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Il tempio tuderte è da tempo vittima di "attenzioni" che ne mortificano spesso, sia all'interno che all'esterno, l'incomparabile bellezza

Santa Maria della Consolazione, il tempio fuori le mura di Todi che tutti noi conosciamo, quello con le cupole per intenderci, è da un po’ di tempo vittima di quelle perversioni umane che, di tanto in tanto o per particolari motivi, si accaniscono contro qualcosa o qualcuno.
Credo sia ora il momento di recitare un de profundis per questo, oramai, sfortunato edificio, voluto dal vescovo Angelo Cesi per venerare la miracolosa immagine della Vergine consolatrice degli gli afflitti. Non bastavano gli spettacoli pirotecnici che continuavano (e continuano ancora) a scuotere il fragile equilibrio strutturale dell’edificio: per anni ho pensato che prima o poi gli “ultimi tre botti” dello spettacolo, quello che ti fanno spostare i capelli e irrigidire le mascelle, sarebbero stati fatali per il cupolone…
Successivamente è cominciata l’urbanizzazione: la pavimentazione balneare a blocchetti e il nuovo edificio in via Abdon Menecali, “…però è costruito nello stile dell’ex brefotrofio”, qualcuno giustificò, come se lo stile fascista Piacentiniano del brefotrofio fosse bello.
Poi, per non essere da meno verso i monumenti del centro storico che nel frattempo erano stati ripuliti a dovere, è cominciato il martirio del restauro. Più che un martirio è stato un calvario. Credo che in quel caso, per annientare lo sporco più sporco, siano state usate tutte le tecniche di tortura più sofisticate, ivi comprese armi di distruzione di massa. Il risultato finale è desolante: lo sporco è stato vinto quasi dappertutto meno che in alcune zone (chissà perché…) ma il tempio ora appare come “leopardato”, non ha più un’abside uguale alle altre ed una, in particolare, è diventata marroncina con disegnati piccoli vortici. Inoltre è tempestato da stuccature dalla tonalità completamente diversa dalla pietra bianca, che con il tempo cambiano tonalità.
Infine è arrivata l’era dei pali e dei segnali: se esistesse una norma che impedisse di mettere questi oggetti in prossimità dei monumenti, qui è stata violata con accanimento. Le mura medioevali, le torri di guardia tutto intorno al tempio sono spuntati segnali stradali, pali della luce al ritmo di uno ogni 5 metri, pali di telecamere, pali senza niente sopra, cioè fine a se stessi. C’è pure un palo commemorativo presso il “Ferro di Cavallo”, rimasto orfano del commemorato.

Come tutti i malati, le piaghe non sono solo esteriori, purtroppo il male interno è peggiore, forse incurabile. Il tempio, oramai trasformato in “premiato matrimonificio tuderte”, è stato dotato da una sterminata batteria di sedie disuguali tutte rigorosamente in plastica lucida scura, messe a raggiera intorno ad un altare in travertino di recente costruzione, dalle forme raccapriccianti; ai lati, davanti alle grandi sculture barocche del Mochi, sono allineati i banchi in legno anni ’70, in caso di matrimoni particolarmente numerosi si adoperano.
Entrando a sinistra c’è il banco vendita di memorie sacre, cartoline, corone in plastica, poster e oggetti devozionali: per la sua particolarissima e ruspante estetica lo definirei il “bucche scioppe” del tempio. Ma per aggiungere male al male, recentemente è spuntato l’organo! Si poteva più tollerare la marcia nuziale suonata con l’ It Organ Bontempi?
Così, senza clamore, è arrivato non “un” organo, ma l’Organo: un maestoso parallelepipedo con un cubo monumentale sopra alto 4-5 metri, piantato al centro del tempio, con le canne lucenti che, immagino, spareranno decibel da intontire gli sposi, sarà una messa indimenticabile.
Consiglio vivamente tutti i cittadini ad andare a vedere le sedie, l’altare, il bucche scioppe e l’organo, sono veramente belli, peccato il tempio intorno.

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