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Più si vota e più aumentano i guadagni sugli "investimenti" fatti in campagna elettorale: un costo della politica scandaloso che si autoalimenta con le elezioni a ripetizione
scheda-elettorale

Si sta per votare e molti si chiedono ancora il perché. Forse sarebbe meglio non saperlo, ma la scoperta è ghiotta ed è bene rivelarla, anche se per qualcuno questa nuova conoscenza significherà anche la scomparsa di ogni alibi e speranza. Se un lavoratore dipendente si comportasse come i partiti politici italiani, sarebbe quantomeno licenziato o incriminato per truffa.
Un contributo alla risoluzione del problema lo dà uno studio della Corte dei Conti per la quale le elezioni sono un colossale affare per i partiti. Meglio di una eccezionale liquidazione: spendi uno, ottieni quattro
E gli affari di una elezione si sommano con quella successiva, sì da stimolare le crisi di legislatura.
La relazione della Corte dei Conti alle Camere sui costi della campagna elettorale del 2006, trasmessa in questi giorni in Parlamento, rivela che per finanziare la campagna elettorale di due anni fa, le forze politiche presenti in Parlamento spesero circa 120 milioni di euro. Ma i rimborsi ammontano a circa 520 milioni di euro, una cifra quattro volte e mezzo più grande del totale. Alcuni partiti, addirittura, hanno avuto diritto fino a dieci-venti volte le spese sostenute.

Nella campagna elettorale del 2006, la parte del leone l’ha fatta Forza Italia: il partito di Silvio Berlusconi spese infatti oltre 50 milioni di euro, ma ne intasca 128.787.325, in cinque rate annuali di 25.757.465 che proseguiranno fino al 2011, anno in cui si sarebbe dovuta chiudere ordinariamente la legislatura.
L’Ulivo, spese complessivamente 28.018.000 euro (allora Ds e Margherita corsero uniti alla Camera e divisi per il Senato); in compenso nelle casse sono arrivate cinque rate da oltre 31 milioni, per un totale di 158.341.830.
Molto bene anche Alleanza Nazionale che, a fronte di spese per 6.234.198 euro ha incassato dieci volte tanto: 60.526.275 euro.
L’Udc di Pier Ferdinando Casini è il terzo partito quanto a soldi impiegati, ben 12.389.160 euro, e ne riceverà quasi il triplo con i rimborsi: per l’esattezza 36.640.225.
Il Prc ha investito 1.635.989 euro e ne riceverà 34.931.985, con un rapporto tra impieghi e ricavi che farebbe invidia a qualsiasi azienda (circa 20 volte la spesa iniziale).
Il partito che dimostra maggior fiuto per gli investimenti è però la Lista dei Consumatori: neanche un euro speso e 568.380 euro di rimborsi.
Ma c’è anche a chi è andata male: come Alternativa sociale o il cartello della Dca di Gianfranco Rotondi e del Nuovo Psi, che pur spendendo non hanno ricevuto nulla, non avendo superato la soglia dell’1% fissata dalla legge per accedere ai rimborsi.

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