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I cinque miliardi di uccelli che si spostano ogni anno dalla calda Africa alle nostre latitudini si trovano sempre più disorientati

In questa fresca e strana primavera, da molte parti si denuncia una scarsa presenza di rondini, ma anche gli altri migratori non sembrano molto presenti.
Potrebbe dipendere, almeno per molte delle rondini, dall’ondata di freddo che ha colpito un po’ di tempo fa l’area del fiume Limpopo, nell’Africa australe, e che ha eliminato quasi tutti gli insetti di cui si nutrono gli uccelli che noi consideriamo i messaggeri della primavera, provocando la morte di moltissime rondini, tanto che i giornali sudafricani parlano di rondini che cadevano dal cielo, fulminate in volo dall’inedia e dal freddo.

Ma il fenomeno sembra ancora più esteso e potrebbe rivelarsi come la punta di un iceberg che mette in pericolo la ricchezza e l’abbondanza della biodiversità dell’avifauna dell’intera Europa. A lanciare l’allarme è Royal Society for the Protection of Birds britannica che ha scoperto che molti degli uccelli che ogni primavera dall’Africa migrano verso l’Europa e la Gran Bretagna, non tornano più e questo sarebbe il sintomo più evidente della crisi dell’intero sistema migratorio tra i due continenti.

I cinque miliardi di uccelli che si spostano dalla calda Africa delle foreste pluviali o dalla più temperata Africa australe con voli di migliaia di chilometri per raggiungere le coste mediterranee o la fresca e breve estate dell’Europa boreale, per poi tornare in Africa in autunno, sarebbero sempre più in difficoltà, probabilmente sballottati dai cambiamenti climatici, dalla perdita di habitat, dall’inquinamento, dal bracconaggio e dalla caccia.

Anche nel resto dell’Europa la situazione dell’avifauna migratoria non sono migliori: sembrano in netto declino 27 delle 37 specie prese in esame dallo studio. In alcune aree il calo sembra procedere così veloce che la rarefazione degli uccelli migratori sul territorio europeo sembra vicina a raggiungere un punto di frattura e di crisi per molte popolazioni, rendendo impossibile la riproduzione di intere specie, con un rischio dell’accelerazione del processo di estinzione già in atto e con conseguenze incalcolabili sui predatori e sull’intero ciclo della vita animale e vegetale.

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