompilj, dal ministro Giuliano e dall’accademico Formichi per poi domandarsi se realmente felice fu l’idea di collocare un finto rudere ai piedi della scalinata di San Fortunato.
“Poco importa; è un bel bronzo” risolverà egli stesso, “e da un fianco del rudere finto scende giù chiocciola e rallegra una fontana vera”. Oltre a quest’ultima, degni di nota sono il capitello della colonna e il piccolo brano figurativo risalente al VIII-IX secolo, identificato nell’evento biblico della fuga in Egitto.
Negli anni successivi, a Todi non mancheranno le celebrazioni in onore di Jacopone, grazie soprattutto all’attività del “Centro Studi Jacoponici”, istituito nel 1942, indefesso promotore di studi e convegni sulla figura del poeta, tornata vigorosamente in auge grazie alla recente mostra (dicembre 2006 – giugno 2007) allestita in occasione del VII centenario della morte; d’altronde, come disse lo stesso Pancrazi, “di città che abbiano per sé un poeta da celebrare, in Italia ce n’è parecchie. Ma un poeta come Jacopone chi ce l’ha?”.