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La Regione ha deciso di non seguire Lombardia, Liguria e Marche che sfidano le direttive comunitarie a rischio di pesanti sanzioni

La questione della caccia in deroga a specie protette sta spaccando l’Italia. Il contrasto oltre tra difensori e contrari alla caccia è anche tra istituzioni.
Lo si ricava dalla risposta fornita dalla Regione Umbria ad una interpellanza del consigliere Tracchegiani che accusava l’amministrazione umbra di non aver aderito ad un documento proposto da altre tre regioni.
“La Regione Umbria con l’ultima modifica alla legge regionale n. 14/94, approvata a giugno 2007, si è adeguata a quanto prescritto dalle direttive europee, evitando pesanti sanzioni”: è quanto ha sottolineato l’assessore regionale alla caccia, Lamberto Bottini. “Non è stato tralasciato – ha precisato Bottini – alcun atto volto a verificare la possibilità di un prelievo delle specie in deroga, tant’è vero che la Regione Umbria, anche per quest’anno, ha chiesto come le regole prescrivono, che l’Istituto nazionale per la fauna selvatica definisse la `piccola quantità’. Nessun documento ufficiale – ha continuato l’assessore – è stato invece prodotto o approvato dalla Conferenza Stato-Regioni, che non ha mai avuto all’ordine del giorno tale argomento”.

“C’è stata – ha precisato l’assessore Bottini – solo una ‘presa d’atto’ di una relazione presentata dalla Regione Lombardia ‘fuori sacco’ alla fine della riunione del 23 marzo scorso. In merito si ricorda inoltre che nel protocollo richiamato in tale relazione, stilato e sottoscritto nel 2004 da tutte le regioni interessate ai prelievi in deroga, veniva stabilito che l’unico Istituto riconosciuto per la quantificazione a livello nazionale della ‘piccola quantita’ ammissibile al prelievo, era l’Istituto nazionale per la fauna selvatica.
Il documento redatto dalle Regioni Lombardia, Liguria e Marche – ha aggiunto – si ritiene privo di ogni fondamento scientifico e legale, essendo arbitrario e contrario al protocollo firmato nel 2004 dalle stesse Regioni”.

“La Regione Umbria – ha concluso Bottini – non è stata sentita, come d’altronde la Toscana, l’Emilia, il Lazio, la Campania e tutte le altre, molto probabilmente perchè era chiaro che l’amministrazione non era interessata ad avallare procedure discutibili e sicuramente passibili di procedura d’infrazione a livello comunitario. È bene evidenziare, pertanto, come le approssimazioni del consigliere Tracchegiani servano solo a creare confusione nel mondo venatorio”.

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