La campagna per la “moralizzazione” della Pubblica Amministrazione intrapresa dal Ministro Brunetta, ha trovato nel D.L.112/08, in fase di conversione in legge, una prima espressione.
Ma all’ombra di provvedimenti populisti, come il presunto maggior rigore sui controlli dei periodi di malattia, già peraltro previsti dai contratti vigenti, si nascondono, nell’indifferenza della stampa nazionale, peggioramenti retributivi certi.
Infatti l’art. 67 del DL 112/08 recita fra l’altro: “Per l’anno 2009…(omissis)… tutte le disposizioni speciali (omissis)… che prevedono risorse aggiuntive a favore di fondi per il finanziamento della contrattazione integrativa delle Amministrazioni statali, sono disapplicate”. Gli stessi fondi ripristinati subiranno, a decorrere dal 2010, una decurtazione del 20%.
Tutto questo rischia di rendere alcuni servizi molto meno efficienti, minando la presenza pubblica in settori chiave come quello della previdenza sociale, già oggetto dell’ipotesi di trasformazione in SpA contenuta nel “Piano Industriale” presentato dal ministro Brunetta.
E sta inoltre generando tra le famiglie dei pubblici dipendenti, la prospettiva di una ulteriore mortificante diminuzione del reddito, oltre quella operata giornalmente dall’ascesa incontenibile di tutti i prezzi, sulla scia dell’aumento del petrolio.
Paradossalmente i più colpiti saranno proprio i lavoratori di quegli enti e di quelle amministrazioni che hanno privilegiato, attraverso la contrattazione, il collegamento di parti sempre più consistenti di salario all’aumento di produttività e ai recuperi di evasione fiscale e contributiva.
Ad esempio la consistenza di tali decurtazioni per il 2009 arriverà a sfiorare i 6000 euro lordi annuali per un dipendente INPS.
Per questo motivo già nel corso del mese di luglio diverse iniziative di protesta si sono svolte in molte città italiane. Iniziative che sono ora annunciate anche a Todi dal personale della locale agenzia INPS, che ha voluto sensibilizzare l’utenza del comprensorio al riguardo con la seguente lettera aperta, firmata dai dipendenti riuniti in assemblea:
“Caro concittadino, sono un dipendente pubblico dell’Inps di Todi e ti voglio scrivere perché tu possa capire il motivo della protesta che conduco insieme ai miei colleghi di Perugia e di tutta Italia.
Io svolgo con diligenza e onestà il mio lavoro.
Insieme ai miei colleghi liquido pensioni, pago prestazioni assistenziali agli invalidi civili, indennità di disoccupazione, mobilità, malattia, maternità, cassa integrazione. Gestisco le posizioni assicurative dei lavoratori, curo la parte contributiva di aziende e imprese.
Dal 1990 una parte del mio stipendio (25%) è legata al raggiungimento di obiettivi di produzione pianificati annualmente.
Ho migliorato costantemente la qualità del servizio che offro: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, pur essendo cosciente che molte cose possono ancora essere migliorate. Anche se a volte mi trovo a fare da parafulmine per provvedimenti che non ho preso e non condivido ma che, per dovere, devo applicare.
Purtroppo questo governo sin dal suo insediamento ha cominciato ad accanirsi contro di me chiamandomi fannullone, montando una campagna denigratoria nei miei confronti senza precedenti.
Qualsiasi telegiornale, qualsiasi trasmissione conteneva insulti alla mia persona e a quella di tanti colleghi che ogni giorno, nonostante tutto, “portano avanti la baracca”.
Tanto accanimento non poteva che sfociare in un decreto tanto odioso quanto iniquo quale è il Decreto Legge 112/08 con cui il Governo mi toglie la parte incentivante del salario, proprio quella legata alla produttività, blocca il turn-over (per ogni 10 pensionamenti se ne assumerà solo 1) creando di fatto le condizioni per rendere il servizio sempre meno efficiente.
Ebbene tutto questo mi offende e mi indigna, e sospetto che dietro tutto questo ci sia la volontà di questa classe politica di privatizzare la previdenza perché qualcuno ne approfitti.
Noi, io e te, dobbiamo insieme far sì che questo non accada.
Io posso ancora permettermi di trattare la pensione da 100 euro con la stessa cura e attenzione di quella da 10.000 euro; il privato no.
Io posso e debbo trattare alla stessa maniera il pensionato, l’operaio, il disoccupato e il manager d’azienda; il privato no.
Io oggi costituisco l’ultimo baluardo dello stato sociale che dobbiamo difendere con i denti da questo e da tutti quegli attacchi che questo governo vorrà sferrare.
Spero di essere stato capace di farti capire che la mia lotta di oggi è anche la tua e se non riuscirò ad averti al mio fianco in questa battaglia conto almeno sul fatto di avere la tua comprensione nel caso dovessi subire dei disservizi. Con reciproco rispetto”.