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La Confagricoltura lamenta le norme per lo stoccaggio in depositi delle acque di lavorazione dei frantoi, trascurando o ignorando le ricchezze che il liquido contiene

Mentre in altre regioni le acque reflue dei frantoi sono viste come una importante risorsa economica, per la Confagricoltura umbra l’olivicoltura umbra rischia di essere penalizzata dalla norma regionale, finalizzata alla tutela delle acque.
“I frantoi oleari della regione – spiega l’associazione che forse ancora non conosce gli sviluppi che nel settore sono stati fatti a partire dall’Università di Perugia– si trovano a fare i conti con una normativa finalizzata alla tutela della acque attraverso un utilizzo agronomico razionale dei reflui oleari. Norma ben più pesante rispetto a quelle in vigore nelle altre regioni italiane”.
L’associazione agricola esprime quindi “preoccupazione per l’onere necessario a dotare gli impianti di vasche di stoccaggio di dimensioni sino a tre volte superiori rispetto alle altre regioni e persino nella vicina Toscana”.
Per la cronca, si segnala che la Regione dell’Umbria ha concesso che fino al 2010, in via sperimentale, le capacità dei contenitori di stoccaggio dei reflui oleari, potranno tener conto del volume delle acque di vegetazione, comprensivo delle acque di lavaggio delle olive, prodotte in 7 giorni.

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