Uno studio italiano, effettuato dopo alcuni anni di concreta applicazione dello screening mammografico in alcune regioni, dimostra che la mortalità per tumore della mammella diminuisce del 50% tra le donne che aderiscono all’invito personalizzato. Un risultato di grande rilievo cui non poteva non dare risalto, nel suo ultimo numero pubblicato, la rivista medico-scientifica più accreditata del settore: il British Journal of Cancer.
Il risultato è migliore di quello annunciato dagli studi che anni fa furono alla base dell’avvio dello screening e dimostra la qualità dei servizi che si stanno dedicando allo sviluppo di questo programma di prevenzione, ed il vantaggio per la salute delle donne che rispondono all’invito.
Si tiene conto, in questa ricerca, della popolazione interessata dallo screening mammografico di cinque regioni italiane (Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Umbria e Sicilia).
Nella Usl 2, come nelle altre Usl dell’Umbria, tutte le donne tra i 50 e i 69 anni vengono invitate ogni due anni a sottoporsi ad indagini radiografiche del seno, e oramai più del 70% aderisce all’invito.
Proprio grazie alla presenza del Registro Tumori Umbro e alla collaborazione del Servizio Epidemiologia, è stato possibile partecipare con i dati dell’Umbria allo studio nazionale, realizzato nell’ambito del progetto “IMPATTO” con il finanziamento della Lega italiana per la lotta ai tumori (Lilt) e coordinato dall’Unità operativa di epidemiologia clinica e descrittiva dell’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica (Ispo) di Firenze.