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E' ormai da un anno che i militari americani stanno pianificando l'installazione in orbita di pannelli fotovoltaici: è questa la notizia vera che ha fornito a TamTam lo spunto per il "pesce d'aprile"

Se l’esperimento massetano per ricavare “energia dalla luna” era solo un pesce d’aprile, non lo è altrettanto il progetto al quale stanno lavorando gli americani per catturare energia solare dallo spazio, notizia vera e verificata che è poi quella che ci ha ispirato l’invenzione della burla.
Ne riferiamo oggi non tanto per dare sollievo a quanti hanno creduto al nostro scherzo ma per ribadire come l‘innovazione tecnologica abbia raggiunto ormai livelli da fantascienza, tanto da rendere verosimile i tentativi più arditi.

Il progetto dell’energia solare catturata nello spazio e trasmessa sulla superficie terrestre è in corso di studio al Pentagono ed ha già un nome: Space Based Solar Power (SBSP).
Nel corso di quest’anno e di quello passato è stato oggetto di conferenze scientifico-militari e di studi di fattibilità. E’ difficile credere che questo interesse sia soltanto per amore della scienza, ma sta di fatto che si tratta di una prospettiva reale.

L’idea si basa sulla realizzazione in orbita di speciali satelliti artificiali muniti di pannelli solari fotovoltaici.
Il potenziale energetico è enorme
, basti pensare che un anno di energia catturata da un chilometro di pannelli solari nello spazio equivale all’energia ricavabile dalle riserve fossili ancora esistenti.
Ciò perchè la radiazione solare nello spazio è notevolmente maggiore rispetto a quella terrestre in quanto non è filtrata dall’atmosfera.

I costi di realizzazione dell’opera sono forti, ma il governo americano si dimostra sempre più preoccupato per l’esaurimento delle risorse energetiche fossili e una possibile decadenza americana sugli scenari internazionali.
Al problema dei costi si aggiunge quello della trasmissione dell’energia dallo spazio alla Terra. Sotto questo punto di vista qualcosa è stato già fatto ma soltanto su piccole distanze, poche centinaia di metri.
L’handicap non sembra però preoccupare lo U.S. Department of Defense che ha già inserito il progetto tra le possibili risposte energetiche americane del prossimo futuro per contrastare il calo della produzione petrolifera.

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