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Gli scienziati si dividono sui differenti impatti dei cambiamenti climatici: ci sono scienziati che parlano di "grande inganno" e prospettano una prossima glaciazione

Il “caldo” inverno passato in Umbria non ha intaccato, ovviamente, la convinzione di quanti ritengono che sia in atto un cambiamento climatico orientato verso maggiori temperature.
Ma l’inusuale inverno glaciale del nord America ha rivitalizzato i teorici del complotto planetario del riscaldamento globale che si sono riuniti a New York per la 2008 International Conference on Climate Change. Qui il presidente della Repubblica Ceca, Vaclav Klaus, unico Capo di Stato dichiaratamente scettico ha denunciato “il grande inganno del riscaldamento climatico”.
Addirittura l’invito con il quale si è chiuso il summit è stato che tutti gli sforzi “tendenti a ridurre le emissioni di diossido di carbonio si abbandonino immediatamente”, come se poi la Co2 fosse una medicina per i polmoni.

Nevicate in Usa, Canada ed il freddo in Cina e Medio Oriente sono state una vera e propria benedizione per gli scettici del “climate change” e ciò potrebbe essere solo un’anticipazione degli schieramenti delle nazioni del mondo in un prossimo futuro.
Infatti l’inverno 2007/2008 si è rivelato più caldo della media in gran parte dell’Europa: nella già fredda Edimburgo la temperatura invernale media è stata di 14 gradi a Mosca la temperatura media è salita di 3 gradi con la conseguenza che la pioggia ha praticamente sostituito la neve.
A sostenere la polemica contro le prove scientifiche della responsabilità dell’uomo per il riscaldamento climatico sono soprattutto The Wall Street Journal, negli Usa, e il National Post, in Canada, che annunciano una prossima era glaciale che risolverà ogni problema di gas serra e di crescita economica.

Ovviamente il riscaldamento è un fenomeno su cui incidono innumerevoli fattori e forse i più sono sconosciuti.
Nei loro movimenti le masse d’aria atmosferica tendono a seguire alcuni schemi preferenziali, il più importante dei quali per l’emisfero settentrionale è la cosiddetta Oscillazione Artica, una variazione negli spostamenti delle masse d’aria atmosferica caratterizzata da anomalie nei valori barometrici che contrappongono le masse d’aria presenti sulle regioni dell’Artico centrale e quelle delle latitudini medie e sub-tropicali. L’oscillazione ha una durata di alcuni decenni, durante i quali è più o meno pronunciata.

Nel corso della così detta “fase positiva dell’Oscillazione Artica,” che è stata dominante a partire dagli anni Settanta, il vortice polare invernale è stabile e gli scambi di masse d’aria fra le medie e le alte latitudini sono limitati; in questa situazione forti venti occidentali trasportano aria calda dall’Atlantico verso l’Europa centrale e settentrionale, arrivando fino alla Siberia.
Durante la la fase negativa, invece, l’aria fredda polare riesce spingersi più a sud e rendere più rigido l’inverno in Europa.

Ma anche la Corrente del Golfo innesca fenomeni atmosferici che alterano non solo il clima europeo, ma anche quello globale. La scoperta, annunciata su Nature, si deve a uno studio coordinato dall’università giapponese di Hokkaido.
Grazie a informazioni satellitari, a dati meteorologici e a modelli di circolazione atmosferica, la ricerca mette per la prima volta a fuoco l’impatto su larga scala di questa potente corrente oceanica che nasce nel Golfo del Messico, dove grandi masse di acqua vengono riscaldate dall’azione dei raggi solari, e funziona come un nastro trasportatore grazie al quale l’acqua calda fluisce attraverso l’Atlantico, raggiungendo e mitigando anche il nord Europa.
Se i fenomeni atmosferici azionati da questa corrente a livello locale, come formazioni di cicloni e nuvole, erano già noti, per la prima volta lo studio dimostra che i venti generati dalla Corrente del Golfo fanno salire l’aria calda in zone molto più alte dell’atmosfera rispetto a quanto pensato finora, interessando tutta la troposfera.

Questo fenomeno da un lato dà vita a nubi e a una conseguente stringa di piogge in corrispondenza della corrente, dall’altro porta l’aria calda nella parte più alta della troposfera, fino a 11 chilometri di altezza, generando le cosiddette onde planetarie, movimenti su larga scala dell’atmosfera che possono indurre cambiamenti molto rapidi nella circolazione atmosferica del pianeta alterando il clima dell’Europa ma anche quello mondiale.

Il risultato, che chiarisce il meccanismo con il quale la corrente del Golfo può influenzare il clima localmente e globalmente, conferma anche che questa corrente è fra i principali motori che guidano la circolazione oceanica globale.
Alla luce della scoperta e tenendo conto delle previsioni “secondo cui via via che il surriscaldamento globale aumenterà questo nastro trasportatore rallenterà, le interazioni fra Corrente del Golfo e atmosfera saranno cruciali per la messa a punto di modelli di previsione sui futuri cambiamenti climatici” ha osservato uno degli autori dello studio, Shang Ping Xie dell’università delle Hawaii, questo potrebbe rafforzare l’idea che un eccessivo riscaldamento prima o poi si risolverà in una glaciazione.
E non c’è da stare allegri perchè questa successione di eventi assomiglia troppo a quello che succede ad un essere umano quando la febbre aumenta troppo e dopo non c’è più alcuna temperatura da misurare.

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