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L'istituzione, nella bufera per l'inchiesta sugli appalti pilotati, reagisce annunciando i primi provvedimenti interni alla struttura, con l'assunzione di responsabilità piuttosto che dare forfait; l'opposizione ribadisce: "dimettetevi tutti"
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Si è appena concluso a Perugia il Consiglio provinciale straordinario convocato a seguito dell’ondata di informazioni di garanzia e di arresti che hanno coinvolto pesantemente dirigenti e funzionari dell’ente (oltre che numerosi imprenditori che prendevano appalti dal settore viabilità) nonché l’assessore Riccardo Fioriti, unico politico destinatario di un avviso di garanzia.
E proprio Fioriti ha restituito, come anticipato ieri, le deleghe al presidente Giulio Cozzari, il quale le ha assunte a sè pur annunciando che per la gestione operativa si avvarrà del suo vice Palmiro Giovagnola.
Il presidente – che ha parlato per circa mezz’ora affiancato dall’intera Giunta (meno Cristofani in missione all’estero), compreso Fioriti, che resta comunque assessore – ha pure informato che i cinque funzionari della Provincia arrestati sono stati sospesi così come previsto dal regolamento, mentre per gli altri due che hanno ricevuto soltanto l’avviso di garanzia eventuali provvedimenti verranno assunti dopo un ulteriore confronto con gli stessi.giunta provincia perugia

Ha trovato conferma anche la prevista istituzione della commissione interna alla Provincia che sarà chiamata a valutare le attività svolte dai funzionari implicati nell’inchiesta sugli appalti e di tutto l’ente.
L’obiettivo – ha detto – è quello di giungere entro l’anno ad “un giro di vite, senza guardare in faccia a nessuno, per una ristrutturazione complessiva dell’ente”.
I componenti della commissione interna, così come i sostituti dei dirigenti e funzionari agli arresti, non sono stati però ancora individuati, con Cozzari che si è impegnato a comunicarli al Consiglio provinciale non appena ciò avverrà.
Il presidente ha tenuto anche a ribadire come in questa vicenda l’ente sia “soltanto parte lesa”: da qui la nomina già nota di un legale esterno nella persona dell’avvocato Corrado Zaganelli.

Restano assessori con pieni poteri la Frullani e Cristofani, dei quali ieri un comunicato del Pd annunciava la remissione delle deleghe al pari di Fioriti, remissione poi “corretta” con la semplice messa a disposizione.
La pasticciata marcia indietro è arrivata per la ferma opposizione del presidente Cozzari, che avrebbe minacciato di togliere per primo lui il “disturbo” se il Partito democratico avesse insistito nel volerlo lasciare solo con “il cerino in mano”.

Di seguito un ampio stralcio dell’intervento del presidente Giulio Cozzari:

“Nel giro di pochi giorni ci vediamo costretti a riconvocare il Consiglio per affrontare un problema che pesa tantissimo sull’immagine dell’Ente. Nelle ultime ore abbiamo lavorato tantissimo, Giunta e Maggioranza, per capire la strada da prendere. Il problema investe me, la Giunta e la Maggioranza ma anche l’istituzione nel sua interezza e soprattutto il Consiglio.

giulio cozzari presidente della giunta provincia perugiaSiamo di fronte ad una bufera che ci colpisce in pieno e della quale comincio a comprendere i contorni da due giorni a questa parte, venendo a conoscenza dei capi di imputazione delle persone coinvolte. Appresa la notizia, ho coltivato al tentazione di dichiarare forfait. Mi hanno però fatto osservare che in questo modo sarebbe stata la distruzione totale dell’Ente e questo mi ha indotto a cercare collaborazione, soprattutto l’aiuto della Giunta. Non mi sento solo.

Si è pensato che nel nostro Paese l’immoralità fosse solo del piano politico. I problemi dimostrano altro. Con grande sofferenza , credo di avere il dovere di ringraziare il Sostituto Procuratore Manuela Comodi che ha aperto uno squarcio per me inimmaginabile e di cui non sapevamo. Adesso, la mia prima preoccupazione è quella di prendere coscienza e conoscenza dei problemi per cui i cittadini ci chiedono una risposta.

Il Pdl chiede le dimissioni della Giunta: è un atteggiamento su cui invito a riflettere. E’ la via d’uscita più semplice, ma ritengo che sia necessario avere senso di responsabilità per salvaguardare l’immagine di un livello istituzionale, fino a 20 giorni fa, il migliore della regione ed anche per non mortificare il personale che agisce correttamente. Per questo, ribadisco con estrema fermezza l’affidamento ad un legale esterno perché la Provincia è parte lesa erga omnes. L’immagine si deve ricostruire. (…)

Le persone coinvolte sono state da me tutte ascoltate: ho ricevuto attestati di serenità, non hanno chiesto avvicendamenti, forse per un atto di autotutela. Non potevo fare altro nei loro confronti (si trattava di incarichi biennali), altrimenti sarebbe stato come anticipare il giudizio dalla magistratura.
Rimango fedele alla difesa della dignità personale e manifesto alle persone ristrette umana solidarietà, auspicando che non abbiano sbagliato. I dirigenti in carcere e agli arresti domiciliari subiscono per regolamento la sospensione dall’incarico che già ho firmato ed è esecutiva.

