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L'assessore provinciale di Terni alla Caccia pronto a vietarla ad ottobre, anche se prevista nel calendario venatorio regionale, per una lunga serie di ragioni che chiede alle associazioni venatorie di sostenere

L’Assessore provinciale di Terni alla Caccia, Gianni Pelini , ha chiesto alla Regione Umbria la modifica del calendario venatorio, per quanto concerne la caccia al cinghiale.
Pelini ha prima di tutto rimarcato che molti passi in avanti sono stati fatti verso l’omogeneità dei calendari: con la preapertura solo alla tortora e al colombaccio, con i periodi di caccia alla lepre e alla beccaccia e i divieti di appostamenti temporanei prima di alcuni orari prestabiliti in periodo di pre apertura.

L’Assessore ritiene tuttavia che “l’apertura al cinghiale” al 1° ottobre anziché al 1° novembre non sia conforme agli orientamenti che vanno verso l’omogeneizzazione dei calendari con le regioni limitrofe, comportando una serie di svantaggi che ne rendono errata la scelta.
Da sempre – dice Pelini – il cinghiale è stato cacciato nelle regioni confinanti come Lazio e Toscana dal 1° novembre al 31 gennaio, tenendo conto del fatto che da noi la specie è cresciuta considerevolmente negli ultimi venti anni con gravi conseguente per il mondo agricolo.
Per questo è importante consentirne gli abbattimenti a gennaio quando è più favorevole la riproduzione.

Se la motivazione della Regione per aprire il 1° ottobre è quella di ridurre i danni alle colture occorre sottolineare che in quel periodo la maggior parte dei danni stessi è già stata fatta con la raccolta dell’uva che si conclude prima di fine settembre.
La caccia al cinghiale a ottobre – prosegue l’Assessore – diventa pericolosa anche tanti cittadini non cacciatori che in quel periodo frequentano i boschi per motivi diversi dall’attività venatoria.
Inoltre in quel mese la caccia al cinghiale disturba seriamente altre forme di caccia tradizionale, come ad esempio quella al tordo o al colombaccio.
Avendo poi le due Province dell’Umbria deciso di assegnare i settori di caccia alle squadre non vi è alcuna ragione per aprire la stagione a inizio ottobre visto che deve essere cura delle squadre contenere gli animali nelle aree boscate dove non vi sono coltivazioni agricole.

Per tutte queste ragioni – conclude Pelini – qualora si confermi tale scelta e vi sia la massima condivisione delle associazioni venatorie del territorio provinciale, l’Amministrazione si avvarrà delle norme vigenti per chiudere la caccia al cinghiale nel mese di ottobre su tutto il territorio di competenza.”

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