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Maggioranza e opposizione si dividono sul ruolo e sulla composizione dell'organo interno annunciato dopo l'arresto di dirigenti e funzionari: la sensazione è che la reazione della politica sia ancora una volta inadeguata
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Non c’è pace per la Provincia di Perugia, dove neanche sotto i colpi pesantissimi della magistratura la politica riesce a dare una risposta pronta, chiara e condivisa in grado di riavvicinare i cittadini, di restituire fiducia nelle istituzioni e di recuperare con comportamenti coerenti al danno di immagine che lo scandalo sugli appalti sta producendo perfino all’estero all’Umbria tutta (si veda in proposito quanto scritto sulla vicenda dal “Corriere Canadese” che dipinge la regione addirittura come “mafiosa”).
A fronte di una situazione grave – ma ritenuta non “emergenziale” dal centrosinistra – che va ormai avanti quasi da un mese (i primi avvisi di garanzia a funzionari e dirigenti dell’ente risalgono al 28 maggio), il Consiglio provinciale non ha trovato l’accordo per la istituzione della Commissione interna, dividendosi persino sul nome – “speciale”, di “approfondimento”, di “inchiesta” – e, ovviamente, sulla composizione.

I gruppi consiliari di maggioranza comunicano di aver formalizzato una richiesta di costituzione di una Commissione Speciale ai sensi delle previsioni dell’art. 32 del regolamento del Consiglio Provinciale. Nelle intenzioni dei proponenti, la Commissione “dovrà occuparsi di analizzare, in maniera generalizzata ed approfondita, anche con la presenza di esperti, quanto accaduto in alcuni settori dell’apparato provinciale, cercando di capirne le cause e le dinamiche e valutando se, nelle previsioni di legge e nei regolamenti che regolano gli appalti e l’acquisizione di beni e servizi vi siano dei ‘buchi’ che li hanno resi insufficienti a prevenire certi fenomeni”.
“Crediamo – informa un comunicato – che la Commissione vada costituita, come previsto dal Regolamento, con una composizione sicuramente non pletorica, ma altrettanto sicuramente sufficiente a rappresentare proporzionalmente tutti i gruppi consiliari. Non condividiamo, e riteniamo pretestuosa, la richiesta della minoranza intesa a costituire una commissione composta dai soli capigruppo (che sarebbero comunque 8) in quanto, secondo noi, non rispondente alle previsioni del Regolamento e tendente ad accreditare una sorta di situazione emergenziale che non condividiamo”.

La contrapposizione ha fatto arenare la costituzione immediata e concordata della Commissione, per dare vita alla quale è stata chiesta la convocazione di una nuova riunione dei capogruppo per giovedì prossimo, nella quale sarà predisposto l’atto da portare all’approvazione del prossimo Consiglio.
Le forze di minoranza sottolineano come oggi si sia solo perso tempo. “Come prima cosa noi volevamo che questa commissione fosse chiamata di ‘inchiesta’, mentre la maggioranza vuole chiamarla commissione di ‘approfondimento’. Sul versante della composizione la nostra posizione era quella di mettere in commissione un rappresentante per ogni gruppo politico mentre la maggioranza vuole che siano rispettate la proporzione dei partiti presenti in Consiglio. Sul versante dei contenuti, una volta stabilita la composizione della commissione, questa deve essere sovrana e stabilire con chiarezza cosa andrà fatto, magari proponendo soluzioni e avvalendosi di esperti esterni, ma su questi temi la maggioranza è confusa e non ha una linea precisa”.

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