E’ ben circostanziata la denuncia che fa il 10 aprile 1893 Domenico Penna a Nazzareno Fabi brigadiere comandante la stazione di Marsciano e al carabiniere Ausilio Miccoli.
Penna, abitazione tra Papiano e Cerqueto, 44 anni, piccolo possidente e ufficiale dell’esercito in pensione, racconta che verso le 20.30 dell’8 aprile si era recato alla casa colonica del contadino Antonio Moretti 45enne domiciliato in vocabolo Sant’Andrea e gli chiede se poteva restituirgli qualche cosa del denaro che giorni prima gli aveva prestato “per uso di famiglia”.
Ma Moretti gli aveva risposto: “Con che cuore venghi (sic) a casa mia, mi hai sedotto la moglie e adesso tenti pure di sedurmi la figlia”. Sempre secondo Penna: “Detto ciò impugnò un coltello così detto scannatoro (sic) e con quell’arma mi si avventò addosso. Io però gli afferrai il braccio e ne nacque una colluttazione”. E in effetti il Penna riportò varie contusioni alla regione orbitale e all’occhio destro, tutto guaribile tra cinque e sei giorni, con tanto di certificato medico ad attestarlo.
Prosegue Penna: “Il Moretti sempre con l’arma imbrandita e minacciandomi a morte se non avessi fatto tutto quello che lui diceva e temendo di essere vittima del mio avversario mi assoggettai e scrissi e firmai di mio pugno una cambiale di lire 1.000 a favore di sua moglie Barbara Antognoni nata a San Nicolò di Celle nel comune di Deruta, cambiale pagabile alla cassa Calderoni di Perugia. Inoltre mi fece firmare una dichiarazione con la quale dichiaravo che era stato soddisfatto della somma di cui era debitore il marito”.
Ma, sentita questa parte di storia, i carabinieri debbono ascoltarne un’altra ben diversa. Il rispettabile signor Penna ammette di aver firmato, seppure controvoglia e dichiarando una cosa non vera, “una dichiarazione con la quale dichiaravo di aver sedotto sei volte la moglie di Moretti e una volta di avere tentato di sedurre la figlia”.
Naturalmente i carabinieri vanno subito a “visitare” nella sua abitazione Antonio Moretti, un bell’uomo, alto 1.70, cioè per la media dell’epoca alto per davvero, viso ovale, capelli occhi e barba castani, naso prominente. Insomma, uno che può anche piacere come uomo, se non fosse che in giro si dice che, insomma, pur essendo, secondo i parametri dell’epoca “perfettamente normale”, non è che poi sia tanto virile.
Moretti è stato per due volte, in passato, condannato, se questo può significare qualcosa, in anni in cui a volte era d’obbligo dare un pugno per difendersi, o rubacchiare qualcosa per mangiare. A Sant’Andrea è contadino nei terreni della sede perugina di una banca.
In casa dell’indiziato i carabinieri trovano una scatola di legno che custodisce una cambiale datata 27 marzo e in un cassetto di un tavolo un coltello simile a quello descritto da Penna. Moretti messo di fronte alla denuncia, prima nega e poi confessa. A giro la moglie confessa di avere avuto con Penna “commercio carnale”.
Moretti viene denunciato per estorsione a mano armata e fornisce una versione un po’ cambiata dei fatti: “Per evitare la vendetta maritale mi fu offerta la somma”.
Inizia una battaglia legale e l’avvocato di Moretti sostiene: “Il fatto dell’adulterio farebbe considerare che se il marito offeso che chiede risarcimento dell’adulterio mediante violenze e minacce non commette il reato di estorsione ma il reato dell’esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in questo caso, ai sensi del codice penale, che minacciò violenza contro le persone e la violenza a mano armata, con lesioni personali. D’altronde l’obiettivo del delitto di estorsione si trova nell’attentato esclusivo della proprietà e l’obiettivo del reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni si trova nell’offesa alla giustizia. Doveva, il Moretti, saputo della moglie, chiedere per le vie legali le dovute indennità. Egli invece volle farsi giustizia da sé e volle così colpevole di un reato contro l’amministrazione della giustizia”.
Intanto i carabinieri indagano e viene fuori che spesso Penna faceva visita con il pretesto di “far cabala per il giuoco del lotto”. Secondo testimoni è un legame piuttosto recente: “Sono amici di lotto da otto mesi”. Moretti parla ancora e confessa di aver fatto prendere al figlio delle cambiali per il giorno stesso in cui aveva invitato il Penna.
Ribadisce, a sua difesa, che Penna aveva detto a Barbara Antognoni: “Se non vado con tua figlia non vinciamo e non diventiamo ricchi”. Ma salta fuori che anche Barbara aveva alzato il coltello, per la verità un coltellino, dicendo: “Scrivi quello che ti ho detto, altrimenti non sorti più di qui”.
Testimoni raccontano che il figlio è stato sentito a fare un commento: “E’ male che non lo ha ammazzato, così mio padre non avrebbe avuto che tre mesi di carcere”.
Moretti in tribunale ripercorre la vicenda: “In aprile, 4 martedì di Pasqua, andai a vendere la porchetta alla Madonna dei Bagni e lui ne comprò, andandola a mangiare a casa mia a 4 miglia dalla Madonna dei Bagni, dove mia moglie si trovava da sola con mia figlia dodicenne e aveva tentato di allungare le mani anche su mia figlia. Poi il 6 aprile tornò all’attacco con mia figlia, diceva che lui aveva il Libro del comando e che il diavolo gli avrebbe dato i numeri. Il giorno dopo venne con un torcolo. Di mia moglie sapevo già tutto, perché lei aveva già confessato dal 28 gennaio”.
E Penna racconta: “I soldi in prestito me li aveva chiesti perché doveva comperare il granturco e un maiale per fare la porchetta. Ma non ho mai attentato all’onore di sua moglie e meno che meno di sua figlia”.
Sfilano a testimoniare il bironciaio Eusebio Adriani detto Nigetto di Papiano e il bironciaio Desiderio Fulvi di Collepepe, che a volte avevano portato a casa Moretti il Penna. Sale sul banco dei testimoni Giuseppe Ranocchia, che la notte del fattaccio, verso le 24, aveva sentito bussare alla porta e, svegliato sul più bello del sonno da Penna in fuga da casa Moretti, s’era affacciato alla finestra e poi l’aveva accolto in casa, contuso.
Depone anche Francesco Schippa: “Quella sera andai a casa Penna ma poichè stava a pranzo con dei bifolchi andai nella stalla dove Sabatino e Saverio rigovernavano le bestie. Fino a mezzanotte rimanemmo, quando tornavo a casa vidi delle ombre”. Luisa Tozzi in Ciuchini, Giovanni Ciuchini, Anna Ranocchia in Cesaroni seminano i fagioli quando videro passare il Penna nel pomeriggio del fattaccio, e questo permette pure a loro di avere gli onori della cronaca.
Giovanni Moretti viene condannato a cinque anni per estorsione. La moglie viene assolta, anche se non solo è sospettata di avere brandito un piccolo coltello ma, bastoncino di legno alla mano, di aver bacchettato ben bene il presunto seduttore, dopo averlo costretto a slacciarsi i pantaloni.