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Crollo negli acquisti dei generi alimentari, in crescita invece quelli dei "preziosi" ed anche dei medicinali antidepressivi
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La forbice sociale che c’è tra redditi alti e quelli medi e bassi si allarga, a testimonianza di un sostanziale fallimento, nel nostro paese, non solo del processo di “globalizzazione” di cui già in teoria si vedevano preliminarmente i pericoli, ma anche quello di “europeizzazione” per il quale, invece, gli italiani si trovavano in una condizione per la quale ci sarebbe stato solo da guadagnare.
Purtroppo le categorie che prima lucravano sulle periodiche svalutazioni della lira non hanno fatto di meglio che sostituire queste operazioni con altre di continuo “arrotondamento” verso l’alto di prezzi e tariffe.
La distanza tra chi può permettersi (o vuole permettersi) acquisti/consumi di range elevatissimo, e chi raggiunge con difficoltà la fine del mese ed è costretto a giri di vite anche sui beni alimentari, sta toccando livelli quasi dimenticati in occidente.
E’ un dato la caduta libera dei consumi nei prodotti alimentari (-2.5%); nei mezzi di trasporto (-4.4%); nei vestiti (-1.7%); veri “crolli” anche per pane, pasta e vino
. Segnali e dati che vanno incrociati con quelli relativi ai consumi che invece crescono: le griffe su tutti (anche nel campo dell’arredamento oltre che negli accessori dell’abbigliamento di vario genere). Trionfi pure nella produzione di megayacht, fiore all’occhiello del Belpaese.
Ha il segno “più” sempre e comunque, e questo è ulteriore testimonianza della gravità della situazione, il comparto dei farmaci ed in particolare i prodotti contro l’insonnia, gli ansiolitici e i calmanti. Un business da 5 miliardi di euro che raddoppierà, secondo autorevoli previsioni, entro il 2012: 10 milioni in Italia i consumatori, il 15% dell’Ue.

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