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Mentre il dibattito sull'emergenza rifiuti ristagna e l'unica parola d'ordine è riferita ai termovalorizzatori, partono esperienze innovative per ricavare idrogeno dagli scarti alimentari

Con lo scopo di sfruttare l’80% del potenziale energetico delle biomasse, dal legno agli scarti alimentari, valorizzandolo e producendo idrogeno, metano, bioalcool e biodiesel, all’Environment Park di Torino è appena entrato in funzione il primo impianto in Europa, e il secondo al mondo dove dagli scarti di lavorazioni del formaggio, del latte, dei salumi, ma anche dai rifiuti organici prodotti dalle famiglie si potrà ricavare idrogeno.
Vengono utilizzati dei batteri, prelevati da fanghi derivanti dalla depurazione di acque, all’interno di un reattore.
L’intero processo di fermentazione avviene al buio e in condizioni anaerobiche, cioè in assenza di ossigeno. I batteri, spiegano gli esperti, “si cibano di zuccheri o di biomasse che vengono preparate ad hoc”.
Non si può non sottolineare come mentre il dibattito sull’emergenza rifiuti abbia raggiunto un livello ormai decisamente stagnante, con il ripetersi spesso di stanchi concetti e con la continua riproposizione dei termovalorizzatori, scarsissima attenzione viene riservata a queste esperienze innovative.

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