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La Regione giustifica con formalismi giuridici i dati che Legambiente ha denunciato circa le emissioni nell'atmosfera

La Regione dell’Umbria ribatte alle accuse di Legambiente. “L’incremento di emissioni di CO2 in Umbria nel quinquennio 1999-2004 si attesta sotto l’1%, se si esclude il dato relativo alla nuova centrale per la produzione di energia elettrica di Pietrafitta”.
E’ quanto rileva l’assessorato regionale all’ambiente, in merito al quadro fornito da Legambiente circa le emissioni di gas serra in Umbria anche in riferimento al protocollo di Kyoto entrato in vigore nel 2005.
Ad oggi, in Italia – spiegano dall’assessorato secondo quanto si legge in una nota di Palazzo Donini – non sono stati definiti obiettivi di riduzione o tetti di emissione di CO2 per le singole regioni. Pertanto, la competenza e la responsabilità nei confronti degli impegni assunti nell’ambito del Protocollo di Kyoto sono e rimangono, per ora, al livello nazionale, nè esistono impegni assunti da parte delle Regioni, Umbria inclusa, per l’individuazione e il raggiungimento di specifici obiettivi locali di limitazione delle emissioni di gas serra, sulla cui base valutare correttamente i comportamenti locali”.
Un po’ come fecero i musicisti del Titanic i quali, sostenendo che nessuno li aveva avvisati ufficialmente che la nave affondava, seguitarono a suonare fin quando l’acqua non raggiunse i loro “ottoni” e se la trovarono in bocca.

Gli incrementi segnalati da Legambiente – si precisa ancora dalla regione – se si vanno ad analizzare i dati contenuti nell’Inventario nazionale delle emissioni, sono soprattutto riferibili al decennio 1990-2000, prima che gli impegni di Kyoto entrassero in vigore.
Per il periodo 1999-2004, infatti, in Umbria (come riportato nell’Annuario dei dati ambientali dell’Umbria pubblicato dall’Agenzia regionale per l’Ambiente nel 2007) le emissioni di CO2 sono passate da 10.957.647 tonnellate/anno a 11.989.127, con un incremento del 9% (1.031.480 tonnellate). Disaggregando il dato, emerge come l’aumento sia quasi esclusivamente riferibile all’entrata in funzione della nuova centrale per la produzione di energia elettrica di Pietrafitta, che da sola ha contribuito, nello stesso arco di tempo, per 943.950 tonnellate di anidride carbonica emessa”.
Per l’assessorato regionale all’ambiente, “considerando che l’entrata in funzione di una centrale termoelettrica come quella di Pietrafitta supera la scala della pianificazione locale e assume una valenza eminentemente nazionale anche nella prospettiva del protocollo di Kyoto, il quadro emissivo umbro di gas serra più recente non risulta così fosco e drammatico come rappresentato.
Inoltre, il peso del contributo dell’Umbria rispetto alle emissioni nazionali di CO2 è pari solo al 2% del totale. Le emissioni di gas serra – sottolineano dall’assessorato – non costituiscono un problema a livello locale, ma esclusivamente a scala globale, ed è a questa scala che va valutato e affrontato anche con logiche che, come nel caso del mercato delle quote assegnate agli impianti produttivi, trascendono il livello locale”.

“La Regione – concludono dall’assessorato regionale all’ambiente – non si sottrae certamente agli impegni per la tutela dell’ambiente. Nel 2005 è stato adottato il ‘Piano regionale per la tutela e il risanamento della qualità dell’aria’ le cui misure rivolte al traffico, alle attività produttive per la riduzione complessiva delle emissioni in atmosfera, intervengono anche sulla diffusione delle sostanze che alterano il clima”, tant’è che le targhe alterne per limitare la circolazione sono una novità di questi ultimi tempi a dimostrazione della insufficienza delle misure prese.
Misure che, ove continuino a guardare a valle del fenomeno ( la circolazione automobilistica), nulla potranno se non far “arrabbiare” soprattutto i pendolari verso i due capoluoghi provinciali che ben gradirebbero avere il lavoro sotto casa o nei pressi; cosa che invece la “mania di gigantismo” delle amministrazioni comunali interessate ha impedito.

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