Come Giunta e Maggioranza, stiamo lavorando per sostituzioni interne tenendo conto della professionalità vera e dell’esigenza di dare un forte segnale alla struttura. Li stiamo ancora consultando. Appena il quadro sarà completo, daremo immediatamente informazione. (…)
Devo tentare di fare di tutto per mandare avanti il livello istituzionale e non tradire quell’atto di fiducia del giugno 2004”.

Resoconto del dibattito seguito alle dichiarazioni di Cozzari:

“E’ la pagina più nera della storia della Provincia di Perugia negli ultimi decenni; una macchia indelebile per l’Ente”: è stato il commento di Bruno Biagiotti (An) che ha aperto il giro di interventi in aula. A suo avviso esiste una responsabilità anche di ordine politico: “Tutti gli assessori – ha fatto presente – fanno riferimento al Pd. Esca dal condizionamento politico di questo partito – ha sostenuto rivolgendosi a Cozzari – e con uno scatto di orgoglio proceda alle dimissioni”.

“Non deve rimanere ostaggio di questa maggioranza – è stato il pensiero espresso anche da Ivo Fagiolari (Fi) – preoccupata solo di non aprire una voragine”. Di dimissioni ha dunque parlato anche il capogruppo di Fi secondo cui le soluzioni proposte dal presidente sono deboli e giungono fuori tempo massimo e non risolvono nulla. Fagiolari ha introdotto il suo intervento parlando di una grave crisi democratica in Umbria a causa dal mancato ricambio politico.

Di avviso opposto Lazzaro Bogliari (Pd) secondo il quale invece non è un problema di colore politico, ma di sistema e di controllo. “Bisogna prendere atto – ha commentato – che c’è qualcosa che non funziona tra la struttura e la nostra funzione”. Per il capogruppo di maggioranza le soluzioni di Cozzari non sono palliativi.
“L’unica risposta della politica – ha dichiarato Guido De Prisco (Prc) – è quella di mettere l’Ente nelle condizioni di lavorare e la strada imboccata è quella giusta”. Ma a suo giudizio questa vicenda deve essere l’occasione per una riorganizzazione completa dell’Ente: “Riprendiamoci il potere di rifare i regolamenti spingendoci fino a dove la 267 ci consente. No al commissariamento: diamo il segnale che possiamo rimetterci in moto”.

E’ tornato invece a chiedere al presidente di fare un passo indietro Luigi Andreani (Gruppo misto) per il quale l’Ente è ormai ingovernabile e in sei mesi non si può immaginare di rimetterlo in sesto.
“Questo è il risultato dell’azione di un gruppo di dirigenti e funzionari infedeli”: è stata invece la fotografia scattata da Fiorello Primi (Pd), secondo cui la politica deve farsi carico di mettere in piedi sistemi di controllo puntuali e periodici.
 
“Dobbiamo dimostrare che il Consiglio provinciale non era a conoscenza di queste vicende”, è stato il pensiero espresso da Luciano Paci (Udc) per il quale occorre lavorare alacremente per recuperare un’immagine positiva dell’Ente. A suo avviso gli strumenti di controllo già ci sono a partire dalla Commissione controllo e garanzia.
Ha parlato contro l’ipotesi commissariamento anche Lorenzo Delle Grotti (PS) che ha tuttavia sostenuto la necessità di sfruttare il momento come occasione per rimettere mano a tutta l’organizzazione, premiare i meriti e individuare le eventuali disfunzioni.

Sconcertato delle dichiarazioni della maggioranza, in particolare di Bogliari, si è invece detto Paolo Filipponi (An): “Il giudice – sono state le sue parole – dimostra per come si sta muovendo di intravedere anche delle responsabilità della classe politica”. L’esponente di An ha quindi parlato di superficialità nella gestione del momento e ha auspicato le dimissioni del presidente.
Presidente il cui discorso è invece stato apprezzato da Riccardo Petroni (Pd), che ne condivide la scelta di rimanere alla guida dell’Ente. “Un’intera struttura non può essere screditata – sono state le sue parole – a causa della demenzialità e superficialità delle azioni di pochi individui”.

In chiusura di seduta Giulio Cozzari è tornato a prendere la parola per confermare la sua volontà di andare avanti. “E’ giunto il momento – ha dichiarato – del “cireneo”, colui che si prende la croce sulle spalle. Il Pubblico Ministero – ha poi aggiunto – involontariamente ci ha aperto gli occhi su una realtà che non avremmo voluto conoscere ma che deve spingere la politica a porsi il problema di un sistema imprenditoriale locale che deve ormai tagliare il cordone ombelicale e camminare con le proprie gambe”.

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