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Nel ricorso in Cassazione accusa i due esperti, che dovranno esprimersi sull'inceneritore ternano, di avere un "background culturale" che li condiziona

Il Sindaco di Terni, di fronte alle pesanti accuse sul funzionamento dell’inceneritore, ha scelto la strada di difendere strenuamente ogni posizione.
Non ha infatti ritenuto sufficiente il fatto che il giudice abbia integrato il collegio di periti, portandolo a cinque, ma ha presentato un ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del gip di Terni che aveva rigettato la ricusazione di due dei tre periti nominati nell’ambito dell’incidente probatorio relativo all’inchiesta sull’inceneritore dell’Asm .
In tale ricorso si sostiene che i periti scelti dal giudice non danno garanzie di imparzialità.
Secondo l’avvocato del primo cittadino sono stati infatti “promotori di vere e proprie campagne di sensibilizzazione volte alla chiusura dei termovalorizzatori in tutta Italia”.
Quindi un dichiarato processo alle intenzioni , infatti il legale sostiene che, “se è vero che i periti non si sono ancora pronunciati sulla pericolosità dell’inceneritore di Terni, è anche vero che gli stessi ben difficilmente potranno farlo senza subire l’ingombrante peso delle loro salde, radicali ed indistinte opinioni sul punto, in coerenza con la battaglia ideologica intrapresa.
E soprattutto, la risposta al quesito che loro forniranno apparirà inevitabilmente condizionata dall’eloquente background culturale che li caratterizza, quindi non serena, terza e senza pregiudizi”.

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