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La replica della Federazione di categoria mette in luce sia inadempienze burocratiche che una mancanza di colloquio tra Aziende sanitarie, Regione dell'Umbria e medici stessi

In relazione alla avvenuta scoperta” nella Usl 4 della conca ternana e dell’orvietano di numerosi casi di persone presenti, ancorchè decedute, negli elenchi degli assistiti da parte dei medici di famiglia, avevamo ipotizzato che i medici stessi avrebbero fatte sentire le loro ragioni.
E così è stato. La lunga difesa dei medici, che viene riportata integralmente di seguito, è in effetti un contrattacco alla Usl che viene accusata di aver omesso o ritardato adempimenti burocratici, ma nello stesso tempo appare come rivelatrice di un clima di contrapposizione burocratica e di poca elasticità mentale dei protagonisti della vicenda.
Ciascuno guarda ai propri obblighi contrattuali e non si preoccupa di quelli degli altri, stretto nel proprio “fortino”, a testimonianza che una concezione solo e troppo “aziendale” della sanità “non è cosa”, come dicono a Napoli.

Ecco l’atto di difesa/accusa:

“La FIMMG, Federazione dei Medici di Famiglia della Regione Umbria e delle Provincie di Perugia e Terni, esprime sgomento e rabbia per l’ennesima spettacolarizzazione dei fatti e l’immancabile rilievo dato dalla stampa e dalle televisoni, anche su scale nazionale, alla vicenda legata a quote di pazienti deceduti corrisposte ai Medici, continuando ad indicare questi ultimi come unici responsabili e in definitiva fatti passare come truffatori.
Si tratta in verità di una vicenda assurda e sconcertante e per certi versi inquietante, in cui, però, esistono dei punti fermi ed incontestabili:
1 – i Medici di Famiglia vengono pagati dal Servizio Sanitario Nazionale con un importo fisso mensile per ogni assistito.
2 – l’aggiornamento degli elenchi degli Assistiti in base ai quali corrispondere le quote ai Medici di Famiglia spetta SOLO ed ESCLUSIVAMENTE alle AZIENDE SANITARIE LOCALI  e viene espletato non in forma regolare ne’ con tempi certi ed in maniera difforme tra le varie ASL, talora con intervalli lunghissimi (anche oltre un anno). In questa situazione i medici non sono messi in condizione di incrociare i dati ed accorgersi di eventuali assistiti deceduti, ma tuttora presenti in elenco, così come succede di non accorgersi di persone assistite, anche per lunghi periodi, e non presenti in elenco e quindi non pagate.
3 – per quanto riguarda gli Assistiti deceduti, la normativa vigente prevede che spetti alla ASL, acquisiti i dati dalla ANAGRAFE dei COMUNI, a togliere i nominativi dagli elenchi e comunicare al Medico la cancellazione massimo entro un anno dal decesso. Eventuali ritardi o inadempienze non dipendono pertanto dal Medico, che poi di fatto redige il certificato di morte e la scheda ISTAT, di cui una copia va direttamente alla ASL di competenza (sic!).
4 – la cosa assurda e’ poi che, anche volendo, ai Medici di Famiglia non e’ consentito ne’ direttamente ( in era telematica!) ne’ indirettamente tramite comunicazione, procedere alla cancellazione di propri Assistiti deceduti, perche’ gli Uffici preposti possono procedere SOLO e SOLAMENTE SU CONFERMA DELLA SEGNALAZIONE DA PARTE DEGLI UFFICI DI ANAGRAFE DEI COMUNI!.
5 – dalle mancate cancellazioni, i Medici di Famiglia subiscono, nella maggior parte dei casi, un danno (oltre la beffa!). Infatti i Colleghi massimalisti non hanno potuto acquisire (e quindi di fatto hanno perso) nuove scelte, essendo i “posti” occupati dai deceduti. E inoltre le quote recuperate dalle ASL secondo le tariffe piene dell’ultimo contratto sono maggiori di quelle pagate, con una sicura perdita economica.

Oltre le certezze, i dubbi e le inquietudini:
Perché questo ripetersi in maniera cadenzata ( a orologeria?) di campagne su questi fatti le cui dinamiche e responsabilita’ dovrebbero essere ( E SONO!) ormai conosciute e note a tutti (giornalisti compresi) e FIN TROPPO FACILMENTE VERIFICABILI, ma che continuano a “vedere” ADDITATI e sbattuti in prima pagina e nelle televisioni e Medici di Famiglia NON-COLPEVOLI anzi spesso VITTIME. Mentre responsabilita’ (PESANTI, DECISIVE e CONOSCIUTE) nella maggior parte dei casi non vengono segnalate e denunciate?Perché, nonostante le dichiarazioni a sostegno dei medici fatte in epoche recenti per situazioni analoghe, dalla Presidenza della Giunta Regionale, dall’Assessorato alla sanità e dalle direzioni generali delle Asl, continua sistematicamente e ottusamente (STRUMENTALMENTE?) questa gogna mediatica per i Medici di Famiglia, che quotidianamente fanno, tra mille difficoltà, il proprio dovere, assistono con grande impegno tutti i cittadini e, con alto senso di responsabilità, contribuiscono in maniera determinante alla tenuta del sistema sanitario della nostra regione? Forse perche’ continuano ad essere al primo posto nell’indice di gradimento dei Cittadini, e in questo modo e in “QUESTO MOMENTO” danno “fastidio”?

Non e’ sicuramente un caso che l’Umbria è tra le poche regioni in pareggio di bilancio, evitando così ai Cittadini tutti (amministratori, medici, giornalisti, finanzieri, magistrati compresi, insieme ai loro familiari ed amici) oneri di ticket e tasse aggiuntive.
A questo punto siamo noi a sollecitare gli organi preposti perche’ sia fatta finalmente in maniera DEFINITIVA (UNA VOLTA PER TUTTE!) piena luce sulla vicenda delle quote dei deceduti accertando responsabilita’, inefficienze ed eventuali colpe.
DANNI ERARIALI, dati i conguagli effettuati, NON CI SONO SICURAMENTE STATI E COMUNQUE NON SONO ATTRIBUIBILI AI MEDICI.
Se il nostro, come speriamo, è un Paese Civile, abbiamo la certezza che a breve termine ci sarà un completo riconoscimento e ATTRIBUZIONE DI RESPONSABILITA’ con il riconoscimento dell’assoluta estraneità dei Medici per qualsiasi ipotesi di reato e una loro completa riabilitazione, alla quale speriamo verrà riservata la stessa enfasi e risonanza data oggi dai mass media.
Contrariamente dimostreremmo di vivere in un paese in crisi di valori, di rispetto delle persone, delle professioni e del lavoro quotidiano, delle norme di deontologia sacrificati sull’altare del profitto, dello scoop, della carriera, della ricerca della notorietà. Una societa’ dove non tutti hanno gli stessi diritti e qualcuno e’ PIU’ UGUALE degli altri.
Vorrebbe dire, purtroppo, che viviamo in una società “tritatutto” in cui noi paghiamoa il tributo oggi, ma tutti, prima o poi, saranno travolti da questo perverso sistema.
E’ solo questione di tempo.”

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