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Dopo la denuncia del CNR sulla pericolosità dei termovalorizzatori "modello", anche in Umbria si guarda a sistemi meno inquinanti che non pregiudichino lo sviluppo turistico e la salute

Dopo che il primo ricercatore del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Roma ha lanciato il suo documentato atto d’accusa contro gli “inceneritori modello”, qualche cosa si muove anche in Umbria.
C’è chi si pone il problema che salvaguardare l’ambiente della regione, che si “picca” di essere verde, è un’azione non solo a tutela della salute dei cittadini, ma anche una risorsa per l’economia turistica regionale.
Avvalendosi del contributo di gruppi di lavoro esperti in materia, il capogruppo di Rifondazione comunista in Consiglio regionale, Stefano Vinti, auspica “l’uso dei sistemi di smaltimento ad alta tecnologia, orientati alla trasformazione in residui inerti riutilizzabili per usi industriali“.

Uno di questi impianti, il Thor (Total house waste recycling), elaborato dall’Enea, “è già in uso presso il Comune di Terranova, in provincia di Messina.
Il sistema ad ‘estrusione’ in funzione viene invece utilizzato a Vedelago (Treviso), mentre negli Usa si sta facendo strada il “plasma-converter“, che inertizza materiali altamente tossici e nocivi trasformandoli in gas per la produzione di idrogeno.

”Ovviamente la quota prevista del 65% di differenziato nel 2012 – sostiene Vinti – deve essere considerata come un primo traguardo di un obiettivo più ambizioso (ma realizzabile), che possa portare le percentuali a superare il 70%, per dare continuità all’impegno dei cittadini e per non vanificare il lavoro di sensibilizzazione e di educazione civica e ambientale che preludono a queste scelte“.
In conclusione per Vinti “è indispensabile valutare la scelta impiantistica più opportuna senza scartare aprioristicamente soluzioni innovative che potrebbero offrire un valido contributo allo sviluppo della nostra regione”.

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