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Individuato e riprodotto il processo che evita che i recettori vegetali dei raggi solari si "scolorino" e vadano sostituiti frequentemente

Da tempo, la ricerca tenta di imitare la fotosintesi per la costruzione di pannelli solari “a coloranti” che sfruttino i pigmenti fotorecettivi per immagazzinare l’energia solare.
Il problema di questi pannelli però è la loro durata limitata: a lungo si “scoloriscono” perché l’energia assorbita in eccesso e non dissipata in calore crea molecole che distruggono il colorante.
Ma ora il problema sembra in via di risoluzione e se sarà possibile industrializzare il processo i costi dei pannelli fotovoltaici potranno ridursi notevolmente.
La capacità delle piante di trasformare in calore l’energia in eccesso può essere imitata, grazie alla scoperta italiana dei geni che ne determinano il meccanismo.
Uno studio dell’Università di Verona, svolto in collaborazione con l’Università di Berkeley (California) e pubblicato sull’ultimo numero di Science, ha spiegato in che modo piante e alghe trasformano l’energia accumulata in eccesso in calore.
Per “non andare in sovraccarico” le piante hanno una sorta di interruttore per cui l’energia di troppo, accumulata per l’eccessiva esposizione al Sole, viene trasformata in calore e dissipata.
I ricercatori del Dipartimento Scientifico e Tecnologico dell’Università di Verona hanno ora individuato, in alcune alghe, i geni che regolano queste proteine e hanno riprodotto il fenomeno in laboratorio

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