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La Regione dell'Umbria mette in secondo piano la realizzazione di una seconda vasca di stoccaggio dei liquami di suini, rispetto alla costruzione di una nuova cui si potrà mettere mano solo dopo l'avvenuta bonifica dell'attuale

La seconda commissione permanente del Consiglio regionale dell’Umbria ha ufficializzato la propria decisione in merito al problema, sollevato da una petizione degli abitanti di Bettona, della “laguna” di liquami derivante dagli allevamenti di suini della zona di Bettona e limitrofi. Un problema e una decisione che, in qualche modo, interessa anche Marsciano, alle prese con questioni analoghe.
Sostanzialmente la Commissione si è limitata a prendere atto degli intendimenti comunicati dall’assessore regionale all’ambiente.
Secondo tale comunicazione, la Regione intende addivenire ad una risoluzione (protocollo d’intesa) ampiamente condivisa che trovi un più avanzato equilibrio tra tutela ambientale e esigenze economiche.
Pertanto l’obiettivo è quello di garantire la sostenibilità di questa attività nel contesto ambientale bettonese, che peraltro è un ambito di pregio a ridosso della città.

Il percorso tracciato nella fase transitoria prevede la volontà di ridurre sensibilmente il numero dei suini negli allevamenti (Bettona è la prima realtà in Umbria con il 24% di capi), i cui liquami defluiscono nell’impianto di depurazione, un significativo investimento a carico dei privati per la ristrutturazione dell’impianto di trattamento dei liquami, lo svuotamento e il risanamento della laguna di stoccaggio, la reintroduzione dei suini negli allevamenti dopo l’ammodernamento degli impianti.
Alla fine il percorso potrà prevedere una nuova laguna da autorizzare con procedura avanzata alla quale anteporre lo svuotamento di quella attuale con gli stessi investimenti.

La petizione degli abitanti di Bettona chiedeva l’adozione di provvedimenti urgenti del Consiglio regionale per affrontare lo stato di pericolosità ambientale derivante dalla non corretta utilizzazione del depuratore zootecnico di proprietà del comune di Bettona, e riguardante un territorio che comprende più Comuni.
“A sostegno della richiesta si rappresentava la necessità, fra l’altro, di verificare se sussiste veramente la situazione eccezionale di emergenza, rappresentata dallo sversamento delle acque reflue inquinanti dalla laguna nel fiume Chiascio, con possibile disastro ambientale, rappresentato dal sindaco di Bettona proprio nell’ordinanza 11.46,del 20.9.2007 che a tutt’oggi risulta non aver avuto applicazione.
L’ordinanza prevedeva la realizzazione di un’altra laguna e questo non stava bene ai cittadini i quali ritengono che tali ordinanze, dovrebbero essere emanate soltanto dalla protezione civile e non dal sindaco che di fatto, nell’occasione, evita “l’acquisizione dei pareri previsti per le zone di interesse idrico, per quelle classificate vulnerabili all’azoto, per quelle esondabili, per quelle agricole di pregio, per quelle sottoposte a tutela ambientale e paesaggistica, ed omette, tra l’altro, l’indicazione prevista delle leggi che con l’ordinanza vengono surrogate”.

“Richiamando quanto previsto dall’art. 50, comma 5, del D.Lgs n.267/2000 – si legge nel documento del comitato – ed in considerazione che l’inquinamento del fiume Chiascio, con reflui zootecnici, è un problema arcinoto, citato anche nel rapporto 2000-2002 dell’ARPA Umbria, quale autorità ambientale, ed in considerazione che si tratta di un fenomeno di inquinamento che interessa un corso d’acqua di livello regionale in quanto attraversa il territorio di più comuni, appare doveroso e necessario che gli interventi contingenti ed urgenti, se accertati come tali, vengano adottati dal Presidente della Giunta regionale e non dal Sindaco di un singolo Comune, stante il fatto che risulta essere stato accertato che la gestione del depuratore, compresa la fertirrigazione, non è stata fatta nel rispetto delle norme vigenti.”

